(Carlo Ceraso) – Sarà pure arrivato a 61 anni senza saper nuotare; ma cantare, ballare e recitare lo rendono ancora un personaggio unico, fra i più raffinati e completi showman italiani. Massimo Ranieri anche ieri sera non ha tradito le aspettative del pubblico che ha sfidato il freddo pur di assistere allo spettacolo “Canto perché non so nuotare…da 500 repliche”. Più di 1.000 gli spettatori per l’evento che ha concluso il tour partito nel 2007 in occasione dei 40 anni di carriera dell’artista partenopeo. Il bilancio è a dir poco lusinghiero: 670 repliche e più 2 milioni di spettatori. Ranieri ha ripercorso la sua vita, da quando giovane scugnizzo suonava nei ristoranti che circondano Castel dell’Ovo fino alle prime apparizioni in tv e ai dischi di grande successo. Lo spettacolo, forse più adatto ad un teatro che ad una piazza all’aperto, è, ancora una volta, un omaggio alla sfera femminile: orchestra, corpo di ballo e cantanti sono tutte donne. Unica eccezione il 17enne Federico Pisano, il ballerino di tip tap che ha mandato in visibilio il pubblico. Ranieri alterna aneddoti ad alcuni fra i suoi più famosi brani. Da 20 anni a Se bruciasse la città, Ti penso, Ti parlerò d’amore, La vestaglia, Erba di casa mia, L’istrione. Ma anche canzoni di altri cantautori come Almeno tu nell’universo della Martini o Alta Marea di Venditti. Tra un brano e l’altro, necessario per il cambio dei costumi, Ranieri racconta la sua vita: il nome d’arte deciso dalla casa discografica (il suo vero nome è Giovanni Calone), i consigli del padre sul “tenere sempre lucide le scarpe, vero segno di signorilità”, il primo viaggio in America a 13 anni quando debutta con il nome di “Gianni Rock” all’Academy di New York come spalla di Sergio Bruni, fino all’esordio in teatro avvenuto proprio a Spoleto durante il Festival dei 2 Mondi edizione 1976 (con Napoli chi resta e che parte per la regia di Giuseppe Patroni Griffi). “Finalmente sono a casa” dice rivolto al pubblico e, indicando la finestra di Casa Menotti, quella dove l’indimenticato maestro Giancarlo si affacciava per il Concerto finale, fa un inchino in segno di omaggio e riconoscenza. Il pubblico applaude spontaneamente, a dimostrazione che l’indifferenza mostrata negli ultimi tempi verso la memoria del Duca, specie dal nuovo management della kermesse festivaliera, non paga in termini di affetto della città. Lo spettacolo va avanti senza che lo showman accusi minimante la stanchezza: balla e canta fino alla fine con una energia incredibile, capace di intonare una canzone mentre sdraiato sul palco muove le gambe come si fa con gli esercizi per gli addominali. Comincia Rose rosse e il pubblico si infiamma. Una signora raggiunge il palco e gli dona un mazzo di fiori, rose rosse ovviamente, e un biglietto. Perdere l’amore chiude invece il concerto con il pubblico che, a dispetto dell’ora (era passata la mezzanotte) e del freddo, chiede e ottiene il bis.
Il parterre – a fare gli onori di casa c’era il sindaco Benedetti, il vice Lisci e gli assessori Cerami e Lezi. In platea anche l’onorevole Pietro Folena, presidente di Metamorfosi, l’associazione culturale diventata in breve tempo leader di mostre di altissimo livello (solo nel 2012 ha organizzato quelle su Pintoricchio, Leonardo, Caravaggio e Michelangelo; il 23 settembre chiuderà agli Uffizi di Firenze “Il Dolce Potere delle Corde – Orfeo, Apollo, Arione e Davide nella grafica tra Quattro e Cinquecento”) e che ha organizzato il concerto di chiusura del tour di Ranieri. Il successo di pubblico di ieri sera deve aver consentito al primo cittadino – che aveva fortemente voluto lo spettacolo, costato praticamente nulla alla collettività se non in servizi – di togliersi qualche sassolino dalla scarpa visto come sono andati gli eventi appaltati dall’assessorato alla cultura guidato da Vincenzo Cerami: per colpa di un bando che premiava più il risparmio che la qualità degli artisti, intesa come gradimento da parte del grande pubblico, gli uffici avevano dato il via libera ai due spettacoli di Nada e Telesforo (300 spettatori circa la prima, un centinaio il secondo) bocciando, per appena 2.000 euro di differenza, l’offerta di un’altra società spoletina che proponeva in piazza Duomo i concerti di Emma e Gino Paoli. Sarà che un tempo a Spoleto c'era ancora l'Estate.
II ritorno di Francis – nel pomeriggio il primo cittadino aveva accompagnato Ranieri e Folena a far visita a Casa Menotti, dove hanno trovato ad attenderli i neoproprietari, Zefferino e Pitti Monini, che hanno dato vita al centro documentale sulla storia del Festival dei 2 Mondi. Una curiosa coincidenza: poco dopo l’omaggio concesso dall’artista alla memoria del maestro Giancarlo Menotti, da via del Duomo è apparso il figlio Francis che mancava ormai da due anni da Spoleto. Accompagnato dall’industriale Mario Arcangeli, Menotti ha voluto fare un giro per il centro storico fino alla Rocca Albornoziana. Giunto davanti al Caio Melisso ha potuto ammirare il estaurato sipario complimentandosi per il minuzioso e pregevole intervento. Qualcuno gli ha spiegato che il restauro è stato realizzato grazie a contributo economico della Fondazione Carla Fendi. A questo punto Francis ha svelato un aneddoto: anni fa “la Mobil Oil mi aveva concesso un contributo straordinario per intervenire sul sipario del Melisso, ma l’amministrazione del tempo (Menotti non ha indicato il periodo, n.d.r.) rifiutò l’intervento e fui costretto così a restituire i soldi alla compagnia petrolifera”.
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(Le foto del concerto sono di Massimo Menghini ©, quelle da Casa Menotti di Nicoletta Di Cicco Pucci ©)