Lo scenario è quello legato al mondo dell’associazionismo sportivo. Tutto ha avuto inizio nel corso di un controllo ad una palestra eugubina che avrebbe operato sotto le mentite spoglie di un’associazione sportiva dilettantistica con chiare finalità elusive, svolgendo invece, di fatto, un’attività commerciale a fine di lucro e che si è trascinata dietro un’indagine che ha travolto la As Gubbio.
Fatture gonfiate
Fatture gonfiate, o emesse per operazioni inesistenti. False uscite per evadere le tasse. Solo nel 2010 nell’eugubino avrebbero evaso più di 20mila euro di Ires “simulando” 75mila euro di passivo, ma lo avrebbero fatto anche per l’Iva del 2011 “risparmiando” illecitamente oltre 15mila euro fingendo di averne spesi più di 70mila. E così il copione si ripete nel 2012 con più di 140mila euro di finte spese e di operazioni inesistenti per gabbare il fisco. Nel 2013 la musica non cambia e nemmeno nel 2014 e nel 2015, con cifre che si somigliano e modalità sempre uguali. Così nel mirino della procura di Perugia sono finiti in 14.
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Gli indagati
Le fiamme gialle, coordinate dalla procura di Perugia, hanno messo insieme 24 cd di intercettazioni e 3 dvd di riprese video. Sono stati chiamati in causa, oltre ai vertici del Gubbio (l’ex presidente Marco Fioriti, difeso dall’avvocato Giuseppe Caforio), l’allora diesse Stefano Giammarioli, il ragioniere Fabio Cecchetti (rappresentato dall’avvocato Mario Monacelli) e quindi i “fornitori”.
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La richiesta di rinvio a giudizio
Il sostituto procuratore Mario Formisano ha chiesto per loro il rinvio a giudizio ripercorrendo, nelle circa 20 pagine del dispositivo, un quadro preciso non solo dell’attività dell’allora dirigenza della squadra, ma anche dei soggetti, altre squadre e attività economiche, che si sarebbero prestate al “gioco” poi scoperto dalla guardia di finanza. E’ di poco più di un milione di euro il valore del sequestro preventivo che le fiamme gialle hanno effettuato lo scorso anno alla società sportiva eugubina. Mentre, nel mese di febbraio, 14 persone tra titolari di aziende, che secondo gli inquirenti generavano fatture gonfiate o false su prestazioni inesistenti, compariranno davanti al Gip Lidia Brutti per l’udienza preliminare.