Interrogazione parlamentare su ex Banca Pop Spoleto chiama in causa ministri Nordio e Giorgetti - Tuttoggi.info

Interrogazione parlamentare su ex Banca Pop Spoleto chiama in causa ministri Nordio e Giorgetti

Redazione

Interrogazione parlamentare su ex Banca Pop Spoleto chiama in causa ministri Nordio e Giorgetti

Dom, 06/08/2023 - 12:26

Condividi su:


Interrogazione parlamentare su ex Banca Popolare Spoleto chiama in causa ministri Nordio e Giorgetti. 5 senatori tra i firmatari

Nuova interrogazione parlamentare sulle vicende che hanno interessato e interessano l’imprenditore Danilo Solfaroli, alle prese da anni con un braccio di ferro giudiziario avviato con l’ex governance della fu PopSpoleto e proseguito, dopo il commissariamento di Bankitalia, con l’attuale proprietà di Banco Desio.

Banco che oltre a respingere tutte le accuse, ha visto finora la meglio in tutti procedimenti che l’imprenditore ha denunciato in sede civile e penale al Tribunale di Perugia. Archiviazioni e dispositivi che non convincono però alcuni membri di Palazzo Madama che in queste ore hanno depositato una interrogazione a risposta scritta al Ministro di Giustizia Carlo Nordio e al Ministro dell’Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti.

Atto ispettivo che è un aggiornamento di quello già depositato esattamente quattro anni fa da tre senatori ma rimasto senza risposta.

Questa volta i firmatari della interrogazione sono cinque di cui quattro componenti della Commissione permanente Giustizia tra cui spicca il vice presidente Sandro Sisler (primo firmatario), gli avvocati Gianni Berrino, Sergio Rastrelli e Alberto Baldoni e il giornalista Marco Silvestroni, tutti in quota FdI.

I quali chiedono al titolare del dicastero della Giustizia “se non ravvisi la necessità di verifiche sulla regolarità del funzionamento degli uffici giudiziari di Perugia coinvolti, anche con l’attivazione dei poteri ispettivi previsti dalla legge”, mentre al ministro Giorgetti se “sia a conoscenza dei fatti e non intenda attivare i controlli conseguenti alle irregolarità commesse in relazione al commissariamento dell’istituto di credito ex BPS, nonché in relazione alle conseguenti condotte di Banco Desio”.

L’annosa vicenda finita nella interrogazione

Nelle due pagine di interrogazione, i parlamentari ricostruiscono dapprima le vicende della fu Bps, dalle perdite di controllante (SCS) e controllata (PopSpoleto) fino al commissariamento di Palazzo Koch e alla successiva cessione con un aumento di capitale di 140 milioni di euro.

La tormentata vicenda dell’imprenditore Solfaroli – che da vice presidente della Scs denunciò le irregolarità subendone le prime conseguenze già a fine 2011 nel corso dell’ormai nota “Assemblea della vergogna” – comincia appunto mesi prima l’amministrazione straordinaria e sono proprio i senatori a sintetizzarla nella interrogazione. Leggiamo:

“…al fine di realizzare il piano dei commissari (il professore Gianluca Brancadoro, l’ingegnere Giovanni Boccolino e il dottor Nicola Stabile) , il 17 giugno 2014, l’assemblea di BPS, autorizzata dalla Banca d’Italia, aveva deliberato un aumento di capitale sociale per 140 milioni di euro riservato al Banco di Desio, che è stato integralmente sottoscritto dall’intermediario brianzolo. Il 31 luglio 2014, previa nomina dei nuovi organi, l’azienda è stata riconsegnata alla gestione ordinaria. È all’interno della suddetta vicenda che si incardina quella, a tutt’oggi insoluta, di un ex amministratore, all’epoca vice presidente della controllante SCS, le cui denunce e prese di posizione assembleari avevano contribuito a far emergere i comportamenti e le irregolarità poi sfociate nel commissariamento della BPS;

in particolare va evidenziato che all’epoca dei fatti, per effetto delle denunce, l’ex amministratore aveva ricevuto da parte di BPS un decreto ingiuntivo che comprometteva irrimediabilmente tutti i suoi rapporti bancari in essere, decreto che veniva poi riconosciuto ritorsivo, e quindi annullato, dal giudice di Spoleto. Anche a seguito di tale annullamento, i commissari della Banca d’Italia riabilitavano la posizione dell’ex amministratore e, al fine di scongiurare, da parte sua, azioni di risarcimento del danno contro BPS, deliberavano i termini di una transazione economica che prevedeva la rinuncia, da parte dell’ex amministratore, a qualsiasi azione di rivalsa nei confronti di BPS;

in seguito all’ingresso di Banco di Desio nella compagine di BPS, la transazione già deliberata dai commissari straordinari veniva unilateralmente modificata ad opera del Banco Desio e in danno dell’ex amministratore, con un’operazione che appare peraltro illegittima poiché, avendo Desio rilevato lo status quo di BPS, ossia essendo subentrata in tutti i rapporti attivi e passivi già consolidati all’atto d’acquisto, non poteva di fatto rimettere in discussione quanto già deliberato dai commissari;

ad ogni modo, il nuovo accordo veniva sottoposto all’ex amministratore a ridosso dalla scadenza del termine ultimo per la sua firma, costringendolo di fatto a scegliere fra firmare o perdere tutto. L’interessato ex amministratore accettava i termini della nuova transazione, ma immediatamente depositava presso la Procura della Repubblica di Perugia una denuncia-querela per violenza e per estorsione subita e subenda. Dopo circa 8 mesi, il pubblico ministero di Perugia disponeva, senza che nessuna indagine fosse stata eseguita, l’archiviazione del procedimento n. 2311/2015, perché quanto denunciato si doveva perseguire in altra sede (civile). L’ex amministratore proponeva ricorso al giudice per le indagini preliminari avverso l’archiviazione, ma il giudice, in data 7 giugno 2017, archiviava dichiarando il ricorso n. 2311/2015 inammissibile. L’interessato proponeva quindi ricorso per Cassazione, lamentando alla suprema Corte che nessuna indagine era stata eseguita, nonostante l’analitica richiesta e la circostanziata ricostruzione dei fatti. È chiaro che, trattandosi di materia bancaria, solo un’approfondita indagine tecnico-giuridica avrebbe potuto far emergere l’anomalo comportamento di una banca, tanto più in presenza di delibere commissariali;

la suprema Corte, in data 26 ottobre 2018, con sentenza n. 53984 annullava senza rinvio il provvedimento impugnato e trasmetteva gli atti al Tribunale di Perugia per l’ulteriore corso. La Corte in particolare, accogliendo in pieno le obiezioni dell’attore, ex amministratore, dichiarava che nel caso di specie si richiedeva un analitico approfondimento delle relazioni tra la presunta vittima ed il presunto autore del reato;

all’udienza del 28 giugno 2019 un altro giudice per le indagini preliminari di Perugia, a sua volta, non solo non dava corso a quanto inequivocabilmente disposto dalla Cassazione, che chiedeva approfondite indagini, ma inopinatamente archiviava il procedimento nel giro di 24 ore;

veniva quindi rifissata (dopo due rinvii) la causa civile. Nell’esame degli allegati prodotti da Banco Desio nelle memorie difensive, l’ex amministratore rilevava due documenti non rispondenti alle copie in suo possesso; una raccomandata priva degli elementi che provassero la spedizione e la ricezione; una “Nota informativa per i sigg. Commissari con la quale gli uffici interni alla ex BPS certificavano la bontà della Transazione proposta e tutte le condizioni per la stipula ma completamente omissiva nei contenuti dirimenti. A seguito di queste anomalie l’ex Amministratore ha provveduto a presentare in data 26.04.2021, una denuncia per la riapertura delle indagini, visti i nuovi e rilevanti elementi emersi. Dopo 6 mesi di indagini, il Certificato ex art.335 c.p.p. in data 21.10.2021, riporta l’iscrizione della notizia di reato contro Banco desio o di chi ne fosse responsabile, ai sensi dell’Art.644 c.p.(Usura) e l’esponente parte offesa. Proseguono le indagini per 14 mesi e il 9.12.2022 con l’individuazione dei presunti responsabili del reato denunciato che vengono iscritti nel registro degli indagati: ‘rilevato che emergono indizi di reato in merito alla fattispecie iscritta’”. Nell’attesa degli sviluppi conseguenti, con grande sorpresa, il 23 dicembre 2022, l’ex amministratore riceveva la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, motivata dalla mancata corretta comparizione della documentazione allegata: documenti omissati o documenti integrali, date discordanti ed altri documenti inconferenti, tutti già presenti nel fascicolo del pubblico ministero. Per tali motivi l’ex amministratore proponeva una nuova denuncia ex art. 374 del codice penale per la chiara intenzione di Banco Desio di fuorviare le valutazioni del magistrato, in sede sia civile che penale. La pratica veniva assegnata allo stesso pubblico ministero che, ricevuta la nuova denuncia a ridosso della sua richiesta di archiviazione, apriva un nuovo fascicolo contro ignoti per il reato denunciato. Tutto ciò è evidentemente connotato da una grande confusione ed incertezza,

si chiede di sapere:

se, vista la gravità dei fatti esposti, specie per quanto attiene alla possibile omessa ottemperanza al disposto della sentenza della suprema Corte, il Ministro della giustizia non ravvisi la necessità di verifiche sulla regolarità del funzionamento degli uffici giudiziari di Perugia coinvolti, anche con l’attivazione dei poteri ispettivi previsti dalla legge;

inoltre, se il Ministro dell’economia e delle finanze sia a conoscenza dei fatti e non intenda attivare i controlli conseguenti alle irregolarità commesse in relazione al commissariamento dell’istituto di credito ex BPS, nonché in relazione alle conseguenti condotte di Banco Desio”.

“Vita rovinata”

Solfaroli, nonostante le sue denunce siano finite archiviate, continua ad accusare di aver avuto “la vita rovinata” a causa di “quella modifica fatta sul prestito deliberato dai commissari per 1,4 milioni ad un tasso agevolato, cambiato poi in corsa dal Banco che” stando a quanto sostiene lo stesso imprenditore avrebbe richiesto “garanzie per 11,5 milioni”.

Nelle scorse settimane, acquisiti gli atti omissati, ha sporto una nuova denuncia per frode processuale con l’apertura di un nuovo fascicolo che non vede al momento iscritti nel registro degli indagati.

La replica di Banco Desio

Da parte aziendale, l’avvocato Stefano Lado, presidente e principale azionista dell’istituto lombardo, difeso in giudizio dallo studio Pedersoli di Milano, si limita a ricordare a Tuttoggi che oltre all’estraneità dei fatti in capo all’istituto di credito, “tutti gli esposti e attacchi giudiziari sono stati respinti dalla magistratura e dalla Vigilanza”. Quanto agli atti omissati, “Solfaroli aveva copia di quei documenti e li ha prodotti in giudizio consentendo così al giudice di verificare che le parti omissate non avevano alcuna rilevanza nella vicenda giudiziaria, ma anzi riguardavano aspetti meramente interni e organizzativi”. “Mi limito a ricordare che a fronte di quattro denunce abbiamo registrato altrettante archiviazioni” conclude il presidente Lado.  

Non resta che attendere se e quando i due Ministri cui è rivolta l’interrogazione risponderanno ai senatori. Nel 2019, come detto, una analoga interrogazione (Ministro era Alfonso Bonafede) rimase senza risposta.

© Riproduzione riservata

ACCEDI ALLA COMMUNITY
Leggi le Notizie senza pubblicità
ABBONATI
Scopri le Opportunità riservate alla Community

L'associazione culturale TuttOggi è stata premiata con un importo di 25.000 euro dal Fondo a Supporto del Giornalismo Europeo - COVID-19, durante la crisi pandemica, a sostegno della realizzazione del progetto TO_3COMM

"Innovare
è inventare il domani
con quello che abbiamo oggi"

Lascia i tuoi dati per essere tra i primi ad avere accesso alla Nuova Versione più Facile da Leggere con Vantaggi e Opportunità esclusivi!


    trueCliccando sul pulsante dichiaro implicitamente di avere un’età non inferiore ai 16 anni, nonché di aver letto l’informativa sul trattamento dei dati personali come reperibile alla pagina Policy Privacy di questo sito.

    "Innovare
    è inventare il domani
    con quello che abbiamo oggi"

    Grazie per il tuo interesse.
    A breve ti invieremo una mail con maggiori informazioni per avere accesso alla nuova versione più facile da leggere con vantaggi e opportunità esclusivi!