Sara Minciaroni
La versione di Riccardo Menenti cambia. Troppe le prove a suo carico per continuare a negare ogni responsabilità nella morte di Alessandro Polizzi. Così ieri mattina davanti al pm sono arrivate le prime ammissioni. Un discorso preparato a dovere, sembrerebbe quello di Menenti, senza una parola in più o in meno del dovuto, studiato a tavolino.
Almeno così trapela attraverso le indiscrezioni, visto che i legali di Menenti, Luca Patalini, Alessia Papi e Massimo Krogh non hanno praticamente spiegato nulla dell'ora e mezzo di interrogatorio che si è tenuto al carcere di Capanne. “Il nostro cliente ha risposto a tutte le domande del magistrato in maniera precisa e puntale, fornendo una sua versione dei fatti”.
E questa versione ribalta il tavolo e le indagini non potranno non tenerne conto. Riccardo Menenti avrebbe dichiarato di non essere andato in via Ricci per uccidere ma soltanto per “dare una lezione” evidentemente a quel giovane che per più volte aveva pestato suo figlio Valerio. E proprio Valerio è quello che trae più vantaggio da queste dichiarazioni del padre che ha cercato in tutti i modi di tirarlo fuori dall'accusa di mandante: “Valerio non sapeva niente”.
Una confessione per metà insomma quella di Menenti, che vorrebbe di fatto spazzare dalla scena l'accusa della premeditazione dell'omicidio. Ma se il gesto non era premeditato come è finita sulla scena la pistola che porta tracce del sangue commisto tra la vittima e Menenti? Possibile che solo per “spaventare” un ragazzo ci si porti dietro una pistola? Oppure nel suo racconto Menenti avrà spiegato che quella pistola non l'aveva portata lui? Di fatto la precisa appartenenza dell'arma non era stata attribuita, almeno secondo quanto appreso fino ad ora, perché la rivoltella è vecchissima e non registrata. Solo nei racconti di Julia è comparsa più volte, come minaccia di Valerio, che avrebbe detto di possedere una vecchia pistola del nonno.
Riccardo Menenti avrebbe pronunciato un discorso chiaro e puntuale, raccontando la sua versione della notte tra il 25 e il 26 marzo, quando Alessandro Polizzi di anni 24 è stato trucidato con un colpo d'arma da fuoco nell'appartamento della fidanzata Julia Tosti. E in quell'appartamento la scientifica ha trovato due tracce del sangue di Menenti.
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