PopSpoleto, ok integrativo ma al ribasso – Sindacato “tagli a board e management” – Ecco quanto guadagnano. L’ispezione di Bankit - Tuttoggi.info

PopSpoleto, ok integrativo ma al ribasso – Sindacato “tagli a board e management” – Ecco quanto guadagnano. L’ispezione di Bankit

Redazione

PopSpoleto, ok integrativo ma al ribasso – Sindacato “tagli a board e management” – Ecco quanto guadagnano. L’ispezione di Bankit

Mar, 04/09/2012 - 23:59

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Carlo Ceraso
C’è l’accordo di massima fra i sindacati e la direzione di PopSpoleto sul contratto integrativo scaduto a dicembre. L’ultima parola spetterà ai dipendenti dell’istituto di credito anche se non dovrebbero esserci problemi. Il dg Tuccari ha giocato la sua partita portando al tavolo i punti forti della propria gestione: nessun taglio al personale, stabilizzazione di decine di dipendenti e possibilità di nuove assunzioni se Bps saprà crescere in questo difficile momento economico. Non solo. Il capo del management, alla fine, non ha toccato nessuno degli istituti già fissati nel precedente accordo, anche se ognuno di questi sarà al ribasso. Una medicina amara, ma pur sempre una medicina e non una mazzata come temevano gli stessi dipendenti. Dettata dal fatto che board e management, già alle prese con l’inchiesta della Procura di Spoleto e con l’ispezione di Bankit, di tutto hanno bisogno tranne che di mettersi pure contro il proprio personale.
L’integrativo – vediamo in dettaglio l’intesa raggiunta. Il premio produttività, ovvero il Vap (acronimo di Valore aggiunto procapite), non sarà più legato al risultato del singolo impiegato ma all’utile etto che la banca otterrà anno per anno. Anche la cosiddetta “banca delle ore” (quelle lavorate in più e da recuperare nell’anno successivo) scenderà di numero. Taglio anche ai rimborsi chilometrici che da 0,26 €/km passano a 0,22 €/km. Tagli anche alle tabelle delle indennità nei vari inquadramenti.
“Sacrifici anche per voi” – i sindacati non ci stanno a registrare sacrifici solo da una parte e così hanno annunciato al dirigente una prossima lettera con la quale chiederanno “tagli” anche per il board e management. Ancora troppo presto per sapere se si punterà a richiedere una diminuzione dei compensi degli amministratori o il numero stesso dei membri del consiglio (soluzione questa che mesi fa era stata avanzata dai vertici nell’ottica di un nuovo ‘strumento’ cui affiancare un amministratore delegato e che andrebbe comunque approvata dall'Assemblea dei soci). Tuccari, a quanto fanno sapere i sindacalisti, si è detto ben disponibile di portare l’istanza al Cda. Non dovrebbe essere una decisione difficile e neanche tanto dolorosa quella di applicare la spending review anche ai vertici che costano quasi 4 milioni di euro l’anno.
Gli emolumenti – nel primo semestre il board è costato 687.470,99 euro, il collegio sindacale € 121.207,40 mentre i 14 dirigenti 1.106.582,18. Nel dettaglio il presidente D’Atanasio, in questi primi sei mesi, ha percepito € 132.750, il vicepresidente vicario Zuccari € 73.000, il vicepresidente Bandinelli € 62.500 mentre i consiglieri viaggiano fra i 30 e i 40 mila euro a semestre: Amoni 32.750, Antognoli 43.048,12, Benotti 43.080, Bernardi Fabbrani 31.750, Carbonari 39.500, Chiocci 38.000, Conti 42.000, Di Gianni 33.000, Logi 40.750, Umbrico 32.000. Nella prima metà dell’anno sono usciti 1,1 milioni di euro per i dirigenti. A guidare la classifica dei più ‘ricchi’ il d.g. Tuccari con € 178.799,96 seguito dal vicario Conticini (€ 99.476,93). Il collegio dei revisori dei conti è costato € 121.207,40 (€ 51.468,54 al presidente Fesani).
Pubblicità – un altro capitolo su cui poter intervenire, e su cui sembrava che Bps fosse intervenuta, è la riduzione dei costi per la pubblicità. C’è però una novità, a detta dei sindacati poco comprensibile. L’istituto di credito infatti ha delegato la controllante Scs di Giovannino Antonini a gestire, a partire dal 1 giugno scorso e fino al 31 dicembre, qualcosa come 300mila euro da destinare a “iniziative pubblicitarie, sponsorizzazioni e attività di rappresentanza con associazioni, enti, imprese, onlus, etc.”. D’Atanasio & Co. parlano di una operazione voluta per “abbattere i costi” in capo a PopSpoleto, ma i maligni sospettano che si sia voluto dare al dominus un budget utile per mantenere buoni rapporti con i media, attraverso le società che gestiscono la pubblicità, e con la stessa società civile umbra.
Ispezione Bankit – intanto continua senza sosta l’accertamento disposto da palazzo Koch all’indomani dei 17 avvisi di garanzia emessi dalla procura di Spoleto nei confronti di amministratori, dirigenti, funzionari e imprenditori, accusati a vario titolo di appropriazione indebita e ostacolo all’autorità di Vigilanza. Gli ispettori stanno scartabellando ogni pratica con perizia certosina, specie quelle legate alle operazioni più importanti, finanziariamente parlando. Fra queste, a sentire fonti non ufficiali di Bps, anche quella ad una società che sarebbe stata presentata (il condizionale è d'obbligo) dall'ex dg Di Matteo della Tercas – banca teramana commissariata mesi fa da Bankit – il cui nome compare anche nelle carte che hanno portato alle dimissioni lo scorso luglio da Banca delle Marche di una vecchia conoscenza spoletina, Massimo Bianconi, fino al 2004 dg di CaRiSpo.
Aggiornato alle 21.50 del 5 settembre 2012

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