Il tema in Regione con l'interrogazione di Bori
Scarsa capacità di incidere nelle scelte e troppe problematiche aperte. Ecco perché la Regione ha lasciato il Centro Studi Città di Foligno. A dirlo la presidente della Regione, Donatella Tesei, in risposta all’interrogazione del consigliere regionale Pd, Tommaso Bori.
L’interrogazione del consigliere Bori
Illustrando l’atto ispettivo, Bori ha chiesto di conoscere “quali ragioni e quali valutazioni sono state condotte, in maniera esclusiva e difforme, rispetto alla valutazione degli uffici e dalla Giunta regionale per assumere la decisione di recedere dal rapporto di partecipazione nel ‘Centro Studi Città di Foligno. Fin dalla nascita nel 1999 del Centro Studi, nato su proposta del Comune di Foligno, dell’Università di Perugia, della Regione e della Provincia di Perugia, con la finalità di gestire l’amministrazione e la logistica del Polo universitario di Foligno. Con il tempo il Centro Studi è diventato una vera e propria Agenzia formativa del territorio, sviluppando quindi la formazione professionale, della progettazione e della gestione delle risorse europee, della riqualificazione professionale e dell’organizzazione di workshop, seminari, stage formativi e Master. Tutto ha reso la struttura importantissima per i bisogni e le esigenze del territorio. Ma negli ultimi anni il Centro è stato gradualmente depotenziato dal Comune di Foligno e dalla Regione. L’attuale Giunta ha più volte dichiarato di voler contenere e ridurre la spesa pubblica rispetto ad adesioni ad Enti ed Associazioni terze. Nella stessa delibera veniva espressa la volontà, da parte della Direzione regionale, di permanere nella compagine associativa del Centro anche per il 2022, rimettendosi però alle valutazione e determinazioni della Giunta. Il Centro Studi rappresenta da oltre 20 anni un presidio fondamentale per Foligno, sia a livello economico che culturale. Un Polo didattico dell’Università con 400 studenti e quindi un vettore di crescita per il territorio. La Regione ha tra i propri fini istituzionali anche quello di essere facilitatore e promotore della formazione culturale, sociale e professionale del proprio territorio”.
“Nel Centro varie problematiche aperte”
La presidente Tesei ha risposto che: “Questa Giunta si è posta l’obiettivo del contenimento della spesa pubblica. Il Bilancio della Regione Umbria dovrebbe sostenere famiglie e imprese nella prossima crisi, ormai dietro l’angolo. Un Bilancio completamente ingessato. La riorganizzazione complessiva ci ha permesso di risparmiare milioni di euro utili a chiudere i tanti dossier negativi che abbiamo ereditato: trasporto pubblico, contenziosi, questioni aperte con la Provincia e altri. Abbiamo anche potuto destinare a famiglie e imprese fondi per superare la pandemia e i suoi effetti. Anche i piccoli risparmi sono quindi necessari ed utili. Nell’ambito del Centro studi la Regione versava 25mila euro all’anno, con una capacità di incidere sulla gestione quasi nulla. Il Centro non va molto bene e ci sono varie problematiche aperte. Abbiamo quindi deciso di recedere da questa partecipazione, così come da tutte quelle in cui paghiamo ma non incidiamo sulla gestione. Questo è avvenuto per tutte e 16 le partecipate regionali”.
“La partecipazione pubblica serve a mantenere presidi territoriali”
Tommaso Bori ha replicato sottolineando che “il Bilancio della Regione si aggira sui 2,7 miliardi mentre il costo della partecipazione era di 25mila euro. La partecipazione delle istituzioni serve a garantire presidi territoriali. È sbagliato essere presenti solo nelle realtà in cui si può comandare. Non credo che il Comune di Foligno, che versa 80mila euro, partecipi per comandare quanto piuttosto per promuovere lo sviluppo. Se si ritiene che quel Centro debba essere chiuso vorremmo capirne bene le motivazioni”.