Incognita Covid sul ritorno in classe il 7 gennaio

Incognita Covid sul ritorno in classe il 7 gennaio | Chiesto un confronto col Governo, gli studenti alzano la voce

Massimo Sbardella

Incognita Covid sul ritorno in classe il 7 gennaio | Chiesto un confronto col Governo, gli studenti alzano la voce

Dom, 03/01/2021 - 10:33

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Chiesto un confronto col Governo, gli studenti alzano la voce | E si attendono le decisioni degli esperti nazionali sulle nuove zone rosse

Incognita Covid sulla scuola a tre giorni dal parziale ritorno delle lezioni in presenza per gli studenti delle superiori. Il 7 gennaio, infatti, il 50% degli studenti potrebbe tornare in classe, percentuale che dovrebbe salire al 75% dopo una settimana.

Ma gli ultimi dati sul contagio a livello nazionale spingono gli esperti della Cabina di monitoraggio e le stesse Regioni a frenare.

Nuovi rischi zona rossa

Anche perché alcune regioni rischiano di ritrovarsi presto in zona rossa. Secondo il rapporto dell’Istituto superiore di sanità del 30 dicembre, i numeri più allarmanti riguardano Veneto, Liguria e Calabria, con un indice Rt di diffusione del contagio superiore a 1. Soglia che rischiano di superare anche Lombardia, Puglia e Basilicata. E poi ci sono le criticità sui livelli di occupazione dei posti letto rilevate in Emilia Romagna, Piemonte, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia. E il caso Sardegna, che ha fornito dati incompleti.

In base al decreto Natale, dopo il 6 gennaio le regioni dovrebbero tornare nella fascia di rischio che avevano prima delle Festività. Ma un nuovo monitoraggio dovrebbe riassegnare nuove fasce di rischio, con le relative restrizioni.

I timori delle Regioni

Numeri e criticità di fronte alle quali le Regioni muovono dubbi sul ritorno in classe di tutti o comunque di gran parte degli studenti.

Il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha chiesto un ulteriore confronto con il Governo prima della riapertura delle scuole.

Il ministro Azzolina ancora una volta preme perché si ritorni in classe.

Il doppio turno

In Umbria gli istituti superiori, pur con notevoli difficoltà, hanno stilato il calendario per rispettare le percentuali indicate a livello governativo. Anche con il ricorso al doppio turno: 8-13 e 10-15. Questo, per alleggerire la pressione sui mezzi pubblici, nonostante sia prevista l’entrata in funzione in Umbria di 200 mezzi in più.

I dirigenti scolastici, così come la maggior parte dei sindacati della scuola, hanno contrastato l’ipotesi del doppio ingresso. Principalmente sostenendo difficoltà organizzative e la necessità di predisporre un nuovo orario delle lezioni. La Gilda ha invece adottato la posizione opposta, ritenendo che l’ingresso unico alle 8 riproporrebbe l’identica situazione già verificatasi in settembre-ottobre, con un rischio di contagio elevato per gli insegnanti, gli alunni e le loro famiglie e la certezza di dover richiudere le scuole dopo poche settimane.

La prudenza della Regione Umbria

La Regione Umbria, sul tema scuola, ha assunto sempre un atteggiamento estremamente prudente. Prevedendo anche limitazioni superiori a quelle fissate dal Governo nazionale. E questo, hanno più volte ribadito la presidente Tesei e l’assessore Coletto, sulla base delle indicazioni degli esperti della Cabina di regia locale.

L’appello degli studenti

Ma di fronte a possibili rinvio del rientro a scuola gli studenti alzano la voce. Altrascuola – Rete degli studenti medi umbri, ha chiesto un incontro alla presidente Tesei ed agli assessori Agabiti e Melasecche. Chiedono di essere coinvolti nelle discussioni che riguardano tempi e modalità del rientro in classe.

E intanto hanno stilato un documento, nel quale si ricorda che è stato “promesso” il rientro a scuola il 7 gennaio. Gli studenti non ci stanno più ad essere indicati come “untori” o comunque come i principali responsabili della diffusione del Covid. “La pandemia – scrivono – ha portato ad un punto di rottura il nostro sistema d’istruzione: assistiamo a continue promesse non mantenute o ritrattate – ultima tra le quali quella di un ritorno al 75 per cento, subito ridotto al 50 -, veniamo addirittura additati come responsabili del diffondersi della pandemia, incoscienti ed immaturi. Non ci stiamo più. I dati da noi richiesti e rilasciati dalla Regione Umbria ci danno ragione: i contagi nella fascia d’età delle scuole superiori sono calati con la riapertura delle scuole, i maggiori vettori di contagio sono riconosciuti nei trasporti, a riprova di una situazione di disagio che già più volte abbiamo denunciato; alcuni investimenti sono stati fatti, ma sono chiaramente insufficienti e ci mettono di fronte a ad una situazione di pericolo che rischia di ripetersi con il ritorno a scuola il 7 gennaio”.

Insomma, gli studenti vogliono tornare in classe, ma in sicurezza. E per questo avanzano proposte. Per la gestione dell’emergenza Covid, ma anche per il futuro della scuola dopo la pandemia.

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