Spoleto ha un nuovo patrono (non ce ne voglia San Ponziano), Santo Bertolaso, al secolo Guido, sbarcato in Umbria chiamato dalla Presidente Tesei
Spoleto ha un nuovo patrono (non ce ne voglia San Ponziano), Santo Bertolaso, al secolo Guido, sbarcato in settimana in Umbria chiamato dalla Presidente Tesei come consulente per arginare il difficile momento della pandemia. Un primo mezzo miracolo però l’ex capo della prociv (nel 2016 proposto da Lega, Fd’I e FI per la poltrona di sindaco di Roma, lo ha compiuto oggi in quel di Spoleto dove, solo a citare il suo nome, anche il partito democratico si è clamorosamente trovato in linea con la giunta a trazione leghista del sindaco De Augustinis.
Prove di nuove alleanze? E’ più che probabile. Da qualche settimana esponenti come Camilla Laureti (Pd) e Maria Elena Bececco (Spoleto Popolare) stanno traccheggiando, con argomenti spesso risibili, sul difficile tema della difesa dell’ospedale seguendo pedissequamente le azioni del primo cittadino, a cominciare da quel ricorso al Tar dell’Umbria contro l’Ordinanza di trasformare il nosocomio cittadino in ospedale covid che ha letteralmente spaccato i rapporti tra la città e palazzo Donini.
La paura di perdere i servizi traslocati a Foligno una volta terminata l’emergenza era ovviamente concreta e per questo la governatrice, che nelle ultime settimane ha cercato di spiegare in quale crisi sanitaria si trova anche l’Umbria, aveva più volte dichiarato pubblicamente che tutti i servizi sarebbero tornati a Spoleto a fine pandemia.
Non bastava. Così la presidente si è convinta a varare una Ordinanza con cui l’impegno veniva sancito nero su bianco. Ma quanto meno alla stampa fedelissima del deaugustinispensiero non bastava neanche questo: la governatrice non ha previsto le coperture economiche. Una escalation da richiedere l’intervento di un buon analista, visto che appare difficile prevedere coperture economiche per un Piano sanitario regionale che deve essere ancora affrontato.
Santo Bertolaso proteggici tu
In compenso è bastato che l’ex alto dirigente della prociv mettesse piede nella città del festival che in molti si sarebbero ricreduti: la pandemia c’è ed è grave (ma daii?), con la Regione si può tornare a dialogare (ma va?).
Insomma laddove non è bastata la parola e gli atti ufficiali dell’istituzione regionale, è stato sufficiente il materializzarsi di Santo Bertolaso, che in questa partita è un “consulente”.
E che, come confermavano nel pomeriggio da Corso Vannucci, ha un incarico a termine: finita l’emergenza, forse anche prima, il suo incarico cesserà. Quindi non sarà lui a progettare il ritorno dei servizi o addirittura di potenziarli.
A dare notizia del suo arrivo è stato il sindaco e amico personale di Bertolaso, Umberto De Augustinis, con una nota diramata nel pomeriggio: “Un primo incontro informale, circa la situazione attuale dell’ospedale di Spoleto, si è tenuto questa mattina tra il Sindaco Umberto de Augustinis e Guido Bertolaso, consulente della Regione Umbria in merito all’emergenza sanitaria da Covid-19.
Un incontro che Bertolaso ha effettuato in prima persona anche alla luce della particolare importanza che il San Matteo degli Infermi riveste nel quadro della rete ospedaliera regionale, sia in questa fase di emergenza che nella normale attività e in vista dell’incontro ufficiale che dovrebbe essere messo in calendario per la prossima settimana. Proprio ieri in un atto di indirizzo la Giunta Regionale ha ribadito, così come già scritto nella precedente ordinanza n° 67 del 22 ottobre, il ripristino nella struttura spoletina, ad emergenza terminata, di tutti i servizi sanitari originariamente erogati”.
Il Consiglio comunale della vergogna
Intanto questo pomeriggio è andato in scena un altro (poco degno) Consiglio comunale in cui è ancora una volta emersa chiara l’incapacità dell’assise di approvare anche solo una mozione in difesa dell’ospedale. Di carta finora, tra lettere di intenti e documenti della capigruppo, ne è stata scritta, ma un documento formale dell’assemblea (quella che sarebbe il Parlamento cittadino) ancora non è stato partorito.
Eppure la possibilità c’era, visto che da martedì era stata ripresentata, emendata, una mozione a firma dei 10 consiglieri che si erano da subito dichiarati contrari ad una azione giudiziaria. Oggi l’opportunità di discuterla, modificarla, emendarla, e di doverla necessariamente votare.
Le cose sono andate in modo diverso e non è ben chiaro quali siano i veri motivi: non dare il ‘primato’ ai dieci consiglieri? Non impegnare formalmente il sindaco con un atto della città? Vallo a capire. Di certo nessuno degli altri 16 consiglieri ha minimamente proposto un emendamento, né ha portato una propria proposta.
Il capogruppo della Lega, Davide Militoni, per la verità è stato costretto ad ammettere di aver abbozzato una integrazione al documento ma alla fine ha dato l’ordine di scuderia (raccolto solo da 4 dei 7 componenti il gruppo) di non votare la mozione accettando di rinviarla. A quando non è dato sapere, visto che il prossimo consiglio, fissato per il 12 novembre, sarà monotematico sul bilancio Ma d’altra parte l’Ospedale può attendere.
Al limite dell’incomprensibile la posizione tenuta dal piddì che ha cercato di svincolarsi invocando a più riprese la presenza del collega Marco Trippetti, l’unico in grado di apportare delle integrazioni: peccato che Trippetti fosse di turno come rianimatore nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale covid di Spoleto e che già aveva dato un contributo alla stesura del documento dei capigruppo di venerdì 23 ottobre.
Perché la mozione dei 10 (Di Cintio, Polinori, Santirosi, Profili, Frascarelli, Settimi, Morelli, Proietti, Loretoni e Fedeli) non è altro che quel documento approvato dalla conferenza, limato solo su due punti non coerenti: mantenere la chirurgia robotica atteso che non vi sono alternative per percorsi “puliti” e capire perché il CTS a giugno aveva deciso che Spoleto non era adatto a ospedale covid.
A dir poco confuso il capogruppo di Forza Italia Filippo Ugolini che prima si è avventurato a chiedere di mettere ai voti il ritiro della mozione dei 10 colleghi (“neanche in Burundi avviene” ha commentato Gianmarco Profili) poi, in alternativa alla mozione, ha proposto di far redigere ai capigruppo un documento da consegnare a Bertolaso sulla scia di quanto affermato dal sindaco: “avete perso il contatto con la realtà. Siamo nel mezzo di una pandemia. Ho detto che ora possiamo avere una garanzia concreta sul futuro dell’ospedale. Ma i distinguo non servono. Occorre fare un documento e darlo a Bertolaso per riottenere l’ospedale e proseguire nella gestione covid. Le scelte che vanno fatte devono essere ponderate secondo il momento specifico. La presenza di Bertolaso ci consente una interlocuzione seria perché prima non c’era questa possibilità”.
Altro che discorsi sulle mozioni, qui la situazione è drammatica. E dobbiamo fare altro ma non discorsi retorici. Abbiamo solo la via istituzionale e non la piazza” ha detto il sindaco nel suo secondo intervento.
Il dibattito andato in scena è stato di un livello tale che risulta difficilmente commentabile.
Più di 6 ore di capriole, veleni, affondi, difese, denunce e arrampicate sugli specchi, tutti ovviamente con il tono di voce impostato per rendere credibile anche la peggiore delle balle che chi volesse può ripercorrere qui. Anche solo riportarle sembra uno schiaffo al lettore.
VIDEO, IL CONSIGLIO COMUNALE DEL 5 NOVEMBRE
La mozione
L’impressione che si ha è quella che dietro a tutto ciò ci sia la vecchia strategia del divide et impera quella che per anni, d’accordo destra e sinistra e pure il centro, ha ammalorato la città su fronti diversi da quelli della politica ma comunque non troppo distanti da questa.
Di seguito, per onor di cronaca, la mozione depositata alla presidenza del consiglio comunale lo scorso 3 novembre dai 10 consiglieri.
“Il Consiglio comunale della Città di Spoleto,
premesso
che in data 31 gennaio 2020 è stato dichiarato lo stato di emergenza sul territorio nazionale a causa dell’infezione da COVID 19;
che, da ultimo in data 7 ottobre 2020, è stato prorogato tale stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021 a causa della recrudescenza dei contagi;
che, a seguito della citata emergenza, la legge ha previsto la necessità di individuare appositi ospedali dedicati (ospedali COVID), che sono strutture sanitarie indicata dal piano sanitario regionale per l’emergenza COVID come centri di accoglimento dei pazienti COVID-positivi con vari gradi di sintomatologia;
che la struttura sanitaria adatta ad essere convertita in Ospedale COVID deve possedere dei requisiti di spazi e impiantistica tali da consentire la definizione di aree e percorsi dedicati, dove i pazienti possono essere curati adeguatamente garantendo la sicurezza per loro e per gli operatori sanitari;
che l’isolamento delle aree di degenza deve essere perfettamente garantito ed è necessario delimitare i percorsi dei pazienti in arrivo col contemporaneo allestimento di apposite zone filtro per l’accesso e la vestizione degli operatori con i dispositivi di protezione individuale (DPI) e la zona di svestizione dai DPI contaminati;
che, all’interno dei percorsi individuati di un ospedale COVID può accedere esclusivamente il personale sanitario e tecnico appositamente addestrato necessario al funzionamento della struttura in base alle raccomandazioni e linee guida OMS;
che i pazienti già ricoverati per altre patologie presso una struttura che deve essere riconvertita in Ospedale COVID o sono collocati in un’ala isolata ed indipendente della struttura stessa oppure trasferiti presso altre strutture;
che la Regione Umbria nel periodo emergenziale ha dovuto riconfigurare la rete ospedaliera regionale a temporanea e parziale deroga della propria programmazione e gli ospedali umbri sono stati suddivisi in Dea (Dipartimento emergenza e accettazione) di I livello come punti di riferimento per la gestione dell’emergenza finalizzata al ricovero dei casi gravi nelle malattie infettive e in terapia intensiva e ospedali Dea di II livello, distinti in due tipologie, nel primo caso riconfigurati per l’emergenza coronavirus e nell’altro per la gestione della patologia acuta e sub acuta medica e chirurgica ordinaria;
che gli ospedali di base sono stati distinti in due tipologie: quelli destinati all’emergenza Covid, e quelli di supporto, che accolgono le patologie mediche di media intensità assistenziale in trasferimento dalle aziende ospedaliere e dai reparti di pronto soccorso;
che la Regione, in ossequio alle disposizioni emergenziali vigenti aveva individuato come ospedali covid quello di Pantalla, quelli di Perugia e Terni e quelli di Città di Castello e Foligno, al fine di raggiungere il numero di posti letto in terapia intensiva richiesto dal Ministero e l’ampliamento dei reparti di pronto soccorso degli ospedali umbri, comprensivo della riorganizzazione degli accessi;
che l’individuazione dell’ospedale di Spoleto tra quelli COVID, sarebbe dovuto procedere dopo un puntuale confronto sul tema con l’Amministrazione comunale, anche perché è quello di riferimento per la popolazione colpita dal sisma del 2016, ed all’ospedale di Spoleto fanno altresì riferimento i comuni della media ed alta Valnerina per tutte le esigenze sanitarie ivi comprese quelle collegate all’emergenze post sisma del 2016;
che l’ospedale di Spoleto è anche in stretta connessione con la funzionalità sanitaria della Casa di reclusione di massima sicurezza di Maiano di Spoleto;
che attribuire la qualifica di ospedale COVID al nosocomio della Città di Spoleto, comporta lo spostamento della quasi totalità dei servizi previsti, compreso il punto nascite e servizi essenziali ed urgenti in altre strutture regionali;
preso atto
che la pandemia sta vivendo una recrudescenza, con una seconda fase di contagi che appare nei numeri addirittura maggiore della precedente rendendo palese l’incapacità di una risposta adeguata delle strutture sanitarie della Regione così come riconfigurate nella prima fase dell’emergenza;
che l’incremento esponenziale dei contagi sul territorio regionale, ha reso necessario nuove azioni, e la Regione, quindi, ha deciso di attribuire la qualifica di ospedale COVID al nosocomio della Città di Spoleto;
che la Regione ha deciso di implementare le strutture adibite alla gestione del Covid 19 implementando il nosocomio spoletino alla gestione dei casi Covid tra i DEA di primo livello, decisione che non è mai stata ufficialmente comunicata né tantomeno condivisa col Sindaco, e questo non può che essere stigmatizzato;
che pesano in questo momento le gravi decisioni del passato come quella di non realizzare un unico ospedale tra i territori afferenti al folignate e allo spoletino, oppure ancora quella delle continue spoliazioni dell’ospedale di Spoleto;
che anche nell’attuale “consiliatura”, su proposta della IV commissione consiliare permanente presieduta dalla consigliera Morelli, documento condiviso con l’associazionismo cittadino, nel giugno del 2019 è stata già approvata all’unanimità una mozione che impegnava il sindaco a seguire tutte le vicende che interessavano la valorizzazione del presidio ospedaliero cittadino;
considerato che
gli effetti della pandemia, che si sta di nuovo abbattendo sulla nostra comunità va affrontata con il giusto spirito di sussidiarietà tra i territori al quale la città di Spoleto non intende sottrarsi ma questo non può prescindere dal coinvolgimento degli attori locali e non può prescindere dal dare garanzie per il presente e per il futuro;
la destinazione del Nosocomio di Spoleto ad Ospedale Covid ha generato perplessità tra la comunità locale, poiché per come è stata disposta rappresenta un conversione dei reparti convenzionali, in cinque reparti Covid per varia intensità di cura, mantenendo attivo il punto di Primo Intervento, e tutti gli altri servizi ambulatoriali;
è imprescindibile che tali reparti utilizzati al trattamento della patologia Covid 19 dovranno seguire comunque il ripristino totale della situazione antecedente la riconversione comprensiva del personale medico-infermieristico;
Il consiglio comunale alla luce di quanto sopra riportato impegna il Sindaco a compiere tutti gli atti necessari presso la Regione per chiedere e garantire che:
• Si preservi e garantisca in futuro il ripristino di tutte la strumentazione medico-sanitaria che sono state donate dalle Associazioni/Fondazioni presso il Nosocomio San Matteo degli Infermi, e garantisca che tali strumentazioni non vengano destinate altrove;
• Si mantengano dunque operativi i reparti essenziali al fabbisogno sanitario dell’intero comprensorio (comprendente dunque tutta la Valnerina etc.);
• Si attivino immediatamente le procedure per l’adeguamento dell’organico fortemente carente, di medici pneumologi, infettivologi, intensivisti, cardiologi etc., e personale infermieristico e paramedico per il corretto trattamento dei pazienti Covid;
• Si organizzino idonee procedure per l’esecuzione di tamponi rapidi, sia per il personale che per l’utenza;
• Si valuti la ripartizione del peso in termini di personale, mezzi, posti letto tra tutte le strutture sanitarie del territorio umbro secondo le rispettive caratteristiche, così da garantire una corretta gestione dell’emergenza e al contempo assicurare un livello minimo dei servizi per i cittadini in tutti i territori;
• Si ripristini l’ospedale di Spoleto alla situazione pre-Covid, e si adoperi con sollecitudine per potenziare ed efficentare i reparti sanitari presenti, con particolare riferimento a quelli in maggiore sofferenza di mezzi e personale come tra l’altro dichiarato nell’Ordinanza regionale di chiusura temporanea dello stesso;
• Che una volta terminata l’emergenza COVID, tra i vari ripristini, venga garantita la riapertura del punto nascite, e alla luce di quello che sta accadendo, preveda una moratoria per almeno cinque anni, rispetto ai limiti previsti dalle disposizioni di legge, e questo anche per eventuali limiti imposti per altri reparti, qualora esistenti;
• Che la strumentazione biomedica inviata per la gestione dell’emergenza Covid, a disposizione del nostro ospedale al fine di potenziare i reparti che saranno ripristinati;
• Che si assicuri anche in questo momento di emergenza il continuo e proficuo confronto con l’Amministrazione comunale al quale si è ispirata sin dall’inizio della legislatura.
Spoleto, 3 novembre 2020”