Le dimissioni sono arrivate lunedì pomeriggio, 10 ottobre, dopo un incontro durato circa due ore con il Rettore dell’Università degli Studi di Perugia, Franco Moriconi, con la delegata per il settore didattica, Graziella Migliorati e il direttore del dipartimento di Lingue e Lettere, Mario Tosti. Dopo quattro anni di impegno al C.L.A., il Centro Linguistico d’Ateneo, il professore di genetica, Luigi Russi, ha deciso di lasciare il suo incarico da direttore del centro di via Enrico dal Pozzo, consegnando nelle mani del Magnifico il plico con la lettera di congedo. Russi lascia il suo ruolo senza sbattere i pugni sul tavolo, senza avanzare pretese dal Cda di Ateneo: il nocciolo sta nella carenza di personale tecnico-amministrativo al C.L.A. e nella poca disponibilità che il centro ha di attrarre e assumere i lettori (anche chiamati collaboratori esperti di lingua), che impartiscono le lezioni di inglese, francese, spagnolo, tedesco, russo, cinese, italiano, portoghese agli studenti di tutto l’Ateneo perugino.
Unipg, l’impasse del C.L.A. | Le dimissioni del direttore | Mancano lettori e amministrativi
A colpire il Centro, come il resto dello Studium, è la mannaia del Jobs Act: in base al decreto legislativo, infatti, un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato non può durare più di trentasei mesi. Questa la posizione nella quale si sono trovati molti dei precari assunti dall’Università di Perugia, che durante la primavera scorsa hanno manifestato e cercato un accordo sindacale con il Cda d’Ateneo. L’ultimo incontro con l’amministrazione di Palazzo Murena si è avuto lo scorso 19 luglio, a seguito del quale il decreto del 10 agosto ha detto di ‘no’ al riassorbimento dei precari con contratto in scadenza. La quadra dunque non è stata trovata e solo 7 lavoratori precari (degli oltre 80) sarebbero stati di fatto assunti grazie ad alcune deroghe. Una situazione, quella dei precari dell’Unipg, “ereditata dalla vecchia amministrazione“, aveva dichiarato il Rettore Moriconi lo scorso aprile durante l’inaugurazione dell’anno accademico.
Ora a intorbidire la situazione al C.L.A., costituito 10 anni fa per sopperire alle esigenze didattiche dell’Università di Perugia, sarebbero arrivate anche le dimissioni del Consiglio del Centro Linguistico, composto da 11 membri rappresentanti: 5 professori per le singole aree disciplinari dell’Ateneo (Scienze, Giurisprudenza-Economia, Lingue, Ingegneria e Agraria-Veterinaria), 3 per lettori e docenti di lingue del Centro, 2 per gli studenti e 1 per il personale tecnico-amministrativo. Tutti dimissionari, a fronte di una situazione reputata ingestibile per via della carenza di personale impiegato in via Dal Pozzo.
Abbiamo incontrato questa mattina il professore Russi nel suo, ormai ex, ufficio del C.L.A. Proprio negli stessi istanti in cui, al piano inferiore, si stava svolgendo l’assemblea dei lettori per decidere il da farsi. “Da aprile – ci ha raccontato Russi – abbiamo chiesto più risorse umane al Cda di Ateneo. Abbiamo lavorato per anni con una persona, impiegata in segreteria didattica, che era la memoria storica del C.L.A. A lui, come ad altri, non è stato rinnovato il contratto, nonostante con l’Ateneo si sia cercato di fare il possibile. A settembre ho chiesto la disponibilità per la mobilità interna per un’altra unità. Ma la risposta che mi è stata data è che devo fare con i mezzi che ho. Da circa un anno e mezzo, poi, aspettiamo al C.L.A. un altro tecnico-informatico. Ma non c’è stata apertura neppure su quel fronte: evidentemente dall’amministrazione centrale ci sono altre priorità“.
Russi ha deciso che non tornerà indietro, che le sue dimissioni da direttore del C.L.A. sono irrevocabili. Toccherà adesso al Senato Accademico nominare il suo sostituto e successore, durante una seduta che dovrebbe svolgersi già la prossima settimana. Intanto i corsi di lingua in via Enrico del Pozzo provano a partire: “abbiamo dovuto garantire i servizi minimi, perché anche i lettori che abbiamo a disposizione sono pochi”, continua Russi. “Fino alla scorsa primavera erano 33 in tutto, tra contratti a tempo determinato e indeterminato. Nel 2017, 4 lettori, tutti di lingua inglese, andranno in pensione, e non c’è modo di sostituirli. Alcuni di loro vanno in anno sabbatico, altri ottengono altri incarichi più prestigiosi”. Altri semplicemente non trovano attrattivo l’Ateneo di Perugia: da contratto nazionale, il loro compenso è di 950 euro mensili, ma molti di loro arrivano da fuori Umbria. Lo stipendio dunque non gli consente di affrontare anche le spese di trasporto e alloggio. Parlando di costi, Russi ci racconta come il C.L.A. abbia attraversato un periodo economico florido negli scorsi anni, ma sia poi arrivato ad un punto in cui il suo bilancio soffriva di alcune perdite: “l’Ateneo ci ha così garantito l’aumento del contributo da 10 a 15 euro a studente, che vengono presi direttamente dalle tasse universitarie“.
Il pericolo ora è che la didattica ne risenta e che i corsi subiscano ritardi. “Alla lettrice di portoghese, la prossima settimana, scade il contratto, mentre per quest’anno avremo 8 corsi di inglese in meno”, ci informa Russi. Un’altra è rimasta a casa senza contratto, vedova e con 5 figli. Né l’Ateneo, sempre per uniformarsi alla normativa nazionale, può far firmare contratti di collaborazione a lettori e dipendenti amministrativi, dato che da gennaio 2017 non saranno più validi. La palla ora, dopo le dimissioni di Russi (accolto dai lettori riuniti in assemblea, mentre questa mattina andavamo via dal C.L.A. dopo l’intervista, da un applauso corale di saluto), torna a Palazzo Murena. Intanto gli studenti, con il sindacato studentesco dell’Udu, restano con gli occhi aperti e monitorano la situazione: questo pomeriggio a Lettere è convocata un’assemblea.
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