Ospedale di Spoleto "vocato per la chirurgia". Apertura sulla traumatologia

Ospedale di Spoleto “vocato per la chirurgia”. Apertura sulla traumatologia

Sara Fratepietro

Ospedale di Spoleto “vocato per la chirurgia”. Apertura sulla traumatologia

Ven, 13/01/2023 - 09:42

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I dati sull'attività del San Matteo degli Infermi, garantita anche chirurgia d'urgenza all'ospedale di Spoleto. La Tesei e la sua promessa

La potenzialità dell’ospedale di Spoleto è di tipo chirurgico. È questa la considerazione alla base del progetto del terzo polo ospedaliero, che si basa sui numeri del San Matteo degli Infermi attuali e pre-pandemia. Una situazione illustrata dal direttore generale dell’Usl Umbria 2 Massimo De Fino, che durante il consiglio aperto sulla sanità di giovedì ha fornito i dati sull’attività del nosocomio cittadino, affiancato dal direttore regionale alla Sanità Massimo D’Angelo e dal dottor Nando Scarpelli (quest’ultimo non intervenuto però in aula).

Premettendo anche che la situazione attuale del San Matteo degli Infermi, come ben noto, non è tornata ai livelli pre-Covid. Un tema su cui la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei non si è tirata indietro davanti alle sue promesse – “l’ospedale di Spoleto tornerà come prima e meglio di prima” – spiegando i problemi.

Tesei: “Ferma nella necessità della totale funzionalità dell’ospedale di Spoleto”

L’indirizzo politico scritto nelle delibere – ha spiegato la governatrice – era chiaro ed era che andavano riaperte tutte le attività. Il dottor D’Angelo ha dato i dati, effettivamente non siamo ancora riusciti, per una serie di circostanze, note credo a tutti a meno che non si è in malafede, a riattivare completamente, al cento per cento e ha parlato di due carenze in particolare, che sono quelle della Cardiologia e della Pediatria. Mentre nei concorsi espletati sono andati deserti, come per la Cardiologia, per la Pediatria è in corso l’assunzione di personale“.Sono assolutamente ferma – ha aggiunto – in quello che ho detto in quella delibera, che deve essere realizzato, nella totale funzionalità dell’ospedale di Spoleto, che però oggi, entra attraverso questo progetto di realizzazione del terzo polo, in una fase importantissima. Attraverso ciò diamo una prospettiva di vita, di funzionalità, per un territorio importante, all’ospedale di Spoleto”.


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I numeri dell’ospedale di Spoleto pre-Covid ed attuali

Per quanto riguarda i numeri, De Fino ha spiegato che “rispetto a quanto previsto dalla Giunta regionale, mancano ancora dei posti letto da attivare, mancano ancora quelli di cardiologia e pediatria e l’ampliamento della chirurgia. Abbiamo oggi 94 posti attivi a Spoleto contro i 120 che dovrebbero essere”. Ma ha ricordato anche che la media di utilizzo annuale al San Matteo degli Infermi è di 83, e che nel 2019, con 123 posti letto fisici effettivi, era di 87.

I dati, poi, dimostrano che i posti letto maggiormente utilizzati sono quelli nell’ambito della chirurgia. “Noi sappiamo bene – ha detto De Fino – che la robotica è una chirurgia d’eccellenza che è presente qui a Spoleto. Ancora oggi, mettendo a confronto le attività, siamo al livello come chirurgico del 90%rispetto a quello pre-Covid”. Sono 839 gli interventi fatti nel primo semestre (1680 la proiezione annua), contro i 1870 degli anni 2019 e 2020. Nel dettaglio, al primo posto (nel primo semestre 2022) ci sono gli interventi connessi all’utero, quindi la chirurgia ginecologica svolge una funzione importante.

Non ho trovato dati su interventi – ha osservato il dg – per traumatologia e acuzie, anche dai dati del passato. Mentre nel primo semestre sono stati 14 gli interventi su fratture dell’anca e della pelvi. Spoleto ha quindi una dato una funzione specifica per questo tipo di attività della traumatologia, oltre agli interventi sulla protesica che sono quelli cosiddetti programmati”.

Per quanto riguarda invece l’attività ambulatoriale specialistica del presidio di Spoleto, in termini di valore economico, il primo semestre ha prodotto 4,5 milioni (con una proiezione di 9 milioni di euro annui). Nel 2019 era stato di 9,3 milioni. “Quindi la parte specialistica dell’ospedale è tornata, con tutte le difficoltà, ai valori economici del 2019”. Sulla specialistica siamo al 96% delle prestazioni erogate rispetto a prima, sul pronto soccorso al 90%, “dati merito del personale, non mio”.

Sul fronte del personale – “ed ecco perché noi non riusciamo ancora oggi ad aprire i reparti di pediatria e di cardiologia” – nel triennio 2017 – 2019 sono stati banditi 16 concorsi, assumendo 33 medici mentre ne sono cessati 32. Nel triennio 2020 – 2022 ci sono stati 36 concorsi, con 41 assunti e 22 cessati. “Di questi, non siamo riusciti a trovare medici, per la pediatria e per la cardiologia, su Spoleto. Nel momento in cui ci trovavamo con i medici specialisti, volevano andare tutti quanti a Foligno, né Spoleto né Orvieto”. Una questione su cui hanno puntato il dito diversi interventi successivi di politici e associazioni soprattutto: “Non vi rendete conto – ha fatto notare ad esempio Michael Surace di Difendiamo Spoleto – che è perché i professionisti non vedono alcun futuro nell’ospedale?”.

La delibera sul terzo polo: a Spoleto programmazione ma anche chirurgia d’urgenza

Ad illustrare invece la delibera di Giunta regionale che istituisce il terzo polo (alcune incongruenze su di essa sono state evidenziate però poi dal consigliere di Spoleto 2030 Diego Catanossi) è stato il direttore regionale alla Sanità Massimo D’Angelo. Spiegando come essa nasce dal lavoro di una commissione che garantisce la nascita di un polo “che vede l’assoluta integrazione funzionale tra presidi che avranno una missione e vocazione specifica”. In particolare, i due Dea di primo livello “che si integrano nelle diverse funzioni, uno legato all’emergenza urgenza (che rappresenta circa il 20/25 per cento dell’intera attività), Foligno, e il presidio di Spoleto, che è vocato alla programmazione, cioè a quella elevatissima quota di attività che risulta necessario sviluppare. Per intenderci, il problema delle liste attesa nasce dalla programmazione, se facciamo correttamente programmazione garantiamo un radicale abbattimento liste d’attesa”. A completare il polo ci sono poi Norcia, ospedale di zona disagiata, e Cascia e Trevi con le proprie vocazioni.

La commissione, l’assessorato, il sindaco, – ha aggiunto D’Angelo – non hanno dimenticato quella che è la necessità dell’emergenza urgenza, definendo l’attività di un pronto soccorso, della terapia intensiva (da 4 a 6 posti letto), pronto soccorso con osservazione breve intensiva, medicina d’urgenza e terapia semintensiva”. Ma per Spoleto, ha assicurato, replicando alle lamentele sulla sola attività chirurgica programmata, verrà garantita anche la trattazione della traumatologia, “si farà una chirurgia d’urgenza di base, ad esempio un’appendicite acuta che non abbia fenomeni che possano compromettere la sicurezza del paziente, d’accordo con la direzione generale, la gestiremo in loco”.

Sul fronte dell’oncologia, “qui non solo effettueremo interventi di oncologia, che sono interventi di elezione, ma assicureremo anche attraverso la radioterapia l’approccio ulteriore di tipo terapeutico”. Con l’acceleratore lineare in fase (finalmente, dopo tanti annunci e promesse) in fase di acquisto. Mentre per la chirurgia robotica, si punterà a far tornare Spoleto un’eccellenza anche nella formazione: “Spoleto deve rappresentare l’innovazione”.

Motivazioni che comunque non hanno convinto tutti i presenti, scettici – dopo anni, anzi decenni, di promesse – sul fatto che quanto previsto venga effettivamente realizzato.

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