Resta in carcere Emanuele Armeni. Lo ha deciso questa mattina il Tribunale del riesame dopo essersi riservato il pronunciamento nell’udienza di ieri, terminata nel pomeriggio. Il carabiniere indagato per la morte del collega Emanuele Lucentini non lascerà il carcere così come richiesto dall’avvocato della difesa Marco Zaccaria. Ha deciso così il collegio dei giudici Marco Verola, Luca Semeraro e Daniele Cenci che ieri ha ascoltato le due versioni di difesa e accusa.
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La procura di Spoleto ha anche mostrato in aula un video con la perizia sull’arma che ha ucciso il carabiniere originario di Tolentino, evidenziando come secondo il perito il colpo non può essere partito accidentalmente e quindi Armeni deve aver premuto volontariamente il grilletto dell’M12 contro il collega. Secondo la difesa invece non è andata così, Armeni sarebbe scivolato e nell’aggrapparsi alla mitraglietta il colpo è partito accidentalmente.
Ieri ha parlato per oltre due ore la difesa di Armeni, in un’udienza che dalle 10.30 si è conclusa poco prima delle 15, l’avvocato Marco Zaccaria ha ribadito davanti al collegio dei giudici Marco Verola, Luca Semeraro e Daniele Cenci che quella tragica mattina del 16 maggio scorso si è trattato secondo la difesa di un incidente, di un colpo accidentale e non voluto partito dalla mitraglietta M12 di ordinanza dello stesso Lucentini.
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Questa per Armeni è la terza volta in cui giudici decidono per la sua carcerazione. Primo era stato il Gip di Spoleto che ha emesso il 16 luglio (ad un mese esatto dalla morte di Lucentini) l’ordinanza di custodia cautelare. Lo stesso Gip ha rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dalla difesa dell’indagato e oggi per la terza volta la decisione del Tribunale del riesame che lascia in carcere il carabiniere. La difesa di Armeni ribadisce: “Siamo ancora in attesa dell’individuazione del movente”.
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