Gli occhi, azzurri come quelli del fratello Donato, sono fissi verso la corte. Ad ogni parola pronunciata dal giudice il volto di Mariolino Fezzuoglio resta impassibile, fino a quando alla formula “conferma la condanna emessa dalla corte d’assise di Perugia” del presidente Giancarlo Massei, lacrime lente e pesanti iniziano a traboccare. Manuela, moglie del carabiniere ucciso ad Umbertide il 30 gennaio del 2006 durante un tentativo di rapina al Monte dei Paschi di Siena, a quella stessa frase, afferra sotto il banco la mano di una dei suoi avvocati. Per i familiari della medaglia d’oro al valor militare l’attesa è finita, Pietro Pala e Raffaele Arzu, i due imputati già condannati in primo grado al “fine pena mai”, dopo quasi sei ore di camera di consiglio, sono stati di nuovo destinati alle celle del carcere di Spoleto. Per sempre. O almeno fino al ricorso in cassazione che, soltanto all’uscita delle motivazioni della sentenza, gli avvocati delle difese decideranno se intraprendere o meno.
Pala e Arzu continuano a dichiararsi innocenti. Eppure Pala che come Arzu, si è sempre dichiarato innocente, “è speranzoso e continua a confidare nella giustizia”, ha spiegato il suo legale avvocato Francesco Falcinelli. Oggi prima della camera di consiglio entrambi gli imputati hanno voluto rilasciare spontanee dichiarazioni, rinnovando la loro asserzione di innocenza e di estraneità ai fatti ed appellandosi ad un giudizio scevro da pregiudizio. Ultimo, estremo, inutile tentativo di ribaltare la sentenza di primo grado. Gli imputati aspettano il verdetto in aula, uno seduto, l’altro in piedi, non si rivolgono mai una parola, mai uno sguardo, del resto, per tutto il processo hanno sostenuto di non essersi mai conosciuti.
Le parole del fratello. Ma più di tutto toccano le parole del fratello del militare ucciso: “Siamo contenti. Un alto tassello che va aggiunto a questa brutta vicenda. Contenti ma nello stesso momento continuiamo sempre a soffrire e ad avere questo dolore e questo peso. Però la giustizia italiana sta facendo il suo giusto corso”. Ed un pensiero va anche a Michele, che quando suo padre ha perso la vita per fermare i criminali, aveva appena due anni. “Oggi ha 10 anni e sa tutto. Ora andremo a casa e la madre gli racconterà, come sempre, tutta la verità”. E in un giorno come questo, non mancherà una visita al cimitero di Rancolfo, dove Donato Fezzuoglio è sepolto.
Soddisfatti gli avvocati di parte civile. Giancarlo Viti e Antonio di Mario esprimono “Soddisfazione per l’esito del giudizio riconfermando, apprezzamento e gratitudine all’ufficio del pubblico ministero della Procura generale di Perugia e dell’Arma dei carabinieri per le puntuali attività di indagine svolte e per la vicinanza espressa alla famiglia del carabiniere Fezzuoglio”.