Il modello di psicoterapia breve strategica, sviluppato da Giorgio Nardone e dai suoi colleghi presso il Centro di Terapia Strategica (CTS) di Arezzo (fondato da Paul Watzlawick e dal medesimo Giorgio Nardone) è caratteristico per aver stabilito una serie di protocolli specifici per il trattamento di vari disturbi di ordine psicologico.
Negli ultimi venti anni, grazie ad un processo sistematico di “ricerca-intervento”, il modello ha dimostrato di essere un importante strumento di conoscenza che si può applicare per risolvere molti problemi legati alla vita dell’uomo, che vanno dall’ambito clinico a quello educativo e imprenditoriale.
Questo lavoro ha identificato diversi modelli rigidi di interazione tra il soggetto e l’ambiente nel quale è immerso, da suddividersi in modelli acquisiti, involontari e spontanei. Tali sistemi rigidi d’interazione sono caratterizzati da una serie di tentate soluzioni che il soggetto applica per cercare di risolvere il problema, ma in realtà non fanno altro che alimentarlo e la terapia breve strategica va al di là delle classificazioni puramente descrittive, utilizzate della psichiatria e della psicologia clinica, per favorire una categorizzazione dei problemi umani di tipo “operativo”.
In questo modo il terapeuta cerca di capire come funziona il problema del paziente e come sia possibile farlo “funzionare meglio”, omettendo le sue presunte cause. Per avere maggiori informazioni su esercizi , costi ed ottenere informazioni dettagliate è possibile consultare esperti in terapia breve strategica su Guidapsicologi.it
Da un punto di vista pratico, la terapia breve strategica utilizza una serie di tattiche flessibili e strumenti che possono essere adattati a diversi tipi di paziente e a diversi problemi. I terapeuti correggono e regolano gradualmente il modello di intervento sulla base degli effetti osservati durante la risoluzione dei problemi.
Sviluppato da un approccio costruttivista-epistemologico, questo modello favorisce l’idea che gli esseri umani costruiscano il loro comportamento in base alle loro percezioni, basate a loro volta sulla esperienza vissuta o immaginata.
Un intervento orientato al cambio di una situazione deve cercare di far vivere un’esperienza diversa da quella percepita nella realtà, ossia deve fornire un’esperienza emozionale correttiva. Questa esperienza apre la strada a reazioni diverse che, se consolidate, portano la persona ad un cambio nella percezione della realtà producendo, di conseguenza, anche un cambiamento a livello emotivo, cognitivo e comportamentale.
Per fare tutto ciò lo psicoterapeuta “strategico” interviene utilizzando stratagemmi alternativi che non seguono la logica ordinaria e guida il paziente mettendo in discussione (e quindi cambiando) le sue percezioni e azioni “rigide”. Questo processo permette al paziente di riscoprire le proprie risorse, fino a quel momento bloccate nel circolo vizioso dell’interazione continua tra tentativi falliti e la persistente ricerca della soluzione del problema.