Inchiesta Gesenu, interdittiva antimafia anche su Gest - Tuttoggi.info

Inchiesta Gesenu, interdittiva antimafia anche su Gest

Sara Minciaroni

Inchiesta Gesenu, interdittiva antimafia anche su Gest

La politica si infiamma, scintille tra vertici PD in Umbria | Comuni: AURI la soluzione?
Dom, 08/11/2015 - 18:51

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Interdittive a cascata, ora tocca a Gest. Il provvedimento a firma del Prefetto di Perugia Antonella De Miro è il terzo firmato in pochi giorni. Il primo quello relativo a Gesenu era arrivato come conseguenza delle “questioni siciliane”, ma questo, ha causato poche ore dopo un provvedimento diretto anche a Ecoimpianti srl. L’atto in questo caso è stato adottato in quanto il socio unico è Gesenu, che detiene una partecipazione pari al 100 per cento di Ecoimpianti, appunto. Le due società hanno la stessa sede legale (in via della Molinella); il legale rappresentante di Ecoimpianti è il direttore tecnico di Gesenu; una quota rilevante dei beni della Ecompianti proviene dall’affitto di ramo d’azienda di un’altra società del gruppo Gesenu in liquidazione, ossia la Secit srl (amministratore Carlo Noto La Diega, consigliere di amministrazione di Gesenu di cui è socio al 10%). Il Gruppo interforze ha ritenuto che “le medesime criticità rilevate a fini antimafia” per Gesenu fossero quindi da considerarsi “analogamente sussistenti” anche per Ecoimpianti.

Interdittiva antimafia per Gest. Questo provvedimento pesa come un macigno sul sistema dei rifiuti umbri, arrivando nel cuore della regione verde con più incidenza di quanto non sia avvenuto per i “collegamenti” siciliani. Gest (che in Umbria serve 24 Comuni) è composta da Gesenu al 70% e sue partecipate (Tsa al 18%, Sia 6%, Ecocave 6%) e svolge funzioni di raccolta e smaltimento dal Trasimeno al Perugino passando per tutta la Media valle del Tevere e la città di Perugia. L’amministratore unico è Silvio Gentile, anche amministratore delegato di Gesenu, e già tra gli indagati nell’inchiesta targata Antimafia e che ha portato a perquisizioni e sequestri nelle sedi legali e nelle discariche di Pietra Melina e Borgo Giglione.

Il “colosso” Gest. Gest srl è la società che si è aggiudicata la gara di appalto per la gestione integrata dei rifiuti nell’ATI 2 dell’Umbria ed è nata dall’unione di quattro società: Gesenu SpA, Ecocave Srl,Sia Spa e Tsa SpA. L’ATI 2 (Trasimeno – Perugino – Marscianese – Tuderte) è stato il primo ATI della Regione Umbria a redigere il Piano d’Ambito dei Rifiuti, che contiene la ricognizione delle modalità di gestione, delle infrastrutture e degli impianti esistenti e definisce le procedure e le strategie per il conseguimento degli obiettivi previsti dalle vigenti normative ambientali. A seguito dell’emanazione del Piano d’Ambito dei Rifiuti, l’ATI 2 ha indetto nel 2008 una gara europea per l’affidamento del Ciclo Integrato dei rifiuti, ovvero: raccolta e spazzamento, trasporto, recupero, smaltimento e monitoraggio delle attività svolte. Gest ha partecipato alla gara presentando un progetto conforme a quanto previsto dal Piano d’Ambito ed è risultata l’affidataria del servizio: a dicembre 2009 è stato, quindi, firmato un contratto di affidamento con scadenza nel 2024, tra GEST, ATI 2 e i singoli comuni. I servizi sono iniziati a gennaio 2010 in 21 comuni: Perugia, Todi, Bastia Umbra, Bettona, Torgiano, Valfabbrica, Collazzone, Deruta, Fratta Todina, Marsciano, Montecastello di Vibio, San Venanzo, Castiglione del Lago, Città della Pieve, Corciano, Magione, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Piegaro, Tuoro sul Trasimeno. Nei Comuni di Cannara e Massa Martana i servizi di igiene urbana sono stati avviati a marzo 2011, a seguito della firma del contratto di servizio. Nel Comune di Assisi il servizio con il nuovo gestore Gest verrà avviato a giugno 2012. Una gara da un miliardo e 81milioni di euro.

Le conseguenze. L’interdittiva a Gest rischia di paralizzare le entrate essenziali per la sussistenza di Gesenu e controllate. Il provvedimento porta infatti con se l’obbligo per la società di accantonare quelle risorse derivate da quei contratti pubblici che essendo stati stipulati prima dell’interdittiva restano comunque in essere. Ma se dovesse venire meno la capacità finanziaria di portare avanti il servizio, potrebbe arrivare da parte degli enti pubblici destinatari del servizio la richiesta di risoluzione anticipata dei contratti. Su questo fronte la costituenda Auri (autorità unica rifiuti e risorse idriche che dovrebbe riunire gli Ati e quindi tutti i comuni dell’Umbria) potrebbe rappresentare la via d’uscita con la quale bandire una nuova gara europea e riassegnare il servizio a un nuovo gestore.

Commissari per gli appalti. Per le aziende colpite dall’interdittiva del Prefetto è ormai quasi scontata la nomina a giorni di un commissario per la gestione degli appalti in essere. A quanto si apprende i soci privati vorrebbero formalmente uscire affidando a un trust privato le proprie quote. Se non usciranno dalla compagine o se mediteranno il ricorso al Tar avverso al provvedimento prefettizio il Comune di Perugia (socio pubblico al 45% di Gesenu) è pronto ad uscire a sua volta.

Nel frattempo la politica si incendia. L’innesco arriva dal sottosegretario all’Interno Giampiero Bocci che da Orvieto durante l’intervento al convegno di Umbria domani accende la miccia:

“La vicenda dei rifiuti in Umbria ci restituisce uno spaccato non in linea con la storia democratica dell’Umbria e che ci preoccupa, a prescindere dall’esito delle indagini in corso, per quello che emerge. Mi aspettavo e mi aspetto che da parte dei partiti e di chi li rappresenta ci sia una presa di posizione netta. E questioni di questa rilevanza non possono non essere affrontate anche dal consiglio regionale, per il ruolo stesso che ha la massima assemblea rappresentativa regionale e perché luogo privilegiato per confrontarsi su legalità e trasparenza. Su questi temi delicati e importanti, i silenzi non sono una bella cosa: bisogna avere forza e coraggio per fare chiarezza e investire in legalità”

Non si fa attendere la risposta di un altro dei massimi esponenti del Pd in Umbria, il segretario Giacomo Leonelli:

“Ritengo che sia un atto politicamente grave, oltreché altamente offensivo, tentare di infondere il sospetto nell’opinione pubblica che il sottoscritto, in qualità di segretario regionale del Pd, non sia schierato nettamente e senza alcuna ombra di dubbio dalla parte della giustizia e della legalità in ordine ai fatti di cronaca relativi a Gesenu. Ed è ancora più scorretto che ciò sia stato fatto da esponenti di spicco del mio stesso partito, a circa 15 giorni dai primi fatti di cronaca e senza che nel mentre sia intervenuta alcuna sollecitazione diretta per modificare o rafforzare la nostra immediata presa di posizione sui fatti. Mi sarei aspettato da persone che hanno avuto ruoli apicali nei processi regionali e locali fin dal 1995, un atteggiamento più generoso verso una segreteria di 35enni che è in sella da poco più di un anno. Invece si preferisce il comodo ruolo del ‘cecchino’ utilizzando tribune inusuali e irrituali per sparare su chi quotidianamente lavora mettendo la faccia per il futuro del Pd dell’Umbria. La direzione regionale di domani (convocata da settimane sulle riforme) sarà l’occasione di un chiarimento definitivo dagli esiti ad oggi francamente imprevedibili. Perché c’è oggi una generazione nuova nel Pd, nei territori e in tanti comuni dell’Umbria. Una generazione che ha voglia di futuro sapendo che la stagione del passato è ormai archiviata e l’Umbria di domani non potrà essere l’Umbria di ieri. Una generazione che lavora quotidianamente in silenzio, con la capacità di riconoscere il meglio del passato e la determinazione di superarne il peggio. Una generazione che anziché essere bersaglio da postazioni privilegiate, dovrebbe essere aiutata da chi ha avuto tanto in passato”.

Intanto la Lega porta il caso in parlamento. 

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