A volte le cosidette “frasi fatte” hanno un valore esplicativo di una situazione o di un fatto superiore a qualsiasi altra costruzione semantica possibile. E così ieri sera a Spoleto, in occasione del Prologo alla 71esima edizione della Stagione Lirica Sperimentale si è letteralmente e materialmente respirata una “boccata d’aria fresca e di gioventù” di cui si sentiva il bisogno e la necessità. Aria metereologica che ha precipitato Spoleto a temperature inferiori di quasi 20 gradi rispetto ai giorni scorsi, ma sopratutto aria pura e cristallina, quella delle ugole “sante” dei giovanissimi vincitori del Concorso Europeo di Canto.
Eine Kleine Domplatz Musik 2017, conferma la bontà di una formula di spettacolo che non abbandona però la forte connotazione sperimentale, scegliendo un programma tutto imperniato sulla musica del Novecento Europeo e su una lista di autori che farebbe la gioia di qualsiasi amante della composizione contemporanea.
Inoltre la struttura “itinerante” delle esecuzioni introduce un forte carattere di curiosità nello spettatore non disgiunto dalla posibilità di cambiare ogni volta stato d’animo, prima dell’esecuzione, nel momento in cui ci si trova in un nuovo ambiente, con odori, luci, dimensione degli spazi etc. completamente nuovi. Caratteristiche che alla fine si sono rivelate proprio come una “boccata d’aria fresca”, ma anche “d’ossigeno”, a piacimento del lettore.
Quest’anno, anche a causa della parziale inagibilità del Teatro presso il Complesso Monumentale di San Nicolò, si è progettato un itinerario che prevedeva l’utilizzo del Teatrino delle Sei -Luca Ronconi, la straordinaria sala dell’Ex-Muso Civico ed infine il Teatro Caio Melisso. Tutto dunque nell’arco di qualche decina di metri, ma con una fortissima valenza identitaria ed una capacità evocativa di non poco conto.
Il Programma-
Primo concerto al Teatrino delle Sei-Luca Ronconi con musice di B.Britten, F. Poulenc, A.Skrjabin ed infine di E.Satie.
Se Britten introduce il tema delle 5 melodie da culla dove la partitura al pianoforte invece di “accompagnare” interrompe e quasi disturba il canto (e quindi il sonno), dissacrando quindi il formalismo compositivo sino ad allora conosciuto, con Poulenc invece si passa a situazioni quotidiane, le Banalités, elevate al massimo grado della melodicità tentando la via dell’estasi sotto l ‘influenza dei versi di Apollinaire.
Sulla capacità di creare atmosfere trasognate, oniriche, di profonda oscurità di cui sono capaci invece Skrjabin e Satie non ci sono molte tesi contrarie. Il pianoforte diventa il luogo in cui tutto inizia e si compie nel breve volgere di una partitura. Un dialogo con l’ascoltatore che si sospende e poi cade improvvisamente sul finale con una timbrica marcata (Skrjabin) ma anche l’oscurità insondabile, quasi premonitrice di un futuro incerto della Parigi contemporanea (Satin).
Daniela Nineva è l’interprete sicura, potente e descrittiva di A Charm of Lullabies di Britten, con una voce rotonda e una timbrica squillante. Le Banalités di Poulenc sono invece intepretate da una sorprendente Federica Livi, voce capace di grande modulazione e con una descrittività affascinante, perfetta per “raccontare” Poulenc. Poetica, ed anche molto fisica, l’interpretazione del M° Alessandro Bistarelli per le Deux Poeme e le Deux Danses di Skrjabin, mentre Satie è reso impenetrabile dalla bravura di Diego Moccia.
Secondo Concerto alla sala dell’Ex-Museo Civico con le musiche di M.Ravel, L. Berio, B. Bartok e M. De Falla.
Un programma con un tema portante che è quello della musica popolare passando attraverso Grecia, Italia, Ungheria e Spagna. Ma per popolare non si intende certamente un facile ascolto su poche note elaborate e ripetute. Ci troviamo difronte a una complessa interpretazione dello spirito popolare di ogni singolo paese. Nel caso di Berio ad esempio, si tratta di partiture che elaborano la tradizione cortese medievale. Le Canzoni Greche di Ravel erano state studiate appositamente per una Conferenza di Musicologia dedicata ai canti popolari. Diverso l’Allegro Barbaro di Bartok che anticipa in qualche modo le sonorità aggressive che sarano poi utilizzate da Stravinsky. Conclusione poi con le inconfondibili Canzoni Popolari di De Falla, dove la forza della terra di Spagna si fa concreta e riconoscibile.
Bravissima nella sua sicurezza e chiarezza vocale, Noemi Umani che intepreta Ravel.
Berio e De Falla sono resi magnificamente da Daniela Nineva che non risparmia la sua potenza vocale e, nel caso di De Falla, mette in scena anche una vena interpretativa di tutto rispetto. Martellante come si conviene, quasi atletica, l’interpretazione di Marco Simionato al piano per l’Allegro Barbaro di Bartok.
Terzo ed ultimo spettacolo al Teatro Caio Melisso con il Songspiel Mahagonny di K.Weill e B. Brecht.
Per la regia divertita e divertente di Giorgio Sangati, vecchia conoscenza del Lirico Sperimentale, si esegue la cantata scenica su musica di Weill e testi di Brecht che è considerata il vero prologo alla epic-opera Discesa e caduta della città di Mahagonny degli stessi autori.
Come da tradizione del Lirico, pochissimi elementi scenici lasciano campo libero ai cantanti e alla musica che in questo caso, seppure prevista per una piccola orchestra di 12 elementi, è stata totalmente eseguita al pianoforte dal M° Corrado Valvo.
Tema dell’opera, la decadenza sociale e civile dell’epoca. E se si pensa che la stessa fu pubblicata nel 1927, ovvero a due passi dalla tremenda crisi economica mondiale del ’29 si può perfettamente capire il contesto compositivo e cosa si intende per decadenza sociale e civile.
In un orgia di gioco d’azzardo, soldi che vengono e vanno (spesso per mano di ladri), corpi venduti (quasi sempre delle donne) e whiskey che annebbia e quindi consola, il regista Sangati trova il nesso logico con una contemporaneità che cominciamo a conoscere bene ma che probabilmente è sempre esistita. E perchè tutto sia molto chiaro, la scena si riempe di pacchi inequivocabilmente identici a quelli di una multinazionale leader nella vendita e distribuzione online. In uno di questi viene personalmente consegnato ad uno dei protagonisti in scena un bel costume da Dio con tanto di simbolo trinitario a led da indossare sul capo.
Ma la perversione dissacrante, e che fu forse anche uno dei motivi del clamoroso insuccesso dell’epoca, sta nel cantare brilli rivolti alla luna dell’Alabama e poi ritrovarsi a desiderare la fuga a Benares. Una cosa a metà tra Figli dei fiori e Hippy, tra il Grande Lebowski e Mexico e Nuvole di Enzo Jannacci, che indubbiamente qualche sorriso lo strappa al pubblico di Spoleto.
Con gli occhi di oggi però è anche il motivo del successo con cui è stata accolta ieri sera, 12 agosto, la chiusura del prologo Eine Kleine Domplatz Musik 2017.
Tanti applausi ai bravissimi cantanti in scena: Mariangela Marini-Jessie, Annapaola Pinna-Bessie, Amedeo Di Furia-Charlie, Marco Rencinai-Billy, Paolo Ciavarelli-Bobby, Giordano Farina-Jimmy, tutte colonne portanti del Lirico già più volte visti e ascoltati in edizioni precedenti degli spettacoli dello Sperimentale.
Non resta ora che attendere settembre con la ripresa del programma con il progetto Opera Nuova e dare avvio ufficiale alla 71esima edizione della Stagione Lirica Sperimentale.