Supera i 23 miliardi e mezzo di euro il tesoretto risparmiato dalle famiglie e dalle imprese umbre. E se le imprese – grazie ad una maggiore redditività accompagnata all’atteggiamento prudente che spinge a rinviare gli investimenti non necessari – hanno in liquidità 4 miliardi e 369 milioni, le famiglie umbre, che pure non lesinano consumi, anche ricorrendo ai finanziamenti, hanno messo da parte 19 miliardi e 160 milioni di euro.
Ma dove sono i soldi degli umbri?
Il risparmio delle famiglie
Le famiglie umbre non si fidano degli investimenti prospettati dallo Stato, dalle banche, da fondi di investimento, società e brookers. I soldi, di questi tempi, meglio tenerli in un posto sicuro, “visibile” e da dove, soprattutto, si possono riprendere agevolmente in caso di necessità. Anche se questo non fa guadagnare. Aumentano dunque ancora i soldi lasciati nei depositi (+1,4%): attualmente, ci sono, praticamente fermi, 12 miliardi e 257 milioni di euro. E la forma privilegiata di deposito è il conto corrente: in banca, a disposizione, le famiglie umbre hanno oltre 7 miliardi di euro (+6,8%). In calo, invece, i depositi a risparmio, che complessivamente ammontano comunque ancora a 5 miliardi 198 milioni.
Certo, i depositi sono garantiti (i soldi nei conti correnti fino a 100mila euro) ma sono anche quelli più facilmente nel mirino del fisco e dello Stato in generale in caso di necessità, come nella famosa manovra notturna scelta da Giuliano Amato 26 anni fa per consentire all’Italia di entrare nell’euro.
E poi ci sono quei 6 miliardi e 903 milioni che vengono investiti in titoli in custodia, ma è un’opzione che convince sempre meno (-4,7% in un anno). Dopo i soldi persi con i crac di alcune banche, anche del centro Italia, i soldi investiti in obbligazioni bancarie (646 milioni) sono sempre meno: la riduzione in un anno è stata del 38,4%, seguita a quel -38,5% registrato un anno prima. Insomma, in due anni questa forma di investimento, in Umbria, è calata di oltre il 70%.
Ma non convincono neanche i titoli di Stato italiani, la cui domanda è scesa di oltre 8 punti percentuali. Attualmente le famiglie umbre hanno investito in questi titoli un miliardo e 274 milioni di euro.
Più tenue la contrazione dell’acquisto di azioni (-2,6%), ma la quota investita è relativamente bassa, superando di poco il mezzo miliardi di euro.
Crescono invece, tra gli investimenti in titoli a custodia, le quote di Organismi di investimento collettivo del risparmio: +6,1%, fino ad arrivare a 3 miliardi e 930 milioni di euro.
Il risparmio delle imprese
La propensione a rinviare gli investimenti di fronte all’incertezza economica del momento (atteggiamento che, secondo un’indagine condotta dalla Banca d’Italia, proseguirà anche nel 2019) porta le imprese umbre ad avere molta liquidità. Soldi che nella maggior parte dei casi restano però disponibili a breve termine. Nei conti correnti delle imprese umbre ci sono oltre 3 miliardi e mezzo di euro. In questo caso, l’incremento rispetto a un anno fa sfiora i 10 punti percentuali.
Scarsi gli investimenti finanziari, a cui le imprese destinano solo 487 milioni di euro (con una riduzione del 5,3%). Di questi, solo 60 milioni sono investiti in titoli dello Stato italiano, 41 in obbligazioni bancarie e 49 in azioni. Più consistenti e in crescita i soldi affidati ad Organismi di investimento collettivo del risparmio: 272 milioni di euro, con una crescita del 6,1%.