“I recenti dati elaborati dall’Ufficio studi di Confcommercio mostrano una situazione allarmante, se non tragica, sul fronte del commercio e dell’artigianato nella città di Perugia, che ha assistito negli ultimi anni (i dati oggetto di studio si riferiscono al periodo 2008 -2017) alla chiusura di oltre il 24% dei negozi, – in particolare il centro storico ha perso quasi un quarto degli esercizi commerciali, alcuni dei quali presenti da moltissimi anni”.
Con questi dati allarmanti si apre la relazione del Consigliere comunale Michele Pietrelli, presentata durante l’ultimo consiglio comunale in ordine di tempo. Uno spaccato ormai noto, sul quale il consigliere propone, tra le possibili azioni di supporto, anche l’adesione alla rete dell’Arcipelago SCEC.
Palazzo dei Priori, inizia la trattativa con i commercianti
“La diagnosi di Confcommercio classifica l’acropoli di Perugia come tra quelle a più alto rischio declino, tanto che risultano peggiori solo L’Aquila, Bari e Cagliari.
A fronte dei 420 negozi aperti nel 2008 sono 319 quelli sopravvissuti alla crisi degli anni successivi: a chiudere sono stati soprattutto i cosiddetti esercizi specializzati (-43), ossia abbigliamento, calzature, orologi, souvenir e fiori. In via di estinzione anche gli ambulanti (-17) e i negozi di articoli per la casa (-16), dai tessili alla ferramenta, passando per forniture elettriche o mobili.
Il quadro allarmante delineato da Confcommercio impone lo studio di soluzioni comprendenti provvedimenti completamente innovativi, che diano una scossa a tale desolante situazione ricreando la fiducia nei commercianti e rimotivando i cittadini a frequentare il centro città, quello più colpito da tale regressione.
Da tempo stanno operando con successo, sul territorio nazionale, associazioni senza scopo di lucro, che fanno riferimento al circuito nazionale dell’Arcipelago SCEC, con lo scopo di avviare relazioni fra autorità pubbliche, imprese e cittadini, finalizzate a creare circuiti locali virtuosi, dove viene utilizzato il buono locale “SCEC” (acronimo di Solidarietà Che Cammina) che in una percentuale libera di accettazione e attraverso una distribuzione allargata e gratuita a chi semplicemente li richiede, permette di favorire le attività ed i prodotti del territorio e, trattenendo nel territorio la ricchezza, innesca un processo virtuoso economico e sociale;
Altro obiettivo primario è aumentare il potere di acquisto dei cittadini, a cominciare dalle fasce più deboli della popolazione, innescando altresì una dinamica di reinvestimento sullo stesso territorio della ricchezza ivi prodotta grazie ai benefici ottenibili introducendo gli SCEC. Tali benefici possono essere ottenuti a condizione di assicurare il pieno utilizzo e l’effettiva circolarità degli SCEC sul territorio in quanto è propriamente nel momento dello scambio che si genera il valore e quindi nella circolarità degli SCEC che si innesca il meccanismo virtuoso dello sviluppo locale e della solidarietà”.