Venti anni di attività, a Spoleto, di “Ibris”, le strutture per la salute mentale. Una ricorrenza che la cooperativa Il Cerchio non ha voluto di certo dimenticare, vista anche la concomitanza con i 30 anni dalla legge Basaglia e dalla chiusura dei manicomi. E quindi, a latere del ventennale di “Ibris” (che verrà celebrato con un grande congresso sul tema della chiusura dei manicomi e del nuovo modo di fare psichiatria, a dicembre), è stata promossa la conferenza che si è tenuta questa mattina alla Rocca Albornoziana. Relatore è stato il professor Ruggero Pierantoni, che ha illustrato “Le molte dimensioni della terza dimensione”. Un tema per far capire i molteplici punti di vista che esistono e le differenze cognitive.
Ad introdurre la sua relazione è stato Costantino Cacciamani della cooperativa Il Cerchio, l'ente che insieme all'associazione Le vie dei Canti ed alla Fondazione Carlo Manuali ha promosso il convegno. Presente anche la presidente della fondazione, Floretta Gennari.
Attraverso varie immagini, il professor Pierantoni ha fatto un excursus sulle varie dimensioni, mostrando foto di quadri, di statue e di studi scientifici, fino ad arrivare ai “deliri della quarta dimensione”.
“La storia della rappresentazione bi-dimensionale di oggetti, scene e organismi tridimensionali – ha evidenziato Pierantoni – è così sterminata da non potersi qui neppure accennare. Quello che proveremo a toccare, appena, sarà proprio questa transazione apparentemente senza 'cambio dimensionale'”. Ecco quindi le immagini su Alice nel Paese delle Meraviglie, su Polifemo, i bassorilievi di Fidia sul Partenone e molto altro.
“Noi che siamo reduci dagli straordinari fallimenti tecnologici, finanziari e narrativi del cosiddetto Cinema a 3-D – ha aggiunto il professore – comprendiamo molto bene le ragioni che hanno portato alla vittoria dello spazio in 2-D e alla conquista della cosiddetta Terza Dimensione, ma solo da parte del Dolby. Forse la scrittura: una dimensione + una dimensione + una dimensione = tre dimensioni… è la più divertente follia mai scritta”.
(Sara Fratepietro)
