"La città futura" / Giovani a Perugia: passato, presente o futuro? - FOTO - Tuttoggi.info

“La città futura” / Giovani a Perugia: passato, presente o futuro? – FOTO

Redazione

“La città futura” / Giovani a Perugia: passato, presente o futuro? – FOTO

Ven, 14/03/2014 - 00:53

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Alessia Chiriatti

C'era una volta una città che pensò e ideò per sè le scale mobili, per dare la possibilità a cittadini e viaggiatori di scalare i suoi due colli su cui è adagiata. E' come se però si fosse fermata lì, seppur nel cambiamento delle sue forme e del suo vivere quotidiano. Una città come Perugia, che ha subito, come tanti altri luoghi, una crisi la cui valenza è sempre più sociale oltre che economica. Che ha modificato i suoi spazi, le sue abitudini, le sue percezioni. Ora però, per risollevarsi e continuare a essere pioniera, dovrebbe cambiare il modello e la strategia di risposta: a pensarlo, seppur con riflessioni e spunti diversi, sono l'assessore regionale Stefano Vinti, il professore Ambrogio Sant'Ambrogio, il consigliere comunale Tommaso Bori e Maria Paola Sabbatini, portavoce de La Sinistra per Perugia. La stessa ricerca condotta sul campo dal professor Sant'Ambrogio, commissionatagli dal comune di Perugia (e più precisamente dall'assessorato per le politiche giovanili con Andrea Cernicchi) dimostra dei risultati che dovrebbero essere un campanello d'allarme, se la realtà non dovesse bastare.

I dati – Per un periodo calcolato negli anni tra il 2008 e il 2011, su un totale di 37mila studenti che costituivano il 21% della popolazione totale perugina, il 57% era in quota umbria: 8mila erano gli stranieri, 11mila quelli di età compresa tra i 18 e i 24 anni, 5mila i minorenni e 13mila i giovani tra i 25 e i 29 anni. Ragazzi spaventati del loro futuro, della possibilità di costruirselo, di divenire autonomi e indipendenti. Con l'esplosione della crisi si è assistito a un calo del 20% nelle assunzioni. L'ecatombe è tutta nel settore finanziario assicurativo, va meglio l'edile, la pubblica amministrazione è congelata. La manifattura crolla del 29%, e i 3/4 dei contratti sono precari o a tempo determinato. Ragazzi che non si sentono sicuri in termini di qualità della vita, oltre che di sicurezza pubblica. Giovani “ostacolati”, a causa della mobilità perugina non proprio alla loro portata. Ciò che emerge è un rapporto con la città e con il suo centro storico che soffre di un grande scollamento e di una eccessiva distanza con la sua immagine: come se la polis fosse anestetizzata, distonica, decentralizzata, seppur le sue periferie facciano ormai nucleo a sè e vivano di luce propria. Una periferia diffusa, dunque, come in una grande metropoli.

Gioventù bruciata? – Per il professor Sant'Ambrogio, i ragazzi d'oggi rappresentano una generazione “bruciata dagli altri”. E partecipano a tante associazioni, ma non al mondo della politica: “è come se ci fosse un rifiuto della politica”, afferma, “ed è così che si rifiuta anche la distinzione tra destra e sinistra. Sono ragazzi autonomi, ma non indipendenti, in primis economicamente”. Eppure la famiglia rappresenta spesso l'unica ancora di salvezza, che tuttavia non garantisce di compiere lo slancio necessario affinchè il singolo ragazzo esca dal nido e affronti le sue sfide.

I choosy – “Non sono bamboccioni” afferma Maria Paola Sabbatini, che ha lavorato per anni nel Centro per l'Impiego di Perugia. “Con la crisi è subentrata anche l'istituzionalizzazione del lavoro gratis, magari con stage e tirocini che si finalizzano ad un'esperienza fine a se stessa”. E Bori da una soluzione: quella di puntare sulla “rivoluzione digitale che è in atto”. Partire da una Perugia innovativa, dalle scale mobili. Affinchè i giovani siano il futuro della città, non solo il presente. Di certo, non il passato.

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Foto di Sara Cipriani

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