“L’assessore avrebbe dovuto essere qui oggi a chiedere scusa ai cittadini di Perugia, anziché rilasciare dichiarazioni su Facebook”. L’assessore in questione è Francesco Calabrese, e le parole sono quelle dei consiglieri comunali Tommaso Bori (Pd) e Cristina Rosetti (M5s), che in apertura della seduta del consiglio comunale hanno chiesto la parola “per fatto personale”, con riferimento al post pubblicato su Facebook dallo stesso Calabrese, sul caso dell’accesso agli atti effettuato da Bori per verificare la morosità di consiglieri e assessori e quindi l’eventuale decadenza dalla loro carica.
A Palazzo dei Priori rimpasto, verdicchio e amaro
Entrambi i consiglieri di opposizione hanno chiesto le dimissioni dell’assessore Calabrese – assente alla seduta consiliare – che nel fine settimana si era sfogato in una chat con i suoi amici, poi resa pubblica attraverso i social, perché il suo nome, insieme a quello di altri amministratori pubblici e consiglieri, era stato pubblicato nell’ambito della vicenda dei politici perugini morosi verso l’ente. Calabrese aveva ammesso di aver pagato in ritardo, per dimenticanza, un paio di multe e di cartelle della Tari. Ma ha anche rivendicato la gran mole di lavoro svolta per il bene della città di Perugia.
“Ci aspettano tempi bui – ha detto Bori – se chi ha un minimo di potere si permette di attaccare così i giornalisti, da una parte, e le minoranze politiche, dall’altro, e gli stessi dipendenti comunali“.
Dello stesso avviso anche Rosetti, che ha definito “gravissime e infondate” le dichiarazioni di Calabrese sul suo conto, dal momento che “non godo di nessun privilegio – ha detto – a carico del Comune di Perugia, quando invece, come candidato sindaco avrei potuto. Invito quindi, il consiglio comunale a prendere provvedimenti e a non accettare intimidazioni”. Rosetti ha anche stigmatizzato la mancata verifica dei requisiti dei membri della Giunta da parte dello stesso sindaco e degli uffici.
Il presidente Varasano ha comunque invitato i consiglieri ad attendere i risultati definitivi dell’accesso agli atti prima di qualsiasi azione in tal senso.
Dal canto suo, infine, il consigliere Cenci, anch’egli chiamato in causa nella questione, ha tenuto a precisare che per quanto lo riguarda si tratta della rateizzazione di un pagamento, una pratica concessa dalla legge a qualsiasi cittadino. “Non posso, quindi, tollerare – ha concluso – che mi si dia dell’evasore fiscale, prefigurando un reato che non esiste”.
Al termine, lo stesso Bori ha annunciato, sottoponendola alla firma dei consiglieri che volessero sottoscriverla, la presentazione di una richiesta di attivazione della V commissione Controllo e garanzia, al fine di verificare i requisiti di ammissibilità di tutti i membri della giunta. “In passato – ha sottolineato – questa verifica è sempre stata fatta. Non è stata fatta, invece, dalla Giunta Romizi, alla quale ricordo che nessuno è sopra la legge”.