E’ stata durissima. Ma Mauro Cimicchi, per la terza volta in carriera dopo Klagenfurt e Nizza, è un Ironman. Enorme la soddisfazione del triatleta spoletino, tornato da Francoforte con la consapevolezza di aver raggiunto una preparazione atletica e mentale forse mai così completa (a fine gara si è fatto un altro giro in bici e il giorno dopo un po’ di corsa, quando alcuni concorrenti faticavano perfino a reggersi in piedi), ma allo stesso tempo conscio che in una gara così lunga e massacrante – 3,8 km di nuoto, 180 in bici e 42 di corsa – può sempre accadere qualcosa di imponderabile.
L’inizio non è dei migliori. Mauro lascia in albergo la borsetta da bici con le cibarie. Una dimenticanza potenzialmente disastrosa. Mangiare con regolarità durante la gara infatti, è determinante. Così la moglie Antonia, stimato avvocato del foro di Spoleto ed inesauribile sostegno morale per il marito, corre a recuperarla in taxi e riesce a piazzarla sulla bici un attimo prima della partenza della frazione a nuoto. Mauro si tranquillizza un po’, ma è comunque molto teso perché l’acqua del lago è freddissima e lui non ama nuotare con la muta. Nonostante questo e la calca incredibile – “ad ogni respirazione rischiavo di prendere una manata in faccia”, ci dice – completa i 3,8 km con un ottimo tempo, ma soprattutto in condizioni fisiche ancora molto buone.
In bicicletta, Mauro è una furia. Si è allenato in modo meticoloso durante l’inverno, percorrendo l’anello di strada tra la rotatoria di Eggi e quella di Trevi per 5 volte ai 31 orari di media. La distanza è pari proprio ai 180 km dell’Ironman, anche se presenta pendenze leggermente inferiori a quelle del tracciato di Francoforte. Comincia a spingere sin dai primi chilometri, superando circa 160 concorrenti senza grossa fatica. E’ probabilmente la sua migliore performance sulle due ruote, completata in poco più di sei ore e un quarto. Ma la cosa più positiva è che l’atleta spoletino sente di avere ancora un’ottima riserva di energie per la maratona.
Passa ai 21,5 chilometri dopo 2 ore e 20. Un tempo perfettamente in linea con il programma di gara, che gli permetterebbe senza problemi di battere il suo record personale e scendere sotto le 13 ore totali. E’ al trentesimo chilometro che l’imponderabile accade, sottoforma di un blocco intestinale in piena regola, forse causato dalle bevande ai rifornimenti troppo calde, che costringe Mauro a convivere per oltre 10 km con dolori lancinanti. Ma, incredibilmente, il “nostro eroe” trova proprio nella sofferenza gli stimoli necessari ad andare avanti, “quasi un sottile piacere nel provare certe sensazioni”, commenta a freddo. Il record personale è ormai impossibile da ottenere, Mauro conclude la sua immane fatica in 13 ore, 54 minuti e 3 secondi (poco meno di 6 ore per la maratona). Ma anche stavolta ce la fa, e non potrebbe essere più felice.
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