Lirico Sperimentale, 'L'impresario delle Canarie' e la straordinaria modernità del '700 - Tuttoggi.info

Lirico Sperimentale, ‘L’impresario delle Canarie’ e la straordinaria modernità del ‘700

Carlo Vantaggioli

Lirico Sperimentale, ‘L’impresario delle Canarie’ e la straordinaria modernità del ‘700

Dorina e Nibbio specchio dei vizi contemporanei | Delizioso allestimento dello Sperimentale per un Intermezzo "senza tempo"
Dom, 17/09/2017 - 12:18

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Nell’ Impresario delle Canarie, rappresentato per la prima volta a Napoli nel 1724 e messo in scena ieri sera al Teatro Caio Melisso per la 71^ Stagione del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, c’è un passo in cui uno dei due protagonisti, l’impresario Nibbio, esegue una piccola cantata diretta verso l’oggetto del suo interesse professionale e sentimentale, l’artista Dorina, che recita come segue: “Lilla, tiranna amata, salamandra infocata, all’Etna dei tuoi lumi arder vorrei”. E proseguendo, “Fingi meco rigore sol per prenderti spasso, so ch’ hai tenero il core, bell’ostraca d’amore, e sembri un sasso.”

Al di là della comica finto-sciatteria del finale della cantata, in queste poche righe si possono intravedere, in epoca dei Lumi e con quasi un secolo d’anticipo, alcuni dei temi portanti di un certo Romanticismo fantastico alla E.T.A. Hoffmann (Il Vaso d’Oro). Il continuo mescolarsi dell’umano in paragone alla natura (ostraca d’amore …sembri un sasso) e ad animali mitologici o fantastici (Salamandra infocata…), l’onomatopea (Lilla tiranna…), i sentimenti traditi e avviluppati in legacci di ogni sorta per causa di natura, e persino gli stessi nomi dei protagonisti, Nibbio e Dorina, sono solo alcuni degli straordinari aspetti della modernità “in anticipo” del libretto di Pietro Metastasio.

Più che la musica composta da Andrea Sarri, elemento certo e inequivocabile, di una qualità superiore nel panorama musicale settecentesco, nell’Intermezzo è proprio il testo a raccontare con un gusto persino tranchant vezzi e vizi del mondo teatrale dell’epoca. Sennonchè, le abitudini settecentesche sembrano essere, anzi sono, tal quali alle attuali.

Impresari molto interessati a belle gambe o ai seni prosperosi (diciamo così..) oltre che al successo di botteghino più che della voce. Cantanti divi e dive (per non far torto al genere di nessuno) incapricciati di se stessi e dalle richieste stravaganti. La lista finale dei benefici che Dorina pretende includere nella sua scrittura, prima che si chiuda l’affare con l’impresario canario, è esilarante per quanto assolutamente vera ed attuale.

Per compiere l’opera tutta, però, occorrono delle persone a modo, colte e spiritose di natura. Gli artefici primi del nuovo straordinario successo dello Sperimentale hanno un nome e cognome: il Prof. Claudio Toscano, autore della nuova edizione critica dell’Intermezzo, il Direttore d’Orchestra Pierfrancesco Borrelli e il regista Giorgio Bongiovanni.

Nella consueta pubblicazione di sala del Lirico Sperimentale, che racchiude tutti gli interventi e i riferimenti sul programma della 71^ Stagione, si può leggere un dotto ed interessantissimo intervento del Prof. Toscani che illustra con dovizia di particolari, genesi e sviluppo della piccola perla musicale e sullo stesso autore, Pietro Metastasio. Ma anche sulla fortuna avuta dall’Intermezzo nei decenni successivi alla prima rappresentazione e sopratutto sulla struttura dello stesso che incardina in appena 35 minuti totali di rappresentazione una serie di temi affascinanti sulla parodia dell’opera seria.

A tutto il resto pensano la coppia Borrelli-Bongiovanni che d’amore e d’accordo impostano una rappresentazione sorprendente dell’Intermezzo. Poichè, come detto, occorre essere anche spiritosi, i due la fanno grossa, nel senso che decidono di comporre come un puzzle il lavoro di Metastasio e inseriscono in apertura, delle due parti de L’Impresario delle Canarie due arie (Aria di Sesto e Aria di Cleopatra) del Giulio Cesare di G.F. Händel tanto che la rappresentazione si allunga di ulteriori 25 minuti.

In conferenza stampa di presentazione Pierfrancesco Borrelli, massimo esperto italiano del settecento musicale, aveva spiegato chiaramente tutti i possibili collegamenti filologici, storici e stilistici tra i due lavori. Basti citare che il Giulio Cesare venne rappresentato per la prima volta il 20 febbraio del 1724 al King’s Theatre di Londra, dunque appena una decina di giorni dopo il debutto napoletano del dramma Didone abbandonata, opera di cui L’impresario delle Canarie è appunto uno degli Intermezzi. Il Giulio Cesare, che è considerata tra le opere migliori composte da Händel, è infatti organizzata sul modello melodrammatico metastasiano con una superba quanto originale scrittura vocale.

A pennellare il tutto, come si conviene, con abbondanti divertissement è il regista Giorgio Bongiovanni che tira le fila del mai risolto dilemma se il cantante lirico debba essere anche o sopratutto, attore.
Bongiovanni l’aveva detto chiaro in conferenza stampa, “li abbiamo conosciuti tutti, questi artisti con i loro capricci e le loro stravaganze…” e dunque chi meglio di lui poteva mettere alla berlina e governare i comportamenti di impresari e divi o dive del bel canto?

Bongiovanni in questo sfrutta tutta la sua maestria attoriale, essendo lui stesso attore prima ancora che regista. E trasforma i due protagonisti Nibbio e Dorina in vere macchine della risata, senza mai sfiorare però il parossismo. Ma sopratutto lasciando liberi i diaframmi dei cantanti di fare il loro lavoro. E non è detto che la qual cosa sia sempre automatica o facile da compiere contemporaneamente.
Basta dare un occhiata alle fotografie nella gallery allegata all’articolo per apprezzare, anche se in minima parte, il lavoro svolto sui cantanti. Del resto ci ricordiamo ancora la magnifica e briosa regia di Bongiovanni per la Bohéme del 2015, sempre per il Lirico Sperimentale (CLICCA QUI), con uno straordinario secondo atto, Chez Momus che la diceva già lunga su come occorra sapienza per far muovere qualcuno sulle assi di un palcoscenico.

Del direttore d’orchestra Pierfrancesco Borrelli vorremmo aggiungere in descrizione, oltre la magnifica direzione musicale, anche le innate doti attoriali, quando il sodale regista Bongiovanni lo coinvolge in prima persona spesso e volentieri nell’intermezzo, proprio mentre lo stesso dirige i bravissimi giovani dell’ Ensemble Strumentale del Lirico Sperimentale, che ricordiamo sono Giacomo Coletti, Margherita Pelanda, Matteo Maria Zurletti, Roberta Palmigiani, Andrea Cesaretti e Irene Corgnale.
Al cembalo il M° Diego Moccia, anche lui tirato per la giacchetta dalla regia al punto da essere anche sostituito da un “presupponente” Nibbio, impresario canario e, per l’occasione, canterino.

Esilarante la scena in cui Nibbio distribuisce biglietti da visita a tutti gli orchestrali, intenti ad eseguire la loro partitura, in occasione, non si mai, di possibili future scritture. E anche in questo caso vale il dilemma, i musicisti debbono solo suonare o sono essi stessi attori di una scena? Ah, saperlo!

I cantanti

Last but non least, una parola, forse anche due, sui protagonisti vocali della serata, Paolo Ciavarelli-Nibbio, Noemi Umani-Dorina e Zdislava Bockova-Sesto.

Di Paolo Ciavarelli abbiamo già detto tutto il bene possibile, vocalmente parlando, in altre sue interpretazioni allo Sperimentale (Rosicca e Morano, Un ballo in Maschera). Con Nibbio, sebbene occorrano maggiormente doti attoriali e recitative nel cantato, si conferma una versatilità straordinaria del giovane baritono, tra i vincitori della 71^ edizione del Concorso Europeo.

Noemi Umani, anche lei vincitrice per il 2017 del Concorso Europeo, aveva già avuto modo di far capire al pubblico spoletino le qualità della sua voce in occasione del prologo alla 71^ Stagione Lirica, Eine Kleine Domplatz Musik- Il Novecento: l’Europa. Estensione vocale sicura e rotonda, dizione chiara e freschezza interpretativa, oltre alle doti attoriali come per Ciavarelli, ne fanno una protagonista versatile e certa per futuri importanti lavori. Strappa applausi a scena aperta anche Zdislava Bockova a cui andava il non facile compito di aprire la parte aggiunta all’Intermezzo con l’aria di Sesto nel Giulio Cesare.

Dopo il successo del debutto del 15 settembre scorso, ieri sera, 16 settembre alla prima replica, ben 10 minuti di applausi e due chiamate in scena per tutto il cast a segnare il grande apprezzamento per il genere degli intermezzi settecenteschi e per il lavoro di ricerca e innovazione qualitativa del Lirico Sperimentale.
Questo pomeriggio alle 17,00 ultima replica al Teatro Caio Melisso.

Riproduzione riservata

Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)

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