TIME FOR RESPONSABILITIES: IL SINDACO BENDETTI PRESENTE NELLA MISSIONE PER LA PACE (foto) - Tuttoggi.info

TIME FOR RESPONSABILITIES: IL SINDACO BENDETTI PRESENTE NELLA MISSIONE PER LA PACE (foto)

Redazione

TIME FOR RESPONSABILITIES: IL SINDACO BENDETTI PRESENTE NELLA MISSIONE PER LA PACE (foto)

Sab, 17/10/2009 - 09:15

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“Abbiamo deciso di partecipare perché crediamo che gli Enti Locali e, soprattutto, l'Europa debbano farsi promotori per una soluzione pacifica del conflitto arabo-israeliano, assumendosi le proprie responsabilità di fronte ad una situazione che, con il passare del tempo, diventa di sempre più difficile soluzione. Momenti come questo, di incontro tra i popoli, sono necessari non solo per continuare a tenere alta l'attenzione anche nei momenti in cui non ci sono azioni di guerra dichiarate, ma anche per creare una rete di contatti e di incontri che permetta di far conoscere direttamente e il più possibile, al di là di quello che apprendiamo saltuariamente da tv e giornali, la reale situazione vissuta in questa parte del mondo”.

Con queste parole il sindaco Daniele Benedetti, presente in rappresentanza del Comune di Spoleto, ha voluto sottolineare la valenza della missione per la pace in Medio Oriente, denominata “Time for Responsibilities” e organizzata dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, la Piattaforma delle Ong italiane per il Medio Oriente e la Tavola della pace che ha visto la partecipazione di 127 città, 84 amministratori locali, 49 tra Comuni, Province e Regioni, 176 esponenti di 109 associazioni per un totale di 401 partecipanti.

“Sono oltre 20 anni che lavoro con le Nazioni Unite e non mi era mai capitato di vedere un intero settore della società civile spostarsi per incontrare un altro settore di un'altra società civile in condizioni così difficili e pericolose”. A parlare è Filippo Grandi, vicecommissario UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East), nel saluto portato alla delegazione italiana in occasione dell'incontro che si è tenuto al Campo dei rifugiati palestinesi di Shufat, alla periferia di Gerusalemme, aperto dal Governo giordano poco prima della Guerra dei Sei giorni (1967) per alloggiare 3500 palestinesi.

Grandi ha spiegato il significato del termine rifugiato calandolo nel contesto del conflitto arabo-israeliano (“Sono coloro che hanno lasciato il proprio territorio nel 1948, sono i palestinesi che perdendo le loro case hanno perso qualsiasi forma di sostentamento economico. Nel 1948 erano circa 700mila; oggi sono 4 milioni e mezzo”); ha fornito cifre e dati relativi al campo di Shufat (“C'erano 3500 rifugiati palestinesi a Shufat quando la Giordania ha aperto questo campo, mentre oggi sono 18000. Questo dà l'idea della straordinaria escalation demografica che c'è stata e dei problemi che da ciò possono derivare”); ha illustrato il contesto in cui i rifugiati in primis, ma anche gli operatori dell'UNRWA si trovano a vivere e a lavorare (“La complicazione ulteriore è che negli ultimi anni, a partire dal 2002, Israele ha cominciato ha costruire la barriera di separazione, il muro che voi avete visto. Questo impedisce ai rifugiati di Shufat e ai 50mila abitanti palestinesi di questa regione di essere collegati in modo facile ed agevole con il resto della città di Gerusalemme da cui dipendono, come facilmente immaginerete, per le loro attività sociali, economiche, religiose ed educative. Questo è un microcosmo che rappresenta bene il problema dei rifugiati”).

L'incontro, inserito nel serrato programma di visite predisposto dagli organizzatori, ha permesso alla delegazione italiana, ai sindaci, ai giornalisti, ai rappresentanti delle associazioni di conoscere, insieme alla realtà attuale vissuta all'interno dello Stato di Israele, l'articolazione degli interventi umanitari che l'UNRWA segue in tutto il Medio Oriente a favore dei rifugiati palestinesi. “Nel campo di Shufat, uno dei 58 presenti in Medio oriente, gestiamo 3 scuole per circa 3000 studenti, 1 ambulatorio, 2 centri sociali per donne e disabili e tutti i servizi di igiene pubblica. Nelle nostre scuole studiano quasi 500mila bambini (solo a Gaza ci sono 200mila bambini che studiano nelle scuole dell'UNRWA). Abbiamo una rete di quasi 150 ambulatori e centri sanitari in tutto il Medio Oriente. I governi dei paesi dove si trovano i rifugiati palestinesi, compresa l'Autorità Nazionale Palestinese, non si occupano di questi servizi ai rifugiati: questo è di nostra esclusiva competenza e questo è tanto più significativo in quanto l'attività dell'UNRWA non si limita a questo campo ma si estende a cinque zone di operazione: Gaza, Gerusalemme e la Cisgiordania, Giordania, Siria e Libano”.

Le visite della delegazione italiana a Tel Aviv, Nazareth, Misgav-Sachnin (Galilea), Jaffa, Haifa, Sderot e Neve Shalom, (una delegazione di 26 persone ha ricevuto il permesso per entrare nella Striscia di Gaza) hanno preceduto la visita al museo della Shoa “Yad Vascem”, luogo simbolo della memoria, non solo per il popolo ebraico e l'incontro con i familiari delle vittime palestinesi e israeliane svoltosi al Notre Dame Centre di Gerusalemme.


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