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SPOLETO PIANGE IL SUO MARCO

Redazione

SPOLETO PIANGE IL SUO MARCO

Mer, 17/10/2007 - 16:01

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Una famiglia distrutta dal dolore, la fidanzata sotto shock, il mondo dello sport e una intera città attoniti per la prematura morte di Marco. Si è svegliata così Spoleto, all’indomani del terribile incidente costato la vita al diciannovenne Marco Montioni. Lo conoscevano tutti Marco. I più giovani per frequentare i locali che sapeva gestire con maestria assoluta (dal locale del Chico Mendez, la scorsa estate, al Maz De Paz, inaugurato appena una ventina di giorni fa) o per incitarlo quando correva sul manto verde del comunale; i più grandi per la conoscenza dei genitori, Tommaso e Paola. Lui ex funzionario di un istituto di credito locale, con la passione per lo sport e la musica, passione da sempre messa al servizio dei ragazzi del comprensorio (dalla squadra di volley del Baiano al calcio, a Spoleto Back Beat). Lei, in servizio nella stessa banca, stimata per la sua professionalità, adorata dai tre figli. Il vuoto lasciato da Marco è enorme, squarcia il petto e la gola di quanti conoscono questa famiglia, di quanti hanno avuto la possibilità di conoscere l’ex capo cannoniere della juniores dello Spoleto e attuale punta di diamante del Norcia Calcio. Leale, combattivo, generoso. Era così Marco. Non sono aggettivi di circostanza, era davvero così. Nel lavoro come nello sport, come nell’amicizia.

Nonostante i 28 goal segnati nella scorsa stagione, non aveva trovato spazio in prima squadra: così la decisione di militare in Prima categoria nelle file del club nursino. Ieri tutti i dirigenti e i calciatori del presidente Giovambattista De Santis volevano partire subito per Terni, per andare a salutare il loro bomber. Il tempo di un giro di telefonate e si sono ritrovati tutti nella centralissima piazza. Poi la telefonata che ha infranto anche quella banale richiesta: nessuno poteva entrare nella camera dove si trova Marco. Almeno fin quando il medico legale non avrà stilato il proprio referto. Anche per questo non è ancora dato sapere quando si terranno i funerali.

“Era sempre prudente quando guidava” ha detto De Santis “ci scherzavano sopra anche i suoi compagni di gioco”. Una frase che avvalora l’ipotesi che a far sbandare l’auto, alla cui guida sembra ci fosse proprio Marco, siano state proprio quelle maledette chiazze oleose lasciate da chissà quale mezzo. Nella jeep c’erano suo fratello Riccardo (che milita nelle file della Stella Rossa) e la fidanzata di Marco, Elena Corsetti, figlia del vice presidente della Marconi Pallavolo, rimasti miracolosamente illesi.

Dall’estero sta rientrando la sorella di Marco, Beatrice, la più grande dei tre fratelli, partita appena qualche giorno fa per il viaggio di nozze con il marito Andrea Capicotto, l’ex difensore della Maran calcio a 5.

Ecco, non c’è persona legata a Marco che, in un modo o nell’altro non abbia a che fare con lo sport e con quei valori che solo le discipline sportive sanno insegnare, tanto ai giovani che agli adulti. Lui quei valori li aveva fatti suoi. E lo aveva dimostrato sul campo come nella vita.

Fa ancora troppo male, è ancora tutto troppo ingiusto e tragico per poterlo pensare lontano dai suoi affetti, dai suoi compagni di gioco, dalle bottiglie con cui preparava i migliori drink della zona, dal suo pallone.

Magari lassù gliene hanno già dato uno, la maglia è quella dei bomber: la n. 11.

E già corre su un campo azzurro, senza linee, senza porte e traverse, senza confini, dove non c’è bisogno di arbitri. Dove non vince chi segna.


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