LA SFIDA MULTIETNICA DELLA SCUOLA A SPOLETO: APERTURA ALLO STRANIERO, E MATURITA’ SOCIOCULTURALE PER UN’IDENTITA’ ARRICCHITA - Tuttoggi.info

LA SFIDA MULTIETNICA DELLA SCUOLA A SPOLETO: APERTURA ALLO STRANIERO, E MATURITA’ SOCIOCULTURALE PER UN’IDENTITA’ ARRICCHITA

Redazione

LA SFIDA MULTIETNICA DELLA SCUOLA A SPOLETO: APERTURA ALLO STRANIERO, E MATURITA’ SOCIOCULTURALE PER UN’IDENTITA’ ARRICCHITA

Gio, 16/06/2011 - 10:00

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Jacopo Brugalossi
Come nel resto d’Italia, anche a Spoleto la scuola multietnica è ormai una realtà consolidata. Nell’anno scolastico appena concluso, l’incidenza degli alunni stranieri sul totale degli iscritti è stata del 12,94 per cento. 749 stranieri su un totale di 5788 alunni di scuole primarie, secondarie di I° grado e secondarie di II° grado. Il paese maggiormente rappresentato è la Romania, ma ci sono anche nutrite rappresentanze marocchine, ucraine e albanesi.
LE CIFRE – Questi i dati divisi per grado di istruzione. Nelle scuole primarie gli alunni stranieri sono risultati 360 su un totale di 2477 iscritti, così suddivisi: 131 su 838 nel primo circolo, 137 su 1039 nel secondo circolo, 92 su 600 nel terzo circolo. Gli studenti stranieri iscritti alle scuole medie sono stati invece 147 su un totale di 952: 89 su 537 presso la “Pianciani–Manzoni” e 58 su 415 presso la “Dante Alighieri”. Infine, per quanto riguarda gli istituti superiori, la situazione è la seguente: Istituto “Pontano Sansi–Leoncillo Leonardi 38 stranieri su 572 iscritti; Liceo Scientifico “A. Volta” 8 su 406; Istituto Tecnico Commerciale “Spagna” 62 su 424; Istituto Albeghiero 82 su 679; Itis Ipsia 52 ragazzi stranieri su 278 iscritti.
OLTRE I NUMERI – Ciò che trova concordi i vari dirigenti scolastici delle scuole primarie e secondarie di primo grado, alcune responsabili di associazioni coinvolte nei progetti di integrazione sociale e l’assessorato all’istruzione e formazione del Comune di Spoleto, è la necessità di lavorare per l’integrazione indipendentemente dalle dimensioni del mero dato numerico, “ponendosi l’obiettivo comune – ha detto l’assessore Battistina Vargiu – di favorire una reale integrazione di bambini e ragazzi stranieri nel tessuto sociale”. “E’ un obiettivo prioritario – ha proseguito l’assessore – in un momento di crisi come quello attuale, dove spesso il disagio sociale nei soggetti più deboli e svantaggiati si accentua, e allo stesso tempo l’individualismo della società umana torna a prevalere”. Dello stesso avviso dell’assessore è sembrata Francesca Fanelli, sociologa e responsabile dell’associazione Mappamondo, che dal 1999 collabora con il Comune ai progetti di integrazione socioculturale nelle scuole. “Certo, la parte tecnica dell’intervento è importante – ha detto – ma ciò che ci proponiamo di fare va al di là di questo. Il senso dei progetti è quello di un investimento nel lungo periodo. Creare relazioni che siano continuative nel tempo e che possano aiutare bambini e famiglie a risolvere i problemi della vita”. Secondo Tecla Bacci, dirigente scolastica del terzo circolo, “l’apertura verso gli stranieri nelle scuole dovrebbe essere sempre maggiore”.
I PROGETTI – Uno dei fronti dove le scuole sono più impegnate, grazie ai fondi annuali dell’Ufficio Scolastico Regionale (ex Provveditorato) e al supporto dell’amministrazione comunale, è quello dell’alfabetizzazione degli alunni stranieri. Corsi su più livelli, di base o specialistici a seconda del grado di conoscenza della lingua italiana, vengono proposti in orario scolastico e, talvolta, anche extrascolastico. L’alfabetizzazione è fondamentale per il processo di integrazione dei ragazzi, poiché l’impossibilità di comunicare costituisce spesso l’impedimento maggiore alla socializzazione. I corsi svolgono una funzione immediata per chi arriva direttamente dal paese estero e di specializzazione linguistica per chi è in Italia da più tempo o è nato qui.
Ma c’è anche un altro progetto, patrocinato dal Comune, a cui tutti i circoli hanno aderito; quello dell’alternanza scuola-lavoro, che ha consentito un’interazione tra gli studenti dell’istituto socio-psico-pedagogico (classi 4° e 5°) e i bambini delle scuole primarie. L’obiettivo del progetto era duplice: per le stagiste, la sperimentazione all’interno delle scuole primarie delle competenze e delle conoscenze acquisite durante il percorso di formazione; una sorta di tirocinio. Per gli alunni e le insegnanti delle primarie, la possibilità di partecipare alle attività realizzate dalle stagiste finalizzata a una maggiore consapevolezza interculturale e ad una maggiore integrazione degli alunni in classe. “Su questi progetti – ha sottolineato l’assessore Vargiu – l’amministrazione intende proseguire e concentrare i propri sforzi. Nonostante la diminuzione dei fondi per il sociale il Comune continuerà a supportare le attività delle scuole volte all’integrazione socioculturale degli stranieri”.
FUORI DALLA SCUOLA – Sebbene le ore di scuola rappresentino i momenti principali di aggregazione e integrazione socioculturale, l’impegno comune di operatori scolastici e istituzioni è quello di non lasciare soli i ragazzi stranieri, soprattutto quelli più deboli e svantaggiati, al di fuori dell’orario curriculare. “Il Comune dovrebbe investire maggiormente nei progetti di integrazione extrascolastici”, è stato l’appello di Francesca Fanelli, che in collaborazione con il 2° circolo sta organizzando dei laboratori estivi di italiano per i nuovi immigrati, che avrebbero così la possibilità di iniziare l’anno scolastico con una minima padronanza della lingua. Tra coloro che si distinguono per aver già attivato progetti “pomeridiani” c’è la scuola media Pianciani-Manzoni, che mette a disposizione degli studenti stranieri corsi supplementari di italiano, corsi di teatro e attività sportive, grazie alla fruibilità del centro sportivo scolastico. “Siamo convinti che la scuola giochi un ruolo fondamentale per l’integrazione – ha detto la dirigente scolastica Manuela Dominici – anche in orario extracurriculare. In molti casi sono le stesse famiglie che richiedono di poter iscrivere i figli ai corsi pomeridiani, che sono completamente gratuiti”. Dello stesso avviso è sembrata l’assessore Vargiu, secondo la quale “è fondamentale puntare sulle potenzialità del territorio ed essere attenti a cogliere le spinte positive di enti e associazioni che lavorano per l’integrazione dei ragazzi stranieri”. “Il Comune – ha aggiunto la Vargiu – deve fungere da collettore delle proposte, con l’intento di creare una rete sociale che eviti qualsiasi ghettizzazione di questo o quell’altro gruppo etnico. Guai a far sentire lo straniero come un diverso”.
STRADA ANCORA LUNGA – Le parole spesso tendono ad “addolcire” alcuni endemici aspetti del contesto sociale. E’ inutile, infatti, nascondersi che la strada per una completa integrazione sociale e culturale dei ragazzi stranieri, a Spoleto come nel resto del paese, sia lunga, tortuosa e densa di imprevisti. Certo, ciò che l’assessore Vargiu e alcuni dirigenti scolastici hanno riferito a TO® fa ben sperare per il futuro. I legami consolidati tra bambini di etnie e culture differenti, italiani e stranieri che al momento dell’iscrizione in prima media pretendono di ritrovarsi nella stessa classe, l’assenza di particolari fenomeni di ghettizzazione di singoli o gruppi, la sempre maggior facilità d’inserimento degli stranieri di seconda e terza generazione, il superamento senza traumi della soglia del 30% di stranieri in una classe voluta dal Ministro Gelmini (tanto che, secondo l’assessore, sarebbe impossibile tornare indietro ora), sono tutti segnali incoraggianti.
Ma non considerare altri aspetti sarebbe un “peccato di superficialità”. Come già accennato dalla Vargiu, molte delle famiglie straniere che arrivano a Spoleto vivono in condizioni svantaggiate e i loro figli sono i primi a subire le ripercussioni negative della crisi che il paese sta attraversando. In più, quand’anche la scuola riesca ad “emancipare” socialmente alcuni soggetti, integrandoli nel contesto sociale prima e in quello culturale poi, risulta molto complicato rompere il “muro di gomma” costituito dall’ambiente familiare. Che, spesso, tende a ingabbiare i ragazzi nel microcosmo delle tradizioni domestiche, per cultura o per opportunità, impedendogli di spiegare le ali verso la realizzazione dei propri sogni. “Le famiglie legate a culture e tradizioni troppo distanti dalle nostre – ha confessato la dirigente scolastica della Dante Alighieri Morena Castellani – costituiscono un ostacolo enorme per una completa integrazione dei ragazzi. Il punto di riferimento primario dei giovanissimi, quello con cui la scuola non può competere, è sempre il focolare domestico. Se le famiglie per prime non si mettono in condizioni di accogliere almeno una parte dello stile di vita della nuova società di appartenenza, difficilmente i loro figli potranno integrarsi a pieno nella scuola e nella vita”.

(Riproduzione Riservata)

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