Leggendo la prefazione al nuovo libro di poesie di Giampaolo Bellucci, intitolato “Un grappolo di rose appese al sole”, già si intravede quella che sarà la natura dell’opera che si sta per affrontare. Prefazione per cui si è scomodata addirittura un’istituzione nel campo letterario come Manlio Sgalambro. Difficilmente si potrà meglio descrivere il carattere delle poesie rispetto a quanto fa il noto filosofo e cantautore, il quale inquadra perfettamente l’essenza dei testi, classificandoli per l’insolita lunghezza e l’indefinita metrica come testi ideali di canzoni che potrebbero sposarsi naturalmente alle note di melodie rock o rap.
Aggiungere qualcosa alla descrizione essenziale e precisa del filosofo, che ritorna anche nella quarta di copertina, risulta quantomeno complesso.
Innanzitutto è doveroso inquadrare l’autore del libro. Giampaolo Bellocci è originario di Foligno ma vive da sempre a Bastia Umbra, è autore di poesie, romanzi, racconti, canzoni, aforismi e articoli giornalistici, tutta la produzione è consultabile sul sito www.giampaolobellucci.it. Il suo ultimo libro è appena uscito ed è già acquistabile sul sito della casa editrice ww.cicorivoltaedizioni.com.
Apparentemente il suo stile poetico può risultare ostico, la totale assenza di punteggiatura rende difficile entrare nella sua metrica. Tuttavia se ci si concede un momento di distacco dal mondo circostante, se l’ambiente è silenzioso e si legge ad alta voce, verrà naturale trovare il suono di accompagnamento, il ritmo delle parole e dei silenzi tra di esse.
Si scoprirà come le strofe formate da più parole – mai più di una decina – risultino una sorta di preambolo e come la chiave delle poesie si trovi in quelle strofe composte da una sola, densa parola.
La metrica non è definibile secondo canoni classici, risulta varia e imprevedibile, ma con una sua logica: esemplificativa è la poesia “Come un’onda” la cui metrica alternata, se si inclina il libro in orizzontale e se si osserva il testo nella sua interezza, rende il carattere ondulatorio nella propria ripetizione scostante.
Bellucci, che ama definirsi “ladro di parole” tanto da intitolare così un suo componimento, racconta le sfaccettature della vita quotidiana – dalla cronaca più nera ai semplici piaceri giornalieri come fare un bagno – lasciando comunque sempre filtrare un raggio di speranza.
(fm)