Revenge porn, condannato 25enne | Lo sconcerto della vittima: "Pena mite e messaggio scoraggiante" - Tuttoggi.info

Revenge porn, condannato 25enne | Lo sconcerto della vittima: “Pena mite e messaggio scoraggiante”

Flavia Pagliochini

Revenge porn, condannato 25enne | Lo sconcerto della vittima: “Pena mite e messaggio scoraggiante”

Mer, 27/03/2024 - 11:29

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Soddisfatta invece la difesa, per cui non c'è stata prova che l'indagato abbia effettivamente caricato i video

Una condanna a due anni e 10 mesi che soddisfa la difesa (l’avvocato Delfo Berretti potrà ricorrere in appello o chiedere i lavori socialmente utili) ma che fa infuriare la parte lesa, una giovane vittima di revenge porn, che tramite l’avvocato Laura Modena incassa la condanna, ma sottolinea come questa sia “francamente mite e rischia di mandare alle vittime un messaggio scoraggiante”.

I fatti sono avvenuti nei mesi scorsi, come racconta il Messaggero in edicola questa mattina, 27 marzo 2024: il giovane assisano, un 25enne, era finito ai domiciliari con l’accusa di aver diffuso immagini e video, con account social in cui al nome e cognome della vittima era associato anche l’aggettivo di “hot” e anche il suo numero di telefono; e per questo era stato accusato stalking, diffamazione e revenge porn. Il tutto era avvenuto dopo la fine di una relazione, durata sei anni, con una giovanissima ragazza, ricorsa anche alle cure di un professionista per l’angoscia che i fatti le avevano creato.

A quasi un anno di distanza, la (prima) fine della vicenda:   il processo di rito abbreviato è finito con una condanna a due anni e dieci mesi, “convertibile” in lavori socialmente utili; il giovane si è sempre detto innocente dei fatti contestatigli, e ha accusato un “presunto gruppo criminale”, parola del procuratore capo Raffaele Cantone – “interessato alle vicende sentimentali della coppia e che lo avrebbe aggredito per rubargli i suoi strumenti informatici ed estrapolare, per poi pubblicarle, le immagine intime della ragazza”. Una perizia ha accertato che il giovane non è stato sincero – e per questo il pm ha contestato la simulazione – ma un punto per la difesa è stato segnato dal fatto che certe immagini fossero in realtà in possesso di entrambi i ragazzi e quindi potrebbe essere stata la vittima a inoltrarle a qualcun altro che le ha poi diffuse.

Per una difesa che festeggia, “Siamo soddisfatti della sentenza”, le parole di Berretti al Messaggero, c’è una parte civile che affida il suo sconcerto al suo avvocato: “È stato riconosciuto colpevole e questo è un primo punto – spiega Modena -. Ma la condanna è francamente mite e alle vittime rischia di mandare un messaggio scoraggiante: è inutile denunciare, tanto se la caverà con poco. Il pm non può appellare visto l’abbreviato, mentre l’imputato può rinunciare all’appello e avere così uno sconto ulteriore di pena di un sesto”

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