Scuola, contratti e graduatoria scaduta | Regione taglia risorse del 50% - Tuttoggi.info

Scuola, contratti e graduatoria scaduta | Regione taglia risorse del 50%

Alessia Chiriatti

Scuola, contratti e graduatoria scaduta | Regione taglia risorse del 50%

Precarie asili sostituite a tre mesi dalla fine dell'anno scolastico | Pochi fondi dal Comune per il personale
Ven, 01/04/2016 - 18:10

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Tempo fa i bambini sbagliavano e ci chiamavano ‘mamma’, adesso ci chiamano ‘nonna‘”. E’ questo il quadro descritto dalle insegnanti precarie degli asili nido e delle scuole materne di Perugia. Un quadro che parla di precariato, di blocco del turn over, di attese, in un tourbillon di norme che presta il fianco un po’ Job Act, un po’ alla circolare del ministro Madia, un po’ alla legge di stabilità. Insegnanti che ad oggi attendono di avere una risposta sul loro futuro lavorativo, con chi, da una parte, resta nelle scuole, e diventa sempre più anziana, e chi, dall’altra, dopo 36 mesi di contratto a tempo determinato, torna a casa, attendendo concorsi ed eventuali graduatorie.

Avevamo lasciate le educatrici lo scorso martedì, in manifestazione spontanea a Palazzo dei Priori, fiduciose che oggi in Commissione, alla presenza di dirigenti e dell’assessore Waguè, si potesse trovare una soluzione, con la pubblicazione della nuova graduatoria per le supplenze, utile a poter coprire il servizio fino alla fine dell’anno scolastico, e dunque fino a giugno. Al momento, in base ai calcoli della dirigenza, sono 430 le educatrici nella graduatoria per i nidi e 180 per le scuole materne. 18 invece le strutture, di cui 14 asili nido a gestione diretta, 4 a gestione indiretta, oltre ad una sezione primavera (per bambini tra 24 e 36 mesi). Ma l’assessore Waguè ha oggi riferito che il nodo verrà sciolto solo a fine aprile: e così, “di quindici giorni, in quindici giorni”, ha commentato la consigliera Rosetti (M5S), “di graduatoria in graduatoria, le educatrici verranno sostituite senza garantire continuità nel servizio, che ne risentirà così qualitativamente”.

Quella che consiglieri, da maggioranza e minoranza, sindacati e lavoratrici hanno voluto chiedere a dirigenti e Waguè, oggi in Commissione, è una “scelta coraggiosa, una presa di posizione rispetto alla programmazione del personale per il prossimo triennio“. A rispondere al posto del vicesindaco Urbano Barelli, con la delega al personale, assente oggi in aula e giustificato per altri impegni istituzionali assunti altrove, c’era la dirigente Panichi. Nel 2014 il servizio è stato destinato a 730 bambini tra 3 mesi e 3 anni, con l’ausilio di 164 unità lavorative, suddivise in 129 educatrici di ruolo, 32 cuoche, 3 coordinatrici. Soggetti cui si aggiungono diverse unità di personale supplenti. Sempre nel 2014 emerge che il costo sostenuto dal Comune per il funzionamento dei servizi di prima infanzia è di circa 7,6 milioni, a fronte di un incasso di 1,6 (in parte tramite compartecipazione delle famiglie ed in parte attraverso contributi regionali). In sostanza la spesa netta sostenuta dall’Ente è di quasi 6 milioni di euro, per un costo ad utente di 10.400 euro circa, dei quali il 77% a carico delle casse comunali.

Eppure la coperta sembra essere corta: la previsione del personale fino al 2018 parla infatti di 34 unità che il Comune potrebbe permettersi di assumere entro il 2018, considerando che per il solo 2016 entreranno a Palazzo dei Priori un’unità, con disabilità, che verrà destinata al centralino (lo prevede un obbligo di legge) e 4 poliziotti, attinti dal corpo di polizia provinciale. Quale sarà allora il destino delle educatrici, si chiedono anche i sindacati? La notizia è che verrà bandito un nuovo concorso, per il prossimo anno scolastico, in quanto tecnicamente dovrebbero essere confermate quelle 4 unità part-time già previste dal vecchio bando di un anno e mezzo fa. Ma, ha detto Waguè, la previsione potrebbe essere migliore. La palla, neanche a dirlo, ritorna ancora una volta nelle mani di chi ha la delega al personale e al bilancio, che materialmente dovrebbe fare i conti per la copertura degli stipendi.

E le casse sembrano languire ancora di più se si pensa che, come riferito oggi dai dirigenti, “la Regione ha tagliato il 50% dei fondi riservati agli asili, anche se poi verbalmente ci è stato detto che questo denaro ritornerà. Al bilancio comunale questo crea un ulteriore problema, che va a gravare anche su tariffe“. Allora non rimane che sperare sui pensionamenti, che nel solo 2017 dovrebbero riguardare, nel solo settore educativo, 27 unità. Eppure, nuovamente, la domanda torna quasi ridondante: ci saranno i soldi per coprire le nuove assunzioni, con contratti, come vuole la legge di stabilità, a tempo indeterminato per chi ha già esaurito i 36 mesi di servizio? Oppure si andrà verso la privatizzazione, come Pd e sindacati temono? Lo stesso Waguè prova a servire un assist ai presenti, parlando del modello di Parma e del project financing, dove i privati sono intervenuti con sovvenzioni. “Il caso mense fa scuola”, ribatte a riguardo Arcudi, facendo riferimento a quanto accaduto a inizio anno, quando vennero smantellati i comitati mense e il servizio venne affidato alla gestione privata di un soggetto terzo. Un settore, quello educativo, che sembra crollare di fronte nonostante gli auspici della “buona scuola”, quasi come in un ossimoro: mancano fondi per l’edilizia scolastica, mancano per le assunzioni e per il rinnovo dei contratti.

La preoccupazione di sindacati, presenti oggi al completo, e lavoratrici così resta, perché in ballo c’è “il futuro dei bimbi”: dalla Cgil, per il segretario Angelo Scatena, i servizi educativi di Perugia erano “un fiore all’occhiello, un’eccellenza. Ringrazio l’assessore Waguè per gli impegni che ha preso. Da oltre un anno e mezzo le Rsu seguono la situazione dei servizi educativi. Ma tutto dipende dalla volontà politica.  Chiediamo immediatamente un incontro con il sindaco, non perché mettiamo in discussione quanto detto dall’assessore Waguè, ma perché vogliamo avere risposte dalla massima autorità che rappresenta e governa questa città“. Mentre dalla minoranza resta il dubbio che, come nelle parole di Bori (Pd) e di Rosetti (M5S), ci sia la volontà, da parte di maggioranza e dirigenza, di portare il problema allo stremo fino ad una situazione di emergenza, “dando poi alla fine la colpa ad una vecchia mala gestione, a una situazione ereditata”. Ecco perché i consiglieri di minoranza hanno deciso di non mollare e di cercare altre risposte, incalzando i colleghi di maggioranza nella prossima seduta di mercoledì, quando anche insegnanti ed educatrici promettono di presidiare in massa.
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