Caro direttore Ceraso,
la Sua personale interpretazione, a me ostile, dell’odierna lettera di Brutti mi lascia letteralmente sgomento. Come dimostra la mia storia personale, io sono sempre stato schierato manifestamente sul versante della legalità. Chiarito ciò, dico con estrema trasparenza, a proposito della vicenda giudiziaria che interessa la BPS, che la magistratura svolga il suo compito con nettezza. Auspico che l’accertamento dei fatti proceda con celerità per proteggere il bene giuridico sancito dall’art. 47 della Costituzione. Chi ha sbagliato, se ha sbagliato, è giusto che paghi. Le indagini della magistratura, d’altro canto, servono proprio a questo. Penso che queste poche righe possano far giustizia della mia posizione politica, senza equivoco alcuno. Trovo sbagliato il commento che il direttore Ceraso fa circa il mio intervento all’assemblea dei soci della coop. Spoleto Credito e Servizi del dicembre scorso, perché in qualità di piccolo azionista, e quindi in veste assolutamente privata, ho svolto un ragionamento, nel breve lasso di tempo che mi è stato concesso, circa il ruolo delle banche locali e la loro autonomia in relazione allo sviluppo economico e al lavoro. Mi sarà concesso, allora, qualche riga ulteriore per meglio esplicitare quanto io penso sulla questione, che poi nella sostanza è il senso del mio intervento all’assemblea dei soci della coop. SCS del dicembre scorso. Lo statuto della coop. Spoleto Credito e Servizi riconosce un ruolo importante alla città, allorquando sancisce che la maggioranza degli amministratori della cooperativa debbono essere “spoletini”. Oggi la coop. SCS detiene il pacchetto di maggioranza assoluta della BPS spa. Qualora la coop. SCS perdesse la qualificazione di socio di maggioranza della BPS spa a favore di qualche grande gruppo bancario, si manifesterebbe la perdita dell’autonomia decisionale sul territorio. Io credo nella concorrenza tra soggetti economici, ma quella vera. Mi attrae molto meno l’idea di grandi oligopoli che si passano i correntisti e risparmiatori, facendo loro pagare salati conti per i loro errori. Questo processo lo abbiamo già visto, anche in Umbria. Almeno un soggetto bancario, anni fa, fu assorbito da un grande gruppo, con la conseguente “estinzione” dell’intermediario creditizio locale; l’operazione generò – sia chiaro, legittimamente – cospicue plusvalenze per soggetti economici già di per sé assai facoltosi, mentre di benefici per i cittadini se ne videro pochi.
Nella scienza economica si definisce un’equazione per cui il risparmio è uguale agli investimenti e gli investimenti generano lavoro. Perdere l’autonomia della banca locale con il conseguente spostamento del centro decisionale, verosimilmente, a favore di quei gruppi bancari del Nord, può significare drenaggio di risparmio dai nostri territori verso altre regioni e questo avrebbe un impatto negativo sulla nostra già fragile struttura produttiva.
Inoltre, negli anni recenti, abbiamo visto correntisti e piccoli imprenditori “spolpati” da commissioni che sono anche servite a ripianare i conti di quegli intermediari finanziari che per incorporare rapidamente le banche locali avevano pagato plusvalenze esorbitanti. Ora, poiché la situazione economica era ed è assai difficile per tutti, con la conseguente possibile crescita dei crediti cosiddetti incagliati, poiché era ragionevole aspettarsi una necessaria ricapitalizzazione della controllata BPS spa, il mio ragionamento all’assemblea della coop. SCS del dicembre scorso si concluse con un forte richiamo a una gestione molto prudente della coop. Spoleto Credito e Servizi, al fine di stanziare risorse tali consentire, a quest’ultima, l’intera sottoscrizione proporzionale dell’aumento di capitale sociale per mantenere l’autonomia e garantire investimenti e di conseguenza lavoro sul territorio.
Capisco che ragionare di queste cose sia complesso, ma credo che la desertificazione del sistema del credito umbro avvenuta negli ultimi 15-20 anni – nella colpevole assenza di quasi tutta la politica – sia una delle maggiori concause dello scarso livello di investimenti privati in Umbria con le ovvie ricadute sul tasso di imprenditorialità e di creazione di lavoro privato.
E’ certamente giusto richiamare tutti alla legalità e alla trasparenza delle “governance” ed io mi iscrivo con fermezza tra coloro che richiamano questi sani principi, sia che gli “inquisiti” siedano nel board di una società privata sia che siedano sugli scranni del Consiglio regionale.
dott. Alfredo Andreani
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Cortese dott. Andreani,
nessuno di questa redazione Le è ostile, a meno che con questo non voglia intendere che è ostile quel giornalista che fa il proprio mestiere riportando i fatti, o quei cittadini che esprimono le proprie opinioni anche attraverso la sezione Commenti di queste colonne. E’ vero solo in parte che Lei, nel corso dell’Assemblea dei soci del 17 dicembre u.s., è intervenuto sul “ruolo delle banche locali e la loro autonomia in relazione allo sviluppo economico e al lavoro”. Lei ha fatto qualcosa di più, ‘schierandosi’ platealmente e addirittura plaudendo al colpo di spugna avviato da un revisore dei conti in barba alle più elementari regole statutarie della holding e sfociato poi nella nota bagarre (o violenza, a seconda dei soggetti coinvolti) nei confronti di chi quelle regole sembrava cercare di voler rispettare. Ora – se conveniamo sul fatto che le parole hanno il loro peso, come ricordava qualche mese fa Saviano, e che non si può indossare alla bisogna i panni ora del socio, ora di quelli di segretario di un partito prestigioso e autorevole come l’Idv – è apparso strano a questa redazione, come ad alcuni azionisti lì presenti, che Lei non abbia avvertito la necessità di dire qualcosa sullo scandalo che da due anni sta travolgendo il Gruppo o sulla Relazione di Bankit, sui continui blitz che hanno sconvolto e stravolto controllante e controllata e neanche sulla opportunità che chi è stato defenestrato dalla Vigilanza sia tornato alla guida della controllante passando dalla finestra. Insomma neanche una parolina sulla questione morale (a dir poco morale) che interessa il “suo” istituto di credito, neanche in questa Sua missiva. Il ragionamento che ci offre oggi – “complesso” per Lei, probabilmente non per uno studente di Ragioneria in possesso di buoni elementi di diritto civile e commerciale – è quello di chi si dichiara dalla parte della giustizia (e vorrei vedere) ma si guarda bene dal prendere posizione. Non dovrebbe essere la politica a prevenire il ‘male’ e la giustizia eventualmente a curarlo? Ecco perché quell’intervento in assemblea, unito al rigoroso silenzio politico tenuto in questi due anni, è sembrato stonare con le ben più coraggiose iniziative dell’onorevole Barbato e, ieri, del segretario regionale umbro, il senatore Brutti. Comunque al fine di evitare una eventuale querelle, come quella che già ci interessò per la vicenda dell’Ipposcandalo (clicca qui e qui), e nel dubbio che non ricordi correttamente anche in questo caso come sono andate le cose, pubblichiamo il video del Suo intervento che seguì di pochi minuti il blitz per la conquista della presidenza dell'Assemblea Scs. Sorvoliamo su contenuti e toni populistici e anche sulla deferente gestualità verso il tavolo del ‘potere’, ma una curiosità ce la tolga: quando parlava alla platea, rivolto con lo sguardo alle prime file alla Sua sinistra, cercava forse l’approvazione del presidentissimo che sedeva proprio in quella zona? Di una cosa devo darLe atto: circa il silenzio della politica sulle vicende degli istituti di credito spoletini, Lei è in buona compagnia di tutti gli altri segretari di partito, parlamentari, liste civiche e organizzazioni sindacali che da due anni preferiscono tacere e aspettare, aspettando che a sbrogliare la matassa siano eventualmente altri. Già, molto più comodo così. Cordialmente,
Carlo Ceraso
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