Lavoro: recuperati gli addetti pre Covid, ma ora incognite guerra e inflazione

Lavoro: recuperati gli addetti pre Covid, ma ora incognite guerra e inflazione

Redazione

Lavoro: recuperati gli addetti pre Covid, ma ora incognite guerra e inflazione

Mar, 12/07/2022 - 09:45

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Indagine della Camera di commercio dell'Umbria: bene Amerino e Tuderte, arretrano soltanto Alto Chiaschio ed Eugubino

In un anno quasi 7mila addetti in più nelle imprese umbre attive, con numeri assoluti che superano i livelli pre Covid e una crescita di poco sotto la media nazionale ma superiore al Nord. La provincia di Terni meglio di quella di Perugia. Emerge da un’indagine effettuata dalla Camera di Commercio dell’Umbria, che presenta il quadro di tutte le regioni italiane, su dati del Sistema Camerale.

Il sistema imprenditoriale umbro, sia a livello annuo che a livello congiunturale, evidenzia una crescita dell’occupazione nelle imprese di poco inferiore alla media nazionale (tra il primo trimestre 2022 e lo stesso trimestre 2021 +2,76%, rispetto al +3% del dato italiano, mentre tra il primo trimestre 2022 e il trimestre precedente l’Umbria fa +0,87% contro +1,08% del dato nazionale), con una crescita di 6mila 934 addetti su base annua (di cui 2mila 406 nell’ultimo trimestre).

Il dato umbro appare coerente con una crescita occupazionale delle imprese un po’inferiore per il tentativo da parte delle aziende di recuperare produttività, dopo averne persa molta (ben più della media nazionale) durante la grande recessione.

Le cifre umbre, comunque, è superiore a quello di quasi tutte le regioni del Nord e nel Centro solo il Lazio fa meglio (+3,71%). Va inoltre rilevato come l’espansione occupazionale, in linea con il trend nazionale, sia proseguita anche nel primo trimestre rispetto al trimestre precedente e come la regione abbia superato i livelli occupazionali pre-Covid.

A livello di province, l’andamento delle imprese in provincia di Terni è migliore, sia su base annua che su base congiunturale, rispetto a quello delle aziende in provincia di Perugia (rispettivamente +3,28% e +2,60% su base annua, +1,18% e +0,87% nell’ultimo trimestre).

L’andamento nei comprensori

Su base annua a tirare la volata è il comprensorio Amerino (+3,82%), seguito da quello Tuderte (+3,47%) e da quello Orvietano (+2,99%). Quindi il comprensorio Perugino (+2,74% e quello Ternano (+2,48%). In coda l’Eugubino – Alto Chiascio, l’unico che mostra il segno meno (-0,2%, che diventa -0,82% se si guarda alla variazione congiunturale), lo Spoletino (+0,22) e l’Alta Valle del Tevere (+0,25%). Da notare che le imprese del comprensorio Orvietano, che su base annua hanno messo a segno un incremento occupazionale del 2,99%, nell’ultimo trimestre segnano invece -0,60%, quindi con una riduzione congiunturale degli addetti.

Mencaroni: vitalità delle imprese, ma ora servono scelte coraggiose

Dati occupazionali buoni, a livello annuale come a livello congiunturale, sia per l’Italia che per l’Umbria – afferma Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria -. Dimostrano la vitalità delle imprese e la mobilitazione per cogliere una fase di ripresa, trainata anche dalle prospettive del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr). Ma prima di cantare vittoria sarà bene attendere i dati dei prossimi trimestri, perché l’inflazione all’8%, la disarticolazione di non poche filiere produttive e di servizi, la relativa scarsità di materie prime che non consente a molte imprese di lavorare a pieno regime – tutti fattori che si sono aggravati da marzo con la guerra in Ucraina – indubbiamente stanno pesando molto sulle prospettive di crescita. Servono decisioni coraggiose, come il taglio del cuneo fiscale sulle retribuzioni. Oltre ovviamente a un rispetto puntuale del timing del Pnrr”.

Il quadro nazionale

Solo tre regioni su venti sono ancora sotto rispetto all’occupazione pre-covid. Nell’ultimo anno guadagnati 533mila930 addetti (+3%), di cui 196mila 737 nell’ultimo trimestre. In testa per crescita su base annua Sicilia, Sardegna, Abruzzo e Campania.

Rispetto ai livelli occupazionali pre-covid delle imprese, nel I trimestre 2022 solo tre regioni su venti (Emilia Romagna, Marche, Toscana, Valle d’Aosta) sono ancora sotto.

Se si guarda all’andamento tra il I trimestre 2022 e lo stesso trimestre 2021, l’incremento occupazionale più importanti lo mette a segno la Sicilia (+5,29%), seguita da Sardegna (+4,82%) e Abruzzo (+4,47%). Competano la ‘Top Five’ Campania (+4,41%) e Calabria (+4,16%). In coda invece tre regioni del Nord: Valle d’Aosta (+1,25%), Lombardia (+1,86%) e Liguria (+1,90%). La prima regione del Centro è il Lazio (+3,71%).

Spostando l’attenzione a livello congiunturale, tra il I trimestre 2022 e il trimestre immediatamente precedente, l’occupazione nelle imprese italiane è cresciuta dell’1,08% (Tab.1), +196mila 737 addetti. In questo caso è in testa la Calabria (+4,7%, evidenziando quindi un recupero occupazionale concentrato in questa regione tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022), ma al secondo posto e terzo posto ci sono due regioni del Nord, Valle d’Aosta (+2,93%) e Trentino Alto Adige (+2,19%). Nel Centro bene il Lazio (+1,31%).

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