STARE, stay, stehen, rester, l’attenzione nell’installazione di Lilli Doriguzzi è portata in modo costitutivo al verbo che, nella nostra koiné culturale, indica l’essere circoscritto da una condizione, come scrive l’artista: ” un relazionarsi con sé e con gli altri, un essere nello spazio del proprio corpo, o di un luogo come di un tempo, insomma un abitare.”
Già Heidegger, nelle sue riflessioni sullo spazio, ha indicato l’abitare come la modalità prima dell’essere, recependo quest’ultimo nella sola chiave fenomenologica a noi accessibile, quella dell’esistere. Essere/esistere è uno stare, che si da nella sola dimensione dell’avere dimora; nel riferirsi in modo incessante, in ogni frangente del nostro divenire, a una sede, ora riconosciuta come un alveo a noi familiare o affine, ora inquietante o alieno, sia che si tratti del corpo nostro che di una contingenza spazio temporale, dove ci si sia radicati, imbattuti, scaraventati.(Maria Grazia Messina)
Il progetto “Opus&Light”, a cura dello STUDIO A’87, prevede interventi di singoli artisti contemporanei nello spazio della chiesetta Madonna del Pozzo (o dei miracoli), di Porta Monterone, ingresso sud della città medievale di Spoleto. Installazioni di opere a confronto con la specificità del luogo, impreziosito da un ciclo di affreschi che racchiude in sé un intero secolo della storia della pittura italiana (1493 – 1600 ).
“ Energia vitale dell’acqua sorgente del Pozzo ed energia misteriosa dell’Arte, alimentate dalla Luce divina
ed eterna, opera dell’Altissimo, verticalità che unisce materia e spirito…
una tenue luce rende tutto visibile a viaggiatori e passanti, giorno e notte.”
“OPUS & LIGHT”Anno XV – Chiesetta Madonna del Pozzo, Porta Monterone, SPOLETO 4 nov / 4 dic 2012
Progetto a cura dello STUDIO A’87 – In collaborazione con Palazzo Collicola Arti Visive e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Spoleto
LILLI DORIGUZZI “STARE” / installazione di luce / dal 4 novembre al 4 dicembre (visibile giorno e notte)
Chiesa di S. Maria del Pozzo / Porta Monterone SPOLETO
Madonna col Bambino e I SS. Giovanni Battista e Pietro Martire ( Madonna Del Pozzo) 1493
Iscrizione: imago s. johannis baptistae/anno gratiae mccccxciij mensis ottobris xi/imago s. petri martiris:”.
S. Francesco, S. Antonio da Padova, S. Pietro, S. Paolo, Eterno (Affresco sec. XVI ).
Nei pressi di Porta Monterone, o Porta San Pietro, si incontra il prospetto seicentesco della minuscola chiesa di S. Maria del Pozzo, così detta perché costruita su un pozzo alimentato da una vena d'acqua tradizionalmente considerata curativa “della rogna”, secondo la testimonianza del fabbro attivo, ancora fino a qualche anno fa, nella sua bottega antistante alla chiesetta.
L'affresco della parete di fondo è riferibile alla tendenza espressionista-benozzesca del secondo Quattrocento spoletino: la Madonna, col Bambino stante e benedicente, ha forme ampie e monumentali, e così anche il S. Giovanni Battista, dal mantello capricciosamente agitato, e il S. Pietro Martire, nella iconografia tipica delle figurazioni che del compatrono spoletino ritroviamo in S. Domenico e nella cappella di S. Anna in Duomo, di tre quarti, col capo reclinato, con la palma del martirio e il libro. Sotto al dipinto corre l'iscrizione in caratteri corsivi. Gli altri affreschi sono un prodotto tipico di una bottega spoletina cinquecentesca, fedele ai modi inaugurati ai primi del sec. XVI da Giovanni Spagna e poi canonizzati dall'allievo Jacopo Siculo. Sulle pareti laterali, entro edicole distinte da pilastri con decorazioni nastriformi, sono raffigurati a destra S. Francesco e S. Antonio da Padova, a sinistra S. Pietro e S. Paolo, probabili allusioni al fatto che da Porta Monterone, altrimenti detta Romana, entra in Spoleto il diverticolo della via Flaminia proveniente dall'Urbe, accanto al quale, fra l'altro, sorge la collegiata di S. Pietro; nella volta è l'Eterno; il fregio è costituito da metope con cherubini separate da triglifi; sopra la porta, il monogramma mariano, con la mezzaluna dell'Ascensione, è aggiunta ottocentesca. Illeggibile è la tabella dipinta sulla faccia della mensa d'altare, che sembra fare riferimento a miracoli operati nel 1500 e nel 1535. E' pensabile che l'immagine di fondo sia stata realizzata con la constatazione delle proprietà taumaturgiche della vena d'acqua e che ben presto ambedue siano state racchiuse in un piccolo ambiente.
Nel 1572 la Sacra Visita dell'arcivescovo di Gaeta Pietro de Lunel, attuatore a Spoleto delle direttive tridentine, definisce la chiesetta “sacellum sanctae mariae del Puzzo apertum parvum et indecens / In quo aliquando fuit celebratum” (“sacello di Santa Maria del Pozzo, aperto, piccolo e indecoroso, in cui a volte si è celebrata messa”): l'aggettivo “apertum” ci fa capire che essa dava direttamente sulla strada; la mancanza di decoro (“indecens”) dettò il provvedimento emanato dall'arcivescovo, il quale “Inhibuit deinceps celebrari in / eo” (proibì di officiarvi da allora in poi ). Evidentemente le acque del pozzo continuarono a produrre miracoli, il che equivale a dire che la devozione per la Madonna del Pozzo era particolarmente radicata nel popolo di Monterone, per cui dopo la visita di Pietro de Lunel si provvide a rendere il sacello decens, decorandone le pareti e chiudendolo con la realizzazione della facciata, in probabile concomitanza con la costruzione dell'edificio sovrastante ( Roberto Quirino ).