San Bevignate, il TAR si pronuncia / Tutto da rifare - Tuttoggi.info

San Bevignate, il TAR si pronuncia / Tutto da rifare

Alessia Chiriatti

San Bevignate, il TAR si pronuncia / Tutto da rifare

No alla proroga di tre anni / "Ricorso respinto" / E adesso chi paga?
Lun, 12/05/2014 - 22:32

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Il Tar dell’Umbria si è pronunciato, con sentenza depositata oggi (12 maggio, ndr) sul ricorso presentato dall’Adisu, l’Agenzia per il Diritto allo Studio, rappresentata dall’avvocato Antonio Bartolini, contro il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Beni Architettonici e Paesaggistici dell’Umbria, difesa dall’Avvocatura Distrettuale dello Stato. Tutta una questione di date quella che avrebbe fatto spuntare la contestazione tra gli enti e che porta lo stesso Tar a dirimere la vicenda.

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Come tutto ebbe inizio – La storia comincia il 4 settembre del 2008, quando i lavori furono autorizzati dalla Soprintendenza, il cui intervento fu richiesto dati i vincoli ai quali la zona è sottoposta. “Sino al momento della notifica del provvedimento impugnato – si legge nel provvedimento del Tribunale Amministrativo – l’A.DI.S.U. non aveva modo di dubitare della piena efficacia dell’autorizzazione paesaggistica. Il termine quinquennale di efficacia dell’autorizzazione, rilasciata dalla Regione Umbria del 29 Luglio 2008 e sottoposta al parere favorevole della Sovrintendenza con provvedimento del 4 Settembre 2008, sarebbe stato prorogato di ulteriori tre anni”. L’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla regione a luglio del 2008 ed efficace dal 4 settembre 2008 avrebbe pertanto avuto scadenza quinquennale, fino al settembre 2013.

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Nella sentenza del Tribunale Amministrativo si legge che già il 26 febbraio 2014, “la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici dell’Umbria, essendo a conoscenza della volontà dell’Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario (A.DI.S.U.) di procedere alla realizzazione di una residenza universitaria in località Monteluce via E. Dal Pozzo, comunicava che, risultando il progetto privo della necessaria autorizzazione paesaggistica dalla data del 5 Settembre 2013, i lavori non potevano avere inizio e il progetto avrebbe dovuto essere ripresentato alla valutazione di compatibilità paesaggistica secondo le procedure previste”.

Arrivato il 21 agosto 2013, con l’entrata in vigore del Decreto del Fare, “l’autorizzazione rilasciata poteva fruire della proroga automatica di ulteriori tre anni sino alla data del 4/9/2016: la stessa Regione Umbria, con nota acquisita al n. 1746 in data 18/2/2014 del protocollo A.DI.S.U., rispondendo ad uno specifico quesito in tal senso, riteneva confermata la validità dell’autorizzazione rilasciata ed applicabile la proroga triennale”.  Ma è qui che arriva il problema: la Soprintendenza ha “per un verso, disatteso immotivatamente le sopravvenienze normative in materia”. Inoltre per il TAR tutto dovrebbe esser fatto cominciare il 29 luglio del 2008, fatto che spinge lo stesso Tribunale a parlare di “violazione del regime di proroga triennale, automaticamente applicabile alle autorizzazioni paesaggistiche”, adducendo la violazione dell’avviso espresso dalla Regione. “Le censure di violazione di legge per omessa considerazione del triennio di proroga comuni ad ambedue i motivi – continua il Tar – non sono, ad avviso del Collegio, meritevoli di accoglimento”.

Il rigetto – Nei confronti dell’autorizzazione paesaggistica non è perciò possibile individuare una data di efficacia diversa rispetto a quella del rilascio da parte della regione: il quinquennio di scadenza, maturato il quale la legge impone la ripresentazione del progetto, è quello del 29 luglio 2013. Ricorso dunque respinto.

Arriva poi il plauso dalle associazioni che si sono battute affinchè non si procedesse con la costruzione dello “steccone” di San Bevignate. “I lavori non potranno quindi riprendere – dicono  – e l’impresa sta già smontando le gru. Per ora la zona di San Bevignate è salva. E’ una grande vittoria dei tanti che in questi mesi si sono opposti al devastante progetto dello steccone che avrebbe stravolto per sempre una delle zone più belle della città. Una dura lezione per chi con arroganza e protervia ha assicurato che era tutto legittimo”.

Rimane tuttavia un’unica domanda: adesso chi pagherà per l’appalto della ditta (TML Costruzioni) che erano pronte a cominciare i lavori, dopo essersi assegnate la gara d’appalto, considerando anche che i soldi del Ministero non potranno essere riallocati per altri interventi?

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