Su 10mila edifici danneggiati dal terremoto del 2016 in Umbria, sono appena poco più di 300 le richieste di contributo presentate all’Ufficio speciale per la ricostruzione tra danni lievi e pesanti. Eppure la possibilità di presentare le domande sta per scadere: per la ricostruzione leggera il termine è fissato a fine aprile, per i danni gravi a fine ottobre. Salvo proroghe, chi non rispetta tali termini perderà i contributi pubblici.
I dati sono emersi durante un convegno che si è tenuto a Spoleto venerdì pomeriggio, alla presenza tra gli altri del commissario straordinario per la ricostruzione Paola De Micheli.
I dati su ricostruzione leggera e pesante
Nel dettaglio, in Umbria sono circa 10mila gli edifici danneggiati dall’ultimo terremoto e, a oggi, sono 300 le domande di contributi presentate per la ricostruzione cosiddetta leggera, cioè di edifici abitativi e produttivi con danni lievi. Di queste, 100 sono state già autorizzate, altre 25 sono in istruttoria e, quindi, potenzialmente autorizzabili, 50 sospese per irregolarità di tipo amministrativo, 100 in attesa di integrazione da parte dei professionisti e 25 quelle pervenute più recentemente e, perciò, in attesa di valutazione.
Sul fronte della ricostruzione pesante, cioè relativa a edifici gravemente danneggiati o distrutti, sono appena 15 le domande avanzate sul versante abitativo, di cui 1 autorizzata, e 17 su quello produttivo, di cui, anche qui, 1 autorizzata.
Le norme e le difficoltà
A promuovere l’incontro è stata la Rete delle professioni tecniche (Rpt) dell’Umbria con l’obiettivo appunto di fare il punto sulla ricostruzione post sisma. Un confronto che ha interessato non solo i tecnici, ma anche mondo produttivo e istituzioni, che si è svolto in un clima collaborativo, ma durante il quale non sono mancate richieste di chiarimenti. “Ci sono tutte le condizioni normative per partire – ha ribadito il commissario straordinario –. Sono consapevole che non tutti i nodi sono ancora stati sciolti, ma il fatto di poter lavorare avendo finanziato moltissimo la ricostruzione, pubblica e privata, l’aver scelto le priorità, l’avere un modello di comunità alle quali rivolgerci, l’aver individuato con chiarezza le responsabilità della filiera che ricostruisce rappresentano dei passi in avanti. Tutti giustamente vorrebbero avere le soluzioni in poche settimane, ma questo è un terremoto grande e complicato i cui problemi affondano le radici nell’ultimo trentennio”.
“Lo stato attuale – ha osservato il coordinatore della Rpt Umbria Roberto Baliani – risente delle scelte che sono state fatte all’inizio. La centralizzazione della gestione del terremoto ha causato qualche scompenso e non ha portato quella omogeneizzazione delle procedure nelle quattro regioni che avrebbe dovuto dare dei benefici. Però, grazie anche al nostro atteggiamento collaborativo e responsabile e all’appoggio dell’Ufficio speciale per la ricostruzione (Usr), gli ultimi provvedimenti normativi sembrano essere propizi a una velocizzazione della ricostruzione e a un miglioramento della sua qualità. C’è ancora molto da fare a cominciare dal cercare di ridurre il corpo normativo che è già gigantesco”.
In particolare, rispetto alle novità normative, Baliani si riferisce al decreto legge 148 del 2017 (correttivo del decreto legge 189 del 2016) e all’ordinanza 46 dell’11 gennaio 2018 i cui dettagli sono stati illustrati da Filippo Battoni e Francesca Pazzaglia dell’Usr Umbria, ufficio diretto da Alfiero Moretti anch’egli intervenuto al convegno. “Ci sono state delle modifiche e introdotte una serie di norme – ha detto Moretti – che accelerano e snelliscono tutta una serie di procedure e che danno ulteriori certezze ai professionisti. Il dato fortemente positivo è l’aver raggiunto le 100 concessioni contributive sui danni lievi e l’aver cominciato a rilasciare anche quelle sui danni gravi”.
Opere pubbliche e beni culturali, 362 interventi per 285 milioni
Per completare il quadro umbro, sono stati forniti anche i dati relativi alle somme già stanziate per le opere pubbliche e i beni culturali che sono pari a quasi 285 milioni di euro per 362 interventi complessivi che riguardano innanzitutto scuole (103 milioni di euro per 57 interventi), chiese (64 milioni di euro per 140 interventi) ed edilizia residenziale (25 milioni di euro per 34 interventi), oltre ad altre opere varie.
Presente al convegno spoletino anche l’assessore regionale Giuseppe Chianella. “Così come nella fase dell’emergenza è stato fondamentale l’apporto della rete delle professioni, soprattutto per l’enorme sforzo relativo al censimento degli immobili agibili e di quelli danneggiati, – ha osservato – anche ora che sta partendo la ricostruzione sarà decisiva la collaborazione con tecnici e professionisti, soprattutto nell’interesse dei cittadini e di tutta l’area colpita dai terremoti”.
“L’Umbria – ha ricordato il rappresentante della Giunta regionale – è stata una Regione protagonista in positivo sia nella fese dell’emergenza sia in quella della definizione di tutto il quadro normativo che regola la ricostruzione. Oggi disponiamo di risorse certe e di strumenti normativi sia per la ricostruzione pubblica che per quella privata. Già questa mattina – ha aggiunto – proprio con i rappresentanti della Rete delle professioni c’è stato un primo incontro sul disegno di legge regionale per la ricostruzione che la Giunta regionale ha preadottato e che vogliamo sottoporre alla più ampia partecipazione, a cominciare dai tecnici e dai professionisti che hanno un ruolo di assoluto rilievo nella ricostruzione”. Per Chianella, la ricostruzione “dovrà realizzarsi in tempi rapidi, con procedure semplici, ma in modo che assicuri la massima sicurezza degli edifici e che si svolga nel rispetto della sicurezza del lavoro nei cantieri”. In questa opera “l’Umbria porta anche le buone pratiche frutto delle passate esperienze, altrettanto complesse e drammatiche, delle ricostruzioni post sisma del 1979 e del 1997”.
Il disegno di legge sulla ricostruzione
Intanto prosegue la fase di partecipazione sul disegno di legge sulla ricostruzione, che si propone di contribuire a raccordare la fase di ricostruzione con quella dello sviluppo delle aree maggiormente colpite dal sisma – anche mediante uno strumento strategico, il Master Plan della Valnerina – e intende utilizzare la ricostruzione come occasione di riqualificazione del territorio e degli insediamenti, dal punto di vista paesaggistico e della sostenibilità ambientale, nonché di valorizzazione delle attività economiche, specie quelle che connotano il territorio stesso e ne rappresentano le maggiori qualità.
Fra gli obiettivi principali obiettivi vi è anche quello della riduzione della vulnerabilità sismica e del rafforzamento, con gli strumenti e le scelte disponibili nel campo delle attività edilizie ed urbanistiche, del senso di sicurezza, della percezione di sicurezza delle popolazioni, al fine di scongiurare ogni possibile fenomeno di abbandono e porre le condizioni per un convinto e sereno radicamento della residenza e delle attività economiche in un territorio che vede ripetersi con frequenza eventi sismici molto rilevanti. Viene affrontato in varie fattispecie il tema delle delocalizzazioni laddove le condizioni delle aree di sedime attuali di edifici e insediamenti, anche a seguito di indagini aggiornate, non sono motivatamente in grado di garantire sicurezza o laddove la delocalizzazione consenta di incrementare la sicurezza degli insediamenti e degli spazi pubblici.
Dopo l’avvio della fase partecipativa del ddl, iniziato venerdì mattina a Perugia proprio tra i rappresentanti degli assessorati regionali all’ambiente ed all’urbanistica con tutti i rappresentanti della rete delle professioni tecniche, la partecipazione proseguirà il 5 febbraio. Lunedì è in programma una riunione dei rappresentanti della Giunta regionale con i sindaci dei Comuni dell’Umbria, i Presidenti delle Province di Perugia e Terni, l’Anci (Associazione nazionale dei Comuni) Umbria che si terrà a partire dalle ore 9.30 a Villa Umbra, sede della Scuola umbra di amministrazione pubblica (a Pila di Perugia).
(Modificato alle 8 del 4 febbraio)