Umbertide: la lunga storia del complesso "La Fornace" tra crack finanziari e inchieste giudiziarie - Tuttoggi.info

Umbertide: la lunga storia del complesso “La Fornace” tra crack finanziari e inchieste giudiziarie

Redazione

Umbertide: la lunga storia del complesso “La Fornace” tra crack finanziari e inchieste giudiziarie

Dom, 10/03/2013 - 14:05

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Quindici edifici, dodici villette a schiera, settantadue appartamenti, spazi riservati per essere trasformati in esercizi commerciali, lavori da 10 milioni di euro: sono i numeri del complesso residenziale “La Fornace” di Umbertide, situato tra il centro storico della cittadina umbra di 15mila abitanti e la valle del fiume Tevere. I lavori per la realizzazione del sito sono cominciati nel 2005, ma sono ora fermi, impantanati a causa di due crack finanziari ed inchieste giudiziarie, in uno stato di semi – abbandono.
Le tracce – I vecchi reperti della Fornace sono stati esposti presso il Centro per le energie rinnovabili Mola Casanova di Umbertide, quasi come se fossero un ricordo di quanto fosse accaduto al vecchio sito. Su internet, facendo una breve ricerca, alcuni siti riportano a link relativi ad appartamenti in vendita nella zona. Un esempio di bioarchitettura, a basso impatto ambientale, fiore all’occhiello della rivalutazione residenziale di tutta l’Umbria: eppure i lavori, costati appunto 10 milioni di euro, continuano ad essere bloccati, nonostante manchi all’appello solo uno degli edifici previsti dal progetto. A far addensare ancora più nubi sulla faccenda, il fatto che la maggior parte degli imprenditori coinvolti negli investimenti abbia ora gravi pendenze giudiziarie.
I lavori – In una inchiesta di Riccardo Milletti, apparsa su Lettera43 il 5 Marzo risulta che il progetto per la Fornace prevedeva una riqualificazione territoriale promossa dal Comune di Umbertide e dalla Regione Umbria: una parte dei lavori era stata affidata al pubblico, l’altra direttamente ai privati. Tra gli imprenditori interessati agli investimenti sul sito, c’è Gabrio Caraffini, numero uno di Siltal e Gepafim, arrestato nel settembre del 2011 per bancarotta fraudolenta, a causa dei fondi illeciti con i quali avrebbe rilevato due aziende produttrici di impianti di refrigerazione con sede a Casal Monferrato. Caraffini, insieme ad altri quattro collaboratori, avrebbe distratto circa 50 milioni di euro e svuotato della parte attiva le due aziende piemontesi, portandole così a fallimento. L’imprenditore avrebbe inoltre ricevuto 53 milioni di euro da Raffaele Di Mario, costruttore molisano, per la vendita di alcuni terreni ceduti con false fatturazioni. In cambio l’azienda di Di Mario, la Dimafin, venne scelta per eseguire i lavori presso la Fornace di Umbertide. Nel 2008, i lavori passarono però in mano del fondo immobiliare Diaphora 1, gestito dalla Sgr Raetia, ora in liquidazione. Nel 2011, la ditta di Di Mario fu dichiarata fallita, e lo stesso imprenditore arrestato per bancarotta fraudolenta, implicato nel crack della società controllata Niccodemi e nella vendita del centro commerciale romano Dima shopping Bufalotta. I lavori per la Fornace sono poi continuati fino al marzo del 2012, affidati alla ditta De Rosa Cosimo Costruzioni. Ad oggi, mancano ancora all’appello un attico da 190 metri quadrati e altri spazi destinati a negozi commerciali.
L’abbandono – Il complesso della Fornace è solo uno dei beni per i quali Raffaele Di Mario è ancora indagato dalla Guardia di Finanza: si parla di ben 204 milioni di euro, che l’imprenditore avrebbe conferito alla Sgr Raetia, insieme ad una scia di debiti che l'imprenditore di Pomezia avrebbe lasciato dietro di sè. Nel frattempo ciò che rimane tangibile è il completo stato di degrado del complesso residenziale di Umbertide, abbandonato a se stesso, nonostante manchino solo gli ultimi lavori prima della vendita, come gli allacci e il ripristino dei contatori. Le vicende giudiziarie, che riguardano 29 dirigenti e tre istituti di credito, potranno poi ostacolare la futura destinazione degli immobili, mentre dalle istituzioni coinvolte, come comune e regione, la risposta rimane la stessa: non ci sarebbe convenienza da parte del privato ad investire nel sito.

Alessia Chiriatti

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