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Presa banda seriale di rapinatori perugini, “conduzione familiare”

Redazione

Presa banda seriale di rapinatori perugini, “conduzione familiare”

Bottino da 30 mila euro in tre mesi. Passamontagna e pistola finta alla mano colpivano le sale giochi
Ven, 12/06/2015 - 14:32

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Una banda a “conduzione familiare” per rapinare le sale giochi. Un colpo al mese per tre mesi con il fidanzato rapinatore e la dolce metà che fa da talpa. Il tutto condito con un’arcinoto perugino che ama i passamontagna e le pistole finte che sembrano vere. Tutto finisce quando uno dei due banditi viene arrestato in flagranza dalla Mobile guidata da Marco Chiacchiera e inizia a collaborare con gli inquirenti. A ruota lo segue il “collega” e ora in 4 dovranno rispondere delle 3 rapine ricostruite dalla polizia.

Il primo colpo. Perugia, Via Settevalli nr. 129, agenzia di scommesse “Izi Play”, ore 04.30 del mattino del 25 marzo 2013: all’interno del locale, ormai, vista l’ora, vi sono solo 3 clienti nella parte più interna ed un solo dipendente indifeso. Due quarantenni perugini, entrambi pluripregiudicati, indossano i passamontagna e, pistola-giocattolo alla mano (ma assolutamente identica ad un’arma vera), fanno irruzione nella sala ed in pochi minuti seminano il panico. Il primo, armato di pistola, la punta al commesso intimandogli di non alzare la testa e di non osare minimamente ribellarsi; il secondo, con le mani libere, salta oltre il bancone e costringe il povero malcapitato ad aprire, con le proprie chiavi in dotazione, la cassaforte contenente l’incasso. Prendono il bottino, che ammonta a circa 8500 euro in contanti e, con estrema velocità, si dileguano: fuori dal locale, pronta per la fuga, c’e’ la Fiat Punto della madre di uno dei due banditi.

Il secondo colpo. Qualche giorno più tardi, l’8 aprile 2013, sempre di notte, verso le 22.00, uno dei due rapinatori, fà irruzione in un’altra sala giochi, la “Golden Star” di Via Pievaiola, con le solite modalità, a quanto pare efficaci: indossa sempre un passamontagna scuro ed è armato con la stessa arma, “giocattolo” ma fortemente convincente. Nel locale, stranamente, non c’è neanche un avventore, ma vi trova soltanto due giovani ed ancor più indifese dipendenti: anche in questo caso, il rapinatore minaccia di fare fuoco e si fa consegnare l’incasso, stavolta ben più sostanzioso, pari a circa 15000 Euro. Anche stavolta, il rapinatore si dà a precipitosa fuga a bordo dell’auto della madre.

La commessa basista. Un’organizzazione “familiare” e davvero meticolosa. Secondo gli inquirenti però una delle due commesse,  trentanovenne di origini campane ma residente a Bastia Umbra (Pg), è una “basista” della “banda”, abilissima nel simulare paura ed apprensione davanti al rapinatore ed alla sua ignara collega, ma altrettanto precisa e puntuale nel segnalare al proprio fidanzato (uno dei due rapinatori), l’orario più idoneo per agire indisturbati, possibilmente in assenza di clienti.

Il terzo colpo. Infine, siamo al 24 giugno 2013, sempre verso le ore 2200 e sempre all’interno della “Golden Star” di Via Pievaiola: il sistema di comunicazione e di organizzazione predisposto grazie alla “talpa” impiegata del locale pare che funzioni, perciò viene riproposto. Uno dei banditi sempre con il suo inseparabile passamontagna e con la solita arma finta, entra nella sala dove, come previsto, non vi sono clienti ma soltanto due commesse, stavolta la “basista” ha preferito indicare un orario idoneo all’azione ma, per maggiore cautela, in sua rigorosa assenza. Le due povere dipendenti vengono non solo gravemente minacciate, ma percosse: una viene barbaramente strattonata per un braccio e l’altra per un polso. La richiesta del rapinatore è sempre la stessa: l’incasso. Le due ragazze, intimorite, non possono fare altro che consegnare all’incursore tutto ciò che è custodito in cassaforte, ovvero la bellezza di circa 7500 Euro. Come sempre, il solito rapinatore risale a bordo della sua solita utilitaria di famiglia e scappa, sicuro di non essere né visto né riconoscibile.

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