Regione, lo scontro interno alla Lega sulla Giunta Tesei - Tuttoggi.info

Regione, lo scontro interno alla Lega sulla Giunta Tesei

Massimo Sbardella

Regione, lo scontro interno alla Lega sulla Giunta Tesei

Mancini teme il trappolone, la richiesta di un posto in più e il caso Agabiti
Ven, 08/11/2019 - 12:47

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Si alza la  posta sul tavolo verde della Lega, che anche in Umbria è ormai entrata in un numero sempre maggiore di stanze dei bottoni. E se la posta è più alta, aumenta anche il livello dello scontro tra i giocatori intorno al tavolo. Del resto ne sanno qualcosa anche in casa Pd, dove comunque si continua a litigare anche se sul tavolo c’è rimasto ben poco.

La Lega, invece, deve posizionare le sue pedine a Palazzo Donini, con un possibile domino a Palazzo Cesaroni. E da lì, nei posti che contano in tante partecipate umbre.

Le consegne del Capitano

Prima di lasciare l’Umbria, all’indomani della storica vittoria di Donatella Tesei, Matteo Salvini aveva dettato la linea. Ma ora che il Capitano è impegnato a preparare le elezioni in Calabria e in Emilia Romagna, tra i graduati rimasti sul campo nel Cuore verde (in tutti i sensi) d’Italia sale la tensione.

Onorevoli scontri

Onorevole scontro quello che vede da un lato il segretario umbro Vinicio Caparvi, Riccardo Augusto Marchetti e il sempre più potente senatore Simone Pillon e dall’altro il senatore Luca Briziarelli e Valerio Mancini, confermatissimo in Consiglio regionale.

Lunedì le chiavi del Palazzo a Tesei

In questo clima Donatella Tesei, ancora senatrice leghista, lunedì (ore 10) si insedierà a Palazzo Donini, per prendere il testimone dal presidente uscente facente funzioni, Fabio Paparelli. Senza avere ancora la sua Giunta.

Schema: 2-1-1-1 o 3-1-1?

O meglio, l’ex sindaco di Montefalco la quadra l’avrebbe trovata. Ma la scelta di Salvini di chiedere le dimissioni dei consiglieri chiamati nell’esecutivo e le rivendicazioni della Lega di un posto in più visto il grande risultato delle urne (portando così lo schema al 3-1-1) stanno complicando i piani, rimettendo in discussione il 2-1-1-1 di partenza.

Mancini teme il trappolone

Valerio Mancini, con il clima che c’è nel suo partito, teme il trappolone. E per questo non ci pensa proprio a lasciare il suo posto di capogruppo della Lega. Capogruppo di maggioranza e della pattuglia più numerosa a Palazzo Cesaroni. Insomma, un ruolo da dove può incidere. Confermandosi nel ruolo di vice presidente dell’Assemblea legislativa.

Squarta ha visto il “suo” nuovo ufficio

Sulla poltrona di vice presidente è pronto a sedersi Marco Squarta. Che già prima delle elezioni, quando si parlava di un possibile ticket con Tesei, aveva fatto sapere di preferire la guida dell’Assemblea. Posto di alto profilo istituzionale. E soprattutto sicuro. Tanto che lunedì Squarta è salito al piano nobile per vedere gli uffici che fino a qualche giorno fa erano stati di Donatella Porzi.

Sanità: l’esperto dal Veneto

L’unico nome certo per la Giunta appare, paradossalmente, l’ultimo emerso. Quello di Luca Coletto, pronto a scendere dal Veneto per gestire la delegata delega alla Sanità. Ruolo già svolto in Veneto per Zaia. Da lì, è stato sottosegretario al ministero della Salute nel primo governo Conte. Insomma, esperienza in questo settore ne ha maturata.

Una soluzione esterna, la sua, con non dispiace: perché Coletto non è legato agli ambienti ospedalieri e delle Asl umbre ed anche perché, diciamolo chiaramente, dopo quanto accaduto con il caso Sanitopoli in pochi se la sentono di sedersi sulla poltrona che era stata di Luca Barberini.

Carissimi… incarichi

Con il “no” di Mancini la Lega è pronta a portare a Palazzo Donini anche Daniele Carissimi, per affidargli le deleghe dell’Agricoltura (con il nodo dei rapporti con Agea per i fondi pubblici), Caccia e pesca (ed anche qui le vicende da gestire sono piuttosto complesse).

In attesa

Ai nastri di partenza ci sono però anche Paola Fioroni ed Enrico Melasecche. La prima perché potrebbe essere chiamata nel caso in cui la governatrice Tesei accetti di preparare un’altra poltrona in quota Lega. E comunque, il suo nome potrebbe tornare utile per far quadrare il conto di genere. Melasecche per entrare a Palazzo Cesaroni in caso di scorrimento della lista della Lega (lui è il primo dei non eletti), ma addirittura per una possibile chiamata diretta in Giunta.

Gli alleati nicchiano

Alle tensioni interne alla Lega si uniscono i malumori degli alleati. Che riconoscono il traino della Lega, però non vogliono lasciare tutto in mano agli uomini di Salvini. E non solo per una questione di numeri.

Le carte di FdI

Fratelli d’Italia sembrava pronta a fare il cambio, portando Michele Fioroni dalla Giunta Romizi a quella Tesei. Ma nelle ultime ore le quotazioni dell’assessore perugino sono calate. E allora il partito di Giorgia Meloni potrebbe giocarsi la carta di una donna: Elena Proietti o Michela Sciurpa, entrambe rimaste sulla soglia di Palazzo Cesaroni.

FI resta su Morroni

Forza Italia non chiede al suo alfiere Roberto Morroni di lasciare Palazzo Cesaroni nel caso di chiamata in Giunta. Cultura e turismo (per quest’ultima delega occorre vedere le intenzioni di Tesei circa l’opportunità di legarla agli uffici economici) le materie su cui Morroni dovrebbe dedicarsi rimanendo capogruppo azzurro.

Il “caso” Agabiti

Lo schema 3-1-1 voluto da una parte della Lega lascerebbe fuori dall’esecutivo Paola Agabiti, eletta nella lista Tesei Presidente. Un apporto di cui la neo governatrice non vorrebbe privarsi. La questione potrebbe essere ricomposta candidando la sindaca di Scheggino in quota Lega nell’elezione suppletiva di gennaio all’uninominale Umbria 2 per sostituire in Senato Donatella Tesei.

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