Inquinamento acustico, dopo 13 anni giudice riconosce risarcimento a famiglia di Spoleto - Tuttoggi.info

Inquinamento acustico, dopo 13 anni giudice riconosce risarcimento a famiglia di Spoleto

Redazione

Inquinamento acustico, dopo 13 anni giudice riconosce risarcimento a famiglia di Spoleto

Sab, 01/02/2014 - 00:40

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Tredici anni per vedersi riconoscere un risarcimento. Tanto ha dovuto aspettare una famiglia residente a Santo Chiodo che nel 2001 sporse querela per inquinamento acustico nei confronti dell’Alluminio Spoleto Spa (attuale Isotta Fraschini), che aveva appena inaugurato un nuovo impianto per la costruzione di componenti per l'industria motoristica in alluminio. Un primo ricorso respinto, un processo penale conclusosi con l’assoluzione per avvenuta prescrizione del reato contestato all’imputato e, infine, il procedimento civile. Queste le tappe di una vicenda giudiziaria lunga e complessa, su cui a scrivere la parola fine è stato nei giorni scorsi il giudice Daniela Caramico D’Auria.

La storia – Siamo nell’aprile del 2001. Lo stabilimento è stato appena inaugurato e tre nuclei familiari residenti nelle immediate vicinanze si rivolgono ad un legale: non riescono più a vivere una vita tranquilla, tanto sono fastidiosi e penetranti i rumori provenienti dalla fabbrica a tutte le ore del giorno e della notte. Partono un ricorso cautelare, che però viene respinto, e una serie di accertamenti eseguiti dall’Arpa, che invece attestano l’effettiva esistenza dell’inquinamento acustico poiché venivano superati i valori limite differenziali. Nel 2003 inizia quindi il processo penale a carico del legale rappresentante dell’azienda, accusato del reato di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone, che si conclude nel 2007 in cassazione con l’assoluzione per intervenuta prescrizione del reato (in primo grado era stato condannato al pagamento di un’ammenda di 200 euro).

Il risarcimento – Un anno più tardi, nel 2008, si apre il processo civile, che come detto si è concluso appena pochi giorni fa. La sentenza della dottoressa Caramico D’Auria non solo ha riconosciuto ai componenti dell’unico nucleo familiare rimasto in causa – assistiti dall’avvocato Marco Parmegiano Palmieri del foro di Spoleto – un risarcimento di 16.800 euro a testa (da cui andrà detratta la piccola somma già ottenuta a titolo risarcitorio nel processo penale), ma ha anche riconosciuto l’applicabilità dei parametri di inquinamento acustico anche in assenza del piano di zonizzazione acustica del territorio, a differenza di quanto sostenuto dai responsabili dell’azienda. Il fatto che il comune non lo avesse predisposto poteva essere una discriminante in una zona completamente industriale ma non in un’area come Santo Chiodo dove accanto alle industrie sorgono anche tante abitazioni private.

Parete fonoassorbente – Una vittoria per i querelanti, che nel corso degli anni sono anche stati ingiustamente accusati di volere la chiusura dello stabilimento quando in realtà invocavano soltanto una soluzione che permettesse loro di tornare a condurre una vita serena. Soluzione che venne applicata nel 2007, dopo una lunga serie di studi e incontri tra i tecnici dell’Arpa e quelli del comune, con l’installazione di una parete fonoassorbente tra la fabbrica e le abitazioni alta ben 16 metri.

Jacopo Brugalossi

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