Per Spoleto59 ha debuttato ieri sera, 6 luglio, nello spazio teatrale di San Simone, Odissea a/r , l’atteso adattamento teatrale del poema omerico, di Emma Dante.
Nel settembre del 2015, al termine del primo anno di corso, gli allievi della “Scuola dei mestieri dello spettacolo” del Teatro Biondo di Palermo diretta dalla Dante, sono andati in scena al Teatro Olimpico di Vicenza con Odissea – Movimento n°1, studio sul poema omerico scritto per loro e diretto dalla stessa Dante.
Ora, a conclusione del biennio formativo della Scuola, debutta in prima nazionale al Festival dei Due Mondi lo spettacolo definitivo sul poema omerico: Odissea a/r, incentrato sul viaggio di Telemaco alla ricerca del padre e sul ritorno a Itaca di Odisseo.
Un lavoro che per certi versi ha molte similitudini sceniche e drammaturgiche con quelli che si stanno tenendo al Teatrino delle 6- Luca Ronconi ad opera dei ragazzi dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico.
Un po’ saggio scolastico ed un po’ invenzione e riscrittura di scena, Emma Dante non lascia deluso il pubblico spoletino, sfoderando tutte le sue innumerevoli capacità e versatilità teatrali.
Nella piece di San Simone la Dante si è occupata non soltanto della elaborazione del testo e della regia ma anche degli elementi scenici e dei costumi.
Tra fondali e quinte nere fisse, l’umanità in movimento di Itaca, quasi tarantolata per la verità, descrive un microcosmo in attesa del ritorno di Odisseo.
Tutto ruota intorno a questo “centro di gravità permanente”. Telemaco, Penelope, i Proci e persino le Ancelle discinte per improrogabili pulsioni sessuali a scopo matrimoniale. La piece si divide in due parti: la Telemachia ed il ritorno a casa di Odisseo e la resa dei conti con i Proci. L’alfa e l’omega del poema omerico
Un microcosmo sorvegliato da uno Zeus, per l’occasione culturista ed anche un po’ distratto da se stesso, autoreferenziale.
Esilarante la riscrittura della Dante sul carattere dei Proci, che diventano una sorta di clan mafiosetto, in preda al muco da espettorare e alla masturbazione collettiva, millantatori di una mascolinità tutta da verificare, ansiosi di riscuotere nel regno di Odisseo il “pizzo” quotidiano fatto di gozzoviglie e banchetti, tentando senza sosta di prendersi tutto senza rimpianti.
Divertente la caratterizzazione di Penelope, recalcitrante ad ogni deriva che non contempli il rimpianto per la scomparsa del marito, invano tentata dalle Ancelle che ormai la considerano solo una inguaribile “rottura di cabbasisi”.
Al limite dello scorretto il ruolo di Telemaco che ha in scena una natura eccessivamente sottomessa, al limite della perversione, troppo attaccato al padre e per i Proci un bamboccione molto prossimo alla omosessualità. La vecchia nutrice Euriclea per convincerlo a non partire alla ricerca del padre lo deve prendere a schiaffi più di una volta. Imperdibile.
Senza freni, come detto, le Ancelle che in piena tempesta ormonale, confuse tra il dovere di appartenenza e rispetto al Regno e a Penelope, ma al tempo stesso attratte e lusingate da quei tamarri dei Proci, non mancano di fare capannelli e progetti per chi si prende il riccetto o il muscoloso.
La Dante non risparmia la fatica fisica ai suoi allievi giunti alla prova teatrale regina. Assistiamo così ad una magnifica scena in cui Penelope viene seppellita sotto la sua tela, dopo un lungo passaggio a suon di musica in cui tutti gli attori in scena sono impegnati a far sfilare di mano in mano il salvifico tessuto. Un cronometrico ed armonioso movimento di corpi e sopratutto di braccia, che scatena l’applauso a scena aperta. O come la scena finale del combattimento di Odisseo contro i Proci e la vendetta sui servi infedeli, un turbinio di corpi e lance che sorprende per la enorme vitalità e per l’uso millimetrico dello spazio non generoso a disposizione nel San Simone.
Del resto la musica per Emma Dante è un elemento drammaturgico decisivo. La regista siciliana ha nel suo curriculum moltissime ed apprezzate regie di opere liriche che impongono la sincronia tra movimento scenico e musica in partitura.
E a suo modo la Dante ha compiuto ieri sera una operazione molto simile alla regia di un opera lirica. Sarà per questo che il Direttore Artistico del Festival, Giorgio Ferrara, seduto in prima fila, divorava entusiasta con gli occhi il lavoro della Dante e dei ragazzi del “Biondo” di Palermo.
Tanta è stata la eco su Odissea a/r che sono state aggiunte due repliche oltre quelle già in programma e che a quanto risulta a TO, sarebbero entrambe già soldout. Il gradimento del pubblico è inequivocabile.
“Un lavoro degno di cotanto Festival”, si sarebbe detto in tempi andati.
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Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)