Al contrario di ciò che pensano i cavatori di tartufi tutelare la proprietà privata è un diritto costituzionale
Con queste parole il presidente del Comitato Agricoltori Alta Valle del Tevere Marcello Rigucci è tornato a dar battaglia all’Associazione Tartufai, il cui presidente Antonio Bicchi, qualche mese fa, aveva confermato la “bontà” della legge regionale riguardante il tartufo, sostenendo che essa “trova un giusto equilibrio tra proprietari dei terreni e i liberi cercatori”. Rigucci ha invece ribadito come l’organizzazione di cui è a capo reclami tuttora il “rispetto della proprietà privata e dei prodotti in essa contenuti“, citando anche una sentenza che, a suo dire, “ha rilevato l’incostituzionalità della normativa regionale, ovvero la legge numero 26 del 2004.
Il pronunciamento della Corte Costituzionale, in merito al ricorso di alcuni proprietari, sottolinea come i prodotti vegetali appartengano di diritto al proprietario del fondo, indipendentemente dal fatto che siano spontanei o no. L’eccezione potrebbe riguardare alcune essenze di bassissimo valore commerciale (fiori di campo, bacche o erbe selvatiche) raccolte per diletto durante passeggiate naturalistiche. Diversa è la situazione nel caso dei tartufi: essendo questi prodotti di valore commerciale è illegittimo far prevalere il diritto del cercatore rispetto a quello del proprietario
“Il presidente dei Tartufai Bicchi – aggiunge Rigucci – ha voluto innescare una polemica durante la campagna elettorale riferendosi a me come esponente consigliere della Lega Nord e non come presidente del Comitato agricoltori, accusandomi di non conoscere la legislazione e sapendo che non potevo dare risposte data la mia candidatura a consigliere comunale”. “Il presidente Bicchi – ha concluso Rigucci – ha voluto mischiare una questione agricola con una politica in maniera vile ed arrogante”.
Il numero uno del Comitato Agricoltori, infine, ha chiesto un confronto pubblico, e/o televisivo, con il presidente dell’Associazione Tartufai altotiberina.