"Scuse" a Dante, sindaco Stirati incontra studenti 'Cassata-Gattapone' - Tuttoggi.info

“Scuse” a Dante, sindaco Stirati incontra studenti ‘Cassata-Gattapone’

Redazione

“Scuse” a Dante, sindaco Stirati incontra studenti ‘Cassata-Gattapone’

Venerdì 4 marzo il primo cittadino incontrerà la classe che ha avanzato la singolare proposta di "chiedere scusa" al Sommo Poeta per la condanna all'esilio inflitta da un eugubino
Mer, 17/02/2016 - 14:45

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Il sindaco Filippo Mario Stirati ha inviato una nota di risposta alla lettera di alcuni studenti della III E dell’Istituto ‘Cassata-Gattapone’, che sollecitavano proprio il primo cittadino di Gubbio ad un’iniziativa di approfondimento sulla figura dell’eugubino Cante Gabrielli che, in veste di podestà di Firenze, mandò in esilio Dante Alighieri, del quale si sono appena concluse le celebrazioni per i 750 anni dalla nascita. In particolare, i ragazzi proponevano di chiedere ufficialmente ‘scusa’ al sommo Poeta per averlo condannato.

Il sindaco ha molto apprezzato la proposta, dichiarando interesse e disponibilità a sviluppare, in varie forme,  il tema che lega la città al sommo poeta e alla vicenda della condanna. Accogliendo l’invito dei ragazzi, Stirati si recherà presso l’Istituto venerdì 4 marzo, alle ore 11, per incontrarli e consegnare loro il testo, sul quale Anna Buoninsegni dell’associazione ‘Arte Libro unaluna’ e Giuliano Traversini del ‘Teatro della Fama’, hanno sviluppato la narrazione delle vicende del processo a Dante e il dietro le quinte di ciò che accadde.

Cante Gabrielli ha la responsabilità nei confronti del mondo di aver emesso, nel 1302, le due condanne che decretarono l’esilio perpetuo, pena la morte, la confisca e la distruzione dei beni, del Sommo Poeta e della famiglia Alighieri. Una sorte amara e pesante per un uomo destinato all’eternità grazie alla monumentale opera del suo ingegno, quella ‘Commedia’ che poi Boccaccio definì ‘Divina’, scritta tra il 1304 e il 1321. Le due condanne, di gennaio e marzo, sono riportate nel ‘Libro del Chiodo’ che si trova nell’Archivio di Stato di Firenze. L’accusa che si legge è ‘baratteria’, l’attuale corruzione e concussione di cui sono pieni i capitoli della deplorevole attualità politica.

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