Scale che si inseguono tra loro senza comprendere dove sia l’inizio o la fine di un percorso. Le due mani che si disegnano a vicenda senza che l’origine del moto sia identificababile. Un nastro di Möbius di Escheriana memoria. Non è una lezione di storia dell’arte ma una significativa metafora usata dal pm Massimo Casucci, per convincere il tribunale che le delibere di giunta regionale dell’inchiesta Sanitopoli erano “forme geometriche assurde”, dove “inseguiamo un contenuto che non c’è né prima né dopo”.
E così lo rinforza il collega Mario Formisano parlando di “un guscio vuoto”: “Non si può emanare un provvedimento e poi, solo in seguito, emanare l’istruttoria che dovrebbe averlo prodotto”. Questo è quello che l’accusa vuole provare. Cioè che le e delibere “urgenti” incriminate, in particolare la 1402 dell’ottobre 2009 (che secondo l’accusa sarebbe valsa all’ex capo di gabinetto della presidente Lorenzetti, Sandra Santoni, un posto alla Asl 3 di Foligno) e la delibera numero 46 del gennaio 2009 (delibera che ha per oggetto “l’autorizzazione alle aziende sanitarie e ospedaliere ad assumere personale”) sono state autorizzate prima ancora di ricevere le richieste di personale dalle Asl e prima ancora che venisse redatta un’istruttoria. “Insomma – spiega l’accusa – la prassi non viene rispettata, tutto avviene al contrario, prima si prendono le decisioni e poi si istruiscono le pratiche”.
Maria Rita Lorenzetti, Sandra Santoni e Gigliola Rosignoli siedono in aula, in silenzio, attente, nessuna emozione le tradisce nemmeno quando i pm formulano le accuse. La donna di ferro, “la zarina” come l’hanno definita negli anni delle grandi battaglie politiche, l’ex governatrice dell’Umbria, si lascia andare prima dell’ingresso in aula alle solite cortesie e battute con i giornalisti, ma il giorno della sentenza si avvicina e la tensione sembra salire anche per lei. E non di uno Zar ma di un imperatore parla il pm Casucci quando porta in aula la favola del re nudo. “Viene in mente la storia dei vestiti nuovi dell’imperatore a cui un sarto fa finta di cucire addosso il più bel vestito del mondo. L’imperatore amava il suo popolo – spiega il pm ma amava anche i vestiti e nessuno intorno a lui ha il coraggio di dire che il vestito non esiste. Solo quando va in piazza un bambino dice ‘il re è nudo’, così come qui, tutti a dire ‘che belle delibere, rispettano la spesa’, e si la rispettano, ma sono state prese in violazione delle regole” e poi il passaggio finale: “Per giungere al bene, in questa vicenda, si forza il sistema – spiega Casucci – Ma abbandonando la logica della decisione collegiale avviene la forzatura del sistema e l’assunzione della Santoni è proprio l’esempio del rischio che si corre forzando il sistema”. E’ così dopo oltre due ore di requisitoria che i pm ritengono che si sia raggiunta la prova. Gli imputati, tutti, si sono sempre dichiarati innocenti.
Oggi la requisitoria dei pm Massimo Casucci e Mario Formisano per il processo sull’inchiesta Sanitopoli che coinvolge a vario titolo anche l’ex governatrice dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti (avvocato Luciano Ghirga) e l’ex assessore alla sanità Maurizio Rosi (avvocati Valeriano Tascini e Fabrizio Figorilli) per i quali sono state richieste le condanne ad un anno e 4 mesi ed un anno e 8 mesi, con le aggravanti della continuazione del reato e la sospensione condizionale della pena.
Per gli altri imputati: Francesco Roberto Maria Biti e Luca Conti (difesi dall’avvocato Nicola di Mario) richieste condanne a 10 mesi, Francesco Ciurnella (avvocato Nicodemo Gentile) 9 mesi, Giancarlo Rellini 1 anno e due mesi , Giuliano Comparozzi 1 anno e due mesi (entrambi difesi dall’avvocato Angiolo Casoli), Paolo Di Loreto (avvocato Lorenzo Tizi) 1 anno e 4 mesi, Maria Gigliola Rosignoli (avvocato Saverio Senese) 1 anno e 1 mese, Sandra Santoni (avvocato Claudio Franceschini)1 anno e un mese. Anche per tutti loro richiesta l’aggravante della continuazione e la sospensione condizionale.
Le accuse. A Comparozzi (dirigente della Regione), Ciurnella (funzionario della Regione Umbria), Di Loreto (direttore regionale dell’Umbria Sanità e Servizi sociali), Rosi (ex assessore regionale alla sanità), Ranocchia (istruttore amministrativo), Rellini (funzionario del servizio1), Biti (segretario verbalizzante della giunta regionale), Lorenzetti (presidente della giunta regionale), Conti (segretario verbalizzante della Giunta regionale) e Rosignoli (direttore generale Ausl3 Foligno Spoleto), vengono contestati i reati di concorso, turbativa d’asta e falso per aver, a vario titolo, secondo l’accusa, “lavorato alla redazione di una delibera, la numero 46 del gennaio 2009 per “Autorizzazione delle aziende sanitarie locali ed ospedaliere ad assumere personale”. Inoltre per aver “indotto la Giunta regionale ad approvare la delibera utile all’assunzione di personale…benchè tale provvedimento risultasse mancante dei suoi contenuti essenziali. Infatti al momento dell’adozione di tale delibera, richiesta dall’assessore Rosi, con urgenza, l’attività istruttoria non era ancora terminata non essendo ancora pervenute tutte le istanze di gran parte delle aziende sanitarie dell’Umbria”. E per aver inoltre, sempre secondo l’accusa, “alterato l’atto di richiesta di autorizzazione all’assunzione di personale predisposto dalla Ausl3 di Foligno Spoleto, modificando il numero dei dirigenti del ruolo di cui si richiedeva l’autorizzazione all’assunzione, portando gli stessi da 3 a 4 mediante una correzione a penna operata da Rellini Giancarlo, su indicazione dell’assessore Rosi, a sua volta sollecitato dalla Rosignoli e dalla Santoni; quest’ultima risultava la diretta beneficiaria della correzione”, in quanto sarebbe stata lei a beneficiare dell’assunzione.
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