Enrico Melasecche (*)
Appare singolare che un consigliere comunale che chiede democraticamente controlli seri sul modo concreto in cui è stato svolto e si svolge qui da noi il Servizio Civile, senza peraltro aver fatto alcun nome, debba essere redarguito dall’ACTL, una delle Cooperative sociali più attive su quel fronte. I latini direbbero: “Excusatio non petita, accusatio manifesta”.
Esistono fondati dubbi di irregolarità su molti aspetti di un settore che, nel corso di questi anni, ha dilatato a dismisura la spesa a carico del bilancio del Comune e della Regione, di cui siamo tutti contribuenti, con incrementi iperbolici dei fatturati, spesso anche con la creazione di debiti fuori bilancio a carico delle nostre collettività, costrette a ripianare milioni di euro a piè di lista.
Peraltro non sembra che da questa marea di debito pubblico, a fronte di un fiume di danaro andato ad alcune cooperative, si siano arricchiti i soci lavoratori, spesso messi in cassa integrazione, con stipendi tutt’altro che tranquillizzanti quando le relative organizzazioni si andavano patrimonializzando in modo esponenziale, con rapporti che appaiono sotto certi aspetti incestuosi.
Non solo l’arroganza ha superato ormai ogni limite: non era l’ACTL che, per bocca del suo patron, chiedeva a gran voce al Sindaco di Terni di aumentare l’addizionale IRPEF comunale a carico delle famiglie e delle imprese in difficoltà, pur di mantenere inalterato il proprio plafond di appalti? Una richiesta abbastanza singolare per un membro autorevole del Partito Democratico!
D’altronde se qualcuno avesse dubbi sulla cinghia di trasmissione diretta fra il cerchio magico dal potere asfissiante e la pubblica amministrazione, spesso prona agli interessi di alcuni ben individuati soggetti, basta andarsi a leggere le tre lettere sottoscritte dai Sindaci dei tre ambiti territoriali della Provincia di Terni. Tutte e tre, sembrano fatte sotto dettatura delle cooperative cui poi l’appalto è stato assegnato, copia e incolla, non una virgola in più o in meno.
Possibile che i sindaci vogliano favorire in modo così pacchiano uno dei concorrenti? Il conflitto di interessi è talmente evidente ed articolato che anche un cieco se ne renderebbe conto. La stazione appaltante (di fatto), cioè il Comune, favorirebbe con quella sorta di lettera di patronnage, il fornitore stesso, rispetto a tutti gli altri.
La certezza di farla franca è tale che non ci si preoccupa ormai neanche di nascondere la manina che farebbe scrivere ai sindaci, sotto dettatura lo stesso identico testo, copiato come fanno i bambini che non hanno studiato. Peccato che le tre maestre in questo caso sembrerebbero pesantemente conniventi!
L’Assessore Bucari, da noi interrogato in proposito, ci auguriamo possa dare una risposta convincente e dirimere i non pochi dubbi in proposito.
Modificato alle 10:06
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