L'ex imprenditore si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande dei carabinieri di Porto Santo Stefano, nell'ambito dell'indagine per ricettazione di monete d'oro
Si è avvalso della facoltà di non rispondere. Davide Pecorelli – l’imprenditore scomparso in Albania e ritrovato naufrago nel Tirreno 9 mesi dopo – questa mattina (12 ottobre) non ha per nulla chiarito i dubbi dei carabinieri di Porto Santo Stefano, relativi all’indagine aperta nei suoi confronti per ricettazione di monete d’oro, risultate rubate nel 2019 a San Mamiliano di Sovana.
Gli inquirenti sospettano infatti che possa esserci una correlazione tra quelle monete trafugate nel grossetano e il tesoro che Davide Pecorelli ha detto di aver scoperto e visto con i propri occhi nell’isola di Montecristo.
Un altro mistero è legato ad una chiave rinvenuta nella stanza d’albergo del Giglio dove il 45enne soggiornava prima di essere ritrovato in mare aperto, e sulla quale sarebbe attaccata una targhetta con su scritto “Garage Porto Santo Stefano”.
Oltre al massimo riserbo sul colloquio avvenuto in caserma si aggiunge dunque il silenzio di Pecorelli, l’unico a sapere cosa si trovi davvero dentro quel garage, lo stesso che lui disse di aver affittato insieme a stanza d’albergo e gommone con i documenti falsi appartenenti ad un geologo (e per il quale è stato pure denunciato per sostituzione di persona).
“Sono indicati i titoli di reato ma non c’è la contestazione in fatto – ha dichiarato il suo legale, avvocato Giancarlo Viti – quindi non possiamo essere precisi”. Si dovranno dunque attendere nuovi sviluppi prima di conoscere la verità.
Il 45enne sangiustinese, sommerso tuttora dai debiti, ha inoltre dichiarato di aver addirittura chiesto aiuto alla Caritas di Città di Castello, oltre a confermare la volontà di cercarsi un lavoro (diverso dall’imprenditore) per dare un sostegno concreto alla propria famiglia. Tra i suoi desideri, inoltre, ci sarebbe anche quello di aprire un’associazione per aiutare persone e lavoratori in difficoltà economiche. Il nome? Ovviamente non poteva che essere “Il tesoro di Montecristo”…