Celebrata la tradizionale messa per i nati nell'anno nel duomo di Spoleto. L'appello contro la vita sbandierata sui social network
Un appello per riaprire il punto nascite dell’ospedale di Spoleto. A lanciarlo l’arcivescovo Renato Boccardo in occasione della tradizionale messa per i nati nell’anno (in questo caso 2020) che si è tenuta il 14 febbraio in duomo.
Un appuntamento confermato, pur essendosi svolto in tono minore a causa della pandemia. Tra i presenti alla messa anche il sindaco Umberto de Augustinis.
Punto nascite, “auspico torni presto in piena efficienza”
“Auspico – ha detto il presule nell’omelia – che il reparto di Ginecologia ed Ostetricia, insieme con gli altri reparti fondamentali, possa presto tornare in piena efficienza nel nostro Ospedale. Lanciamo un appello a quanti sono responsabili del bene comune perché non risparmino l’impegno per far rifiorire la presenza indispensabile del nosocomio, punto di riferimento per Spoleto e il comprensorio circostante”.
“Le grandi cose della vita non vanno sbandierate in piazza“
Il Vangelo di domenica 14 febbraio presentava la figura del lebbroso purificato da Gesù. “Quest’ultimo – ha detto l’Arcivescovo nell’omelia – vede il lebbroso, si ferma, si commuove e lo tocca. Compie questi gesti di sollecitudine, di tenerezza e stende la mano per accarezzarlo; e l’uomo fu purificato dal suo male. Gesù prende su di sé la situazione del lebbroso, il suo limite, la sua sofferenza: è la tenerezza di Dio che si china sulle miserie fisiche e morali dell’uomo. Questo chinarsi è occasione per una nuova nascita. Gesù, però, impone al lebbroso di non dire nulla. Perché? Perché le cose grandi della vita – ha detto mons. Boccardo – non vanno sbandierate in piazza, hanno bisogno di essere interiorizzate e gustate fino in fondo“.
Tutti malati dei social network
E qui il Presule ha parlato dell’urgenza di recuperare la dimensione interiore. “Siamo tutti malati di comunicazione e la cosa più importante sembra sia raccontare ogni istante della propria vita su Facebook, su Instagram e negli altri social. Si mettono in “piazza” sentimenti, reazioni, sofferenze. Tutta scena, tutta facciata: si tratta di una vita vissuta sullo schermo. Stiamo perdendo la dimensione interiore, quella che è capace di dare sapore ai gesti, ai sentimenti e alle parole. È urgente allora ritrovare delicatezza e riservatezza che ci impediscono di pubblicare tutto e ci insegnano invece a coltivare nel cuore quanto accade. Le cose grandi, infatti, si concepiscono e si realizzano nella discrezione.
E sono quelle – ha proseguito il Presidente della Conferenza episcopale umbra – che lasciano il segno. Il resto passa: un post su Facebook dopo il primo istante già appartiene al passato, anche se continuiamo a scrivere e pubblicare. Proviamo a fare un bilancio: quanto tempo dedichiamo a leggere la nostra vita e a riflettere sugli avvenimenti e quanto stiamo sul telefonino in una comunicazione eterea? Stiamo rischiando di diventare persone di facciata che non coltivano il contenuto”.
Il messaggio del primario del punto nascite
Non c’era alla messa quest’anno il primario del reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto, Fabrizio Damiani. Che però ha inviato all’arcivescovo un messaggio di saluto. “Il dovere civico di rispettare le disposizioni in tema di contenimento della pandemia – ha scritto – mi costringono a rinunciare al privilegio di essere con voi. Grazie a lei, Eccellenza, per la vicinanza che sempre mostra a me personalmente e soprattutto al reparto “maternità” di Spoleto”.