Il capogruppo regionale dell'Udc, Sandra Monacelli, interviene sul confronto in atto sul disegno di legge relativo alla nomina di direttori generali e sanitari in discussione in prima Commissione. Secondo Monacelli “sarebbe auspicabile che la geografia sanitaria dell'Umbria potesse essere disegnata secondo un concetto di vera meritocrazia, supportata da criteri di valutazione oggettivi, tesi a vigilare sui conseguenti standard qualitativi”.
“Sull'arengo, simbolicamente rappresentato dalla questione dei criteri per le nomine dei direttori generali e dei primari, si consuma tra le forze politiche di maggioranza della Regione Umbria un vero e proprio regolamento dei conti”, sostiene la Monacelli, secondo la quale “la prova di forza attualmente in atto, da cui potrebbero scaturire nuovi equilibri dei gruppi dirigenti, rende necessarie alcune riflessioni oggettive sulla natura del provvedimento in esame. La politica,per esercitare appieno il suo ruolo e gestire le sorti della sanità umbra,deve riconoscere e premiare i principi di qualità e merito senza rimanere ostaggio di una ristretta casta di direttori politicizzati. Garantita questa responsabilità nella gestione della sanità, resta da stabilire il margine di arbitrio della classe politica nella selezione di manager e primari”.
“Il tetto dei dieci anni per la durata delle funzioni dei direttori sanitari – spiega Monacelli – potrebbe evidentemente risultare stringente per un soggetto meritevole. Viceversa l'assenza di vincoli, non solo temporali, ma soprattutto in ordine alla verifica degli obiettivi assegnati e conseguiti, lascerebbe la volontà politica sotto scacco del potere, a questo punto totale, dell'apparato burocratico, reso esageratamente forte magari proprio dalle logiche di lottizzazione partitica”.
Per Sandra Monacelli “occorre quindi che sia preservata la possibilità di mantenere un dirigente, se meritevole, ma anche di poterlo sostituire con altri, in caso di valutazione negativa. Sarebbe dunque auspicabile – conclude – che la geografia sanitaria dell'Umbria potesse essere disegnata secondo un concetto di vera meritocrazia, supportata da criteri di valutazione oggettivi, tesi a vigilare sui conseguenti standard qualitativi”.