Gianpiero Bocci, Emilio Duca e Maurizio Valorosi devono restare agli arresti domiciliari. Il Tribunale del Riesame ha impiegato un solo giorno per valutare e decidere la conferma della misura cautelare nei confronti dell’ex sottosegretario agli Interni e segretario del Pd umbro e degli ex direttore generale e direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera di Perugia, indagati nell’inchiesta sulla Sanitopoli condotta dalla Procura di Perugia.
Per il Tribunale del Riesame Bocci, Duca e Valorosi (che nell’interrogatorio di garanzia si erano avvalsi della facoltà di non rispondere) possono inquinare le prove. Pertanto, l’istanza di scarcerazione presentata dai loro legali (David Brunelli e Francesco Falcinelli) basata sul fatto che, avendo lasciato le cariche assunte, non potevano in alcun modo interferire con le indagini in corso, è stata respinta dal Tribunale del Riesame.
Una misura restrittiva scattata il 12 aprile, nel blitz della guardia di finanza in esecuzione dell’ordinanza del gip Valerio D’Andria.
I tempi
Nel dispositivo firmato dal presidente Giuseppe Narducci è scritto che le motivazioni con cui il Riesame ha respinto le istanze di scarcerazione saranno depositate entro 45 giorni.
La posizione di Bocci
Un un giorno pieno di amarezza una buona notizia per l’ex sottosegretario Gianpiero Bocci, l’unico dei tre ancora agli arresti domiciliari che è voluto comparire dinnanzi al Riesame insieme ai propri legali. Nei suoi confronti, infatti, sarebbe caduta l’ipotesi di favoreggiamento, inizialmente ipotizzata dai magistrati che indagano sulla Sanitopoli perugina.