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Un super manager alla guida dell’Adisu

Redazione

Un super manager alla guida dell’Adisu

Cambia la normativa: guadagnerà il triplo rispetto all'attuale figura dell'amministratore unico, da 50 a 150mila euro l'anno | La denuncia di Sinistra Universitaria Udu | I casi Seu e Umbria Salute e Servizi
Mer, 19/12/2018 - 07:14

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Un super manager, con la retribuzione di un dirigente della Regione Umbria. Cambia così la figura dell’amministratore Adisu, che in base all’art. 10 bis della nuova normativa approvata in Commissione viene trasformata in quella del direttore generale, con almeno 5 anni di esperienza dirigenziale, e appunto con la retribuzione di un dirigente regionale che prenderebbe circa il triplo di quanto prende ora un amministratore unico, cioè da 50mila a 150mila euro l’anno, secondo quanto denunciato dal Movimento 5 stelle.
Un provvedimento non proprio in linea con l’esigenza di razionalizzare i costi dell’Agenzia, denuncia la Sinistra Universitaria – UdU Perugia: “Sebbene appaia, grazie ad una particolare accortezza di fondo, come un semplice cambiamento di denominazione, si tratta di qualcosa di ben diverso da un emendamento grammaticale. Fare dell’amministratore unico un direttore generale  comporterebbe una grande perdita di autonomia da parte dell’ente del diritto allo studio, il quale non avrebbe più nessun tipo di forza nelle contrattazioni politiche necessarie al lavoro politico e amministrativo dell’Adisu. Ciò renderebbe le attività dell’ente meri tecnicismi di applicazione delle volontà della Regione senza  che l’Adisu stessa possa intervenire veramente. Crediamo – prosegue Sinistra Universitaria – che fare dell’ente al diritto allo studio una semplice appendice della regione non sia decisamente accettabile per una Regione come l’Umbria che, sul diritto allo studio, punta particolarmente come negli ultimi anni. Il diritto allo studio ha bisogno di autonomia per vari motivi: per restare puro nei confronti delle logiche politiche interne ad un ente che si occupa di tantissime altre cose, per prendere decisioni e posizioni indipendenti che vadano sempre più a tutelare le fasce più deboli, per non ridurre tutto il lavoro a metodici tecnicismi che snaturerebbero la sua valenza politica“.
È inammissibile accettare una tale riforma, che appare totalmente retrograda rispetto ai grandi passi in avanti che il diritto allo studio ha fatto in questa regione, grazie anche ai forti pugni che sono stati battuti sul tavolo di contrattazione regionale dall’amministratore“, dichiara Lorenzo Gennari, coordinatore della Sinistra Universitaria UdU Perugia.
E aggiunge Angela De Nicola, garante dello studente: “Siamo stati totalmente spiazzati da tale proposta, giunta a noi per vie informali e senza che i rappresentanti siano stati ufficialmente avvertiti. È l’ennesima dimostrazione della poca considerazione che noi studenti abbiamo, da un po’ di tempo a questa parte, nelle scelte politiche di Adisu e Regione. Questo disegno di legge ci emargina ancora di più e ci riduce ad essere gli unici ad essere svincolati da ogni logica politica e voler continuare a batter forte i pugni per un diritto allo studio degno di questo nome“.

Borse di studio

Una nuova polemica investe dunque l’Adisu, che proprio nei giorni scorsi aveva provveduto alla liquidazione della prima rata di borsa di studio per l’anno accademico 2018/2019. Provvedimento che ha riguardato 4.315 studenti (nessuno degli studenti che aveva diritto è rimasto escluso) per complessivi  3.896.595,28 euro, comprensivi dei fondi comunitari, ministeriali e regionali. Tra l’altro anche quest’anno, per la seconda volta consecutiva ed aumentando notevolmente le somme impegnate, l’Adisu è riuscita ad utilizzare i finanziamenti del Fondo Sociale Europeo che hanno permesso di coprire le borse di studio di 1411 studenti per quasi un milione e 400mila euro.

Con l’obiettivo di migliorare ogni anno l’erogazione dei servizi, l’Agenzia promuoverà agli inizi del 2019 una serie di “customer satisfaction” presso la totalità degli studenti borsisti, raccogliendo pareri e consigli utili alla valutazione dei servizi offerti e alla definizione di eventuali correttivi.

Le altre “promozioni”:  M5s all’attacco

Il Movimento 5 stelle, con il consigliere regionale Maria Grazia Carbonari, attacca la “legge Omnibs” con cui la Regione si appresta a varare casuali (la legge andrà in aula giovedì) “stabilizzazioni di personale e rinnovo dei contratti prima delle precedenti consultazioni. Sono a favore e nuove assunzioni e stabilizzazioni“. Il tutto, l’anno prima del voto.

Nel provvedimento non c’è solo la creazione del super manager dper l’Adisu. Il personale dell’Associazione Servizio Europa Umbria (Seu) verrebbe inserito a tempo indeterminato all’interno di Sviluppumbria (partecipata al 92,3 percento dalla Regione). “Queste persone (tra cui comparirebbe nel sito Seu anche uno dei coordinatori dei gruppi di lavoro del Pd di Corciano) – chiede Carbonari – hanno mai svolto un concorso pubblico o lo svolgeranno? Lo stratagemma altrimenti sarebbe semplice: si assume chi si vuole in enti formalmente privati, sapendo che poi questi verranno assorbiti da partecipate regionali. Tutto ciò aggirerebbe l’articolo 97 della Costituzione, in barba alle migliaia di ‘sfigati’ che tentano concorsi pubblici estenuanti per una manciata di posti“.

Scomparirebbero inoltre i vincoli di assunzione in capo a ‘Umbria Salute e Servizi’, che era nata per razionalizzare. “E invece ha finito per aggiungere costi e poltrone“, accusa Carbonari, che annuncia battaglia in aula.

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