Il suono della vita, una sorta di musica proveniente dai movimenti del Dna, è stato registrato e brevettato per la prima volta da un team di ricercatori italiani e statunitensi guidato da Carlo Ventura, docente di Biologia molecolare dell'università di Bologna, e dal fisico James Gimzewski, dell'università di Los Angeles, California. La scoperta, oltre a essere particolare, potrebbe in futuro portare gli scienziati a trasformarsi in 'direttori d'orchestra' capaci di indirizzare le cellule a differenziarsi seguendo un suono di riferimento ben preciso.Con curiosità spesso ci siamo soffermati a capire come in alcune culture si desse preminenza alla sonorità della voce piuttosto che di alcuni strumenti non proprio perfetti come i nostri attuali. Cantar, suonare, il fare musica insomma è da sempre un potente collante delle unioni sociali. Sembra quasi che in un contesto di suoni si sia tutti uguali, tutti partono dalla stessa base emozionale per poi giungere a risultati probabilmente diversi. Dice Ventura: “Il nostro genoma – spiega – è fatto da una miriade di anse, di ripiegamenti che non hanno solo la funzione di 'impacchettare' i circa due metri della molecola del Dna in poche decine di millesimi di millimetro di diametro del nucleo. Per molto tempo – aggiunge – si è pensato che queste anse servissero a guadagnare spazio, ma oggi sappiamo che, pur facendo parte del cosiddetto Dna 'spazzatura', cioè che non codifica alcuna proteina, hanno una precisa funzione di 'architettura'''. “I ripiegamenti del Dna – afferma l'esperto – sono dinamici nell'assemblarsi e nel disassemblarsi e questo loro muoversi in continuazione viene trasmesso a strutture del citoscheletro fino a creare una vibrazione sulla superficie della cellula. Questa vibrazione è compresa nell'arco di frequenze udibili dall'orecchio umano: dunque, non abbiamo fatto altro che sviluppare un approccio in grado di rilevare questi suoni. Solo in un secondo momento si potrà vedere se, facendo ascoltare alla cellula questi o altri suoni, la si potrà trasformare in quello che vogliamo”. Se così fosse allora avrebbe un senso il perché la musica ha avuto una funzione evolutiva così importante per l'umanità. Oggi molti esperimenti e studi sulla ” musicoterapica”inducono a pensare che la funzione di queste vibrazioni” universali”, possa condurre verso la soluzione di alcune patologie che in altro modo dovrebbero essere trattate con tempi molto più lunghi e con metodi invasivi produttori di grandi stress per tutto l'organismo in generale. Ovviamente siamo in un campo delicatissimo dove la sapienza ” scientifica”, fatica a comprendere ciò che non è ancora dotato di evidenza sperimentale. Tuttavia se questa ricerca potrà proseguire, cercando magari di non produrre sistemi per modificare ” artatamente” ciò che è nato in un certo modo, per poi trasformarlo in altro, allora la speranza è che sempre meno dovremo ricorrere a ciò che in medicina è definito allopatico ovvero un intervento contrario alla natura di cui siamo fatti e costituiti, ma piuttosto sollecitare quella sorta di autoricostruzione che potenzialmente ci è concessa sin dal nostro concepimento .

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