Studente “bocciato” per le assenze: il Tar lo riammette, la scuola ci dorme sopra - Tuttoggi.info

Studente “bocciato” per le assenze: il Tar lo riammette, la scuola ci dorme sopra

Redazione

Studente “bocciato” per le assenze: il Tar lo riammette, la scuola ci dorme sopra

Mer, 12/10/2011 - 01:20

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Carlo Ceraso
Stavolta non c’è da sapere se i neutrini viaggiano o meno lungo il gelminiano tunnel Locarno-Gran Sasso. L’esercizio al quale è chiamato l’istituto “Giovanni Spagna” di Spoleto è molto, ma molto più facile: ottemperare ad una sentenza del Tar dell’Umbria. Quella che il 27 settembre scorso (depositata il 4 ottobre) ha sostanzialmente riammesso alla classe superiore, la quarta, un giovane studente spoletino iscritto all’istituto superiore per informatici. Lo chiameremo Alessio per rispettarne la privacy, non tanto per l’età (ha compiuto 18 anni) quanto per il suo stato di salute, riconosciuto “grave” dagli stessi giudici amministrativi. Ma andiamo con ordine per questa vicenda, rilanciata dalle colonne de Il Messaggero, che ha dell’assurdo e per più motivi.
Il primo verdetto – il 13 non è certo il numero fortunato di Alessio. Il 13 giugno, infatti, il Consiglio di classe si riunisce e decreta, alla luce del cosidetto decreto Gelmini (quello recepito con Dpr 122/2009), di non ammettere agli scrutini lo studente. Il motivo è presto detto: ha fatto troppe assenze, più di quel 25% fissato dalla legge rispetto al monte ore totali. Il provvedimento viene incredibilmente approvato all’unanimità dal Consiglio. Nessuno, dalla preside Paola Rampi ai docenti, che abbia provato ad interpretare la norma. Dice infatti l’art. 14 del Decreto presidenziale: “…per procedere alla valutazione finale di ciascuno studente, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato. Le istituzioni scolastiche possono stabilire, per casi eccezionali motivate e straordinarie deroghe al suddetto limite. Tale deroga è prevista per assenze documentate e continuative, a condizione che non pregiudichino, a giudizio del consiglio di classe, la possibilità di procedere alla valutazione degli alunni interessati”. Dunque non solo non si è tenuto conto dello stato di salute del ragazzo ma neanche del suo rendimento scolastico, che non è poi così male visto che zoppica solo in un paio di materie. Alessio viene così bocciato, di più, neanche ammesso agli scrutini.
La sospensiva – i genitori non ci stanno e si rivolgono all’avvocato Laila Altobelli del foro di Terni che impugna l’atto innanzi al Tar dell’Umbria. Le ragioni sostenute dall’avvocato convincono i giudici amministrativi umbri, da sempre sensibili alle tematiche della scuola, ad emettere a tempo di record, il giorno dopo ferragosto, un decreto cautelare (il n. 121/2011 del 16 agosto) che sospende la decisione del Consiglio di classe rinviando la decisione alla prossima udienza del 31 agosto. La scuola viene così obbligata a riconvocare i docenti che dovranno valutare il profitto del ragazzo e, se del caso, sottoporlo agli esami di riparazione. I professori si ritrovano di lì a qualche giorno e decretano che il ragazzo deve riparare (solo) 2 materie, matematica e informatica. Alessio viene ammesso così agli esami di riparazione che si svolgono fra il 29 agosto e il 3 settembre. Il 31 agosto il Tar in seduta collegiale (composta dai giudici Carlo Luigi Cardoni, Pierfrancesco Ungari e Stefano Fantini) prende atto che “le prove d’esame non sono ancora terminate” e che sussiste la “necessità di consentire la partecipazione, con riserva, alle restanti verifiche” rinviando la decisione di merito all’udienza del 28 settembre.
Gli esami e la sentenza – Alessio completa le prove di riparazione. Solo i professori possono sapere com’è andata. A lui però non è ancora dato sapere. E neanche ai giudici. Il collegio infatti si riunisce il 28 ed emette la sentenza dando ragione allo studente. I togati, a quanto trapela, si sarebbero aspettati di conoscere anche l’esito dello scrutinio ma così non è. La sentenza è durissima. “La scuola non ha tenuto conto – scrive la 1a Sezione del Tar – dell’esiguo numero di assenze eccedenti il massimo consentito (lo 0,95% del quantitativo stesso) né ha contestato la patologia che affligge il ricorrente, idonea a provocare ripetuti e gravi disturbi, con correlate varie difficoltà di partecipare alle attività scolastiche”. C’è dunque un grave difetto di ‘motivazione’ nella decisione presa dal Consiglio di classe. Lo 0,95% poi fa poo più di un giorno di assenza. L’aver applicato automaticamente il conto delle assenze, si legge nell'Ordinanza, “contrasta con la norma di riferimento giacchè questa prevede motivate deroghe al limite quantitativo delle assenze”. E si chiude imponendo alla scuola di “considerare definitivi gli esiti degli esami già sostenuti, effettuare lo scrutinio finale e, ove positivo, ammettere il ricorrente alla classe superiore”.
In terza – nonostante la sentenza sia stata depositata il 4 ottobre scorso, ad oggi lo scrutinio non è stato ancora fatto. Con scritti e orali già sostenuti basterebbero dieci minuti, il tempo della campanella per la pausa della colazione. A scuola riaperta poi non c’è neanche il problema di riunire i docenti. C’è però un ulteriore aspetto che, se non fosse inquietante, farebbe sorridere. Alessio dal 12 settembre, giorno di riapertura dell’anno scolastico, in attesa della sentenza, si è dovuto iscrivere alla classe inferiore, la terza, per non accumulare assenze. Ed è 'condannato' a frequentarla finchè non arriverà il benedetto scrutinio.
L’avvocato e la preside – l’avvocato Altobelli non nasconde a TO® la propria soddisfazione: “sono davvero felice per l’esito della sentenza; al di là del fatto specifico la scuola si è trovata ad interpretare questa nuova normativa in merito alle assenze ed ha preferito l’interpretazione automatica. Il Tar ha censurato questo provvedimento dal momento che la scuola sapeva della malattia”. Di tenore diverso le dichiarazioni della preside Rampi, rilasciate in serata a Tuttoggi.info, che sollevano più di qualche dubbio alla luce del dispositivo del Tar e persino delle memorie difensive della stessa: “ci siamo attenuti alla normativa e alle sospensive del Tar. Comunque non eravamo a conoscenza della malattia, nè abbiamo mai avuto la certificazione sanitaria. Perché non abbiamo fatto lo scrutinio dopo gli esami? I giudici – continua la professoressa – avrebbero dovuto essere più precisi, ci avevano chiesto di far sostenere le prove, non di redigere lo scrutinio. La sentenza l’ho avuta venerdì mattina scorso dalla mamma anche se a me dovrebbe comunicarla l’Avvocatura generale che ha difeso l’istituto nel giudizio. Ci vogliono solo i tempi tecnici per riunire il Consiglio; ad esempio domani molti docenti saranno impegnati nel concorso per dirigenti…comunque in settimana riunirò il Consiglio di classe e solo allora sapremo l’esito degli esami. Voglio evidenziare che abbiamo vissuto nella massima serenità tutta questa vicenda, inclusa la sentenza, e che non c’è alcuna questione personale nei confronti del ragazzo, ci mancherebbe altro”. Sicuramente è così. Peccato però che anche domani (oggi, n.d.r.) Alessio entrerà nella classe presumibilmente sbagliata.
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