687 chilometri. Tanto dovrebbe essere lungo il gasdotto Rete Adriatica: da Brindisi, in Puglia, nel risalire verso Minerbio, in Emilia Romagna, attraversa dieci regioni, tra cui anche l’Umbria e le Marche. Un progetto, della Snam, su carta dal 2004 che da tempo preoccupa cittadini, istituzioni e associazioni. La protesta ora rimonta: risuona tra gli olivi secolari in Salento, dove ormai da più di una settimana i cittadini di alcuni Comuni della provincia di Lecce (Melendugno e Vernole in primis), sulle cui terre un altro gasdotto (il Trans Adriatic Pipeline) poserà i suoi tubi trasportando il gas dal Mar Caspio, cercano di opporsi al progetto del gasdotto. E risale tutta la penisola, fino a Colfiorito, dove domenica 2 aprile si terrà l’incontro nazionale “Gasdotti e terremoti. Diritti delle popolazioni e tutela del territorio“. L’appuntamento, aperto a tutti a partire dalle ore 10, è stato organizzato da Mountain Wilderness Umbria, Comitato Norcia per l’Ambiente, Comitato No Tubo, Comitato contro le devastazioni territoriali in Umbria, Comitato No acquedotto per la difesa della Valnerina, Comitato No Inceneritori Terni, Mercato Brado. Tutti comitati che da 13 anni si oppongono alla realizzazione del progetto.
Tap e Sblocca Italia / No dall’Umbria a tracciato regionale per gasdotto Brindisi-Minerbio
Il gasdotto e il terremoto – Colfiorito è un punto di incontro tra Umbria e Marche. La cittadina è stata eletta dai comitati ‘anti-tubo’ come luogo di incontro di una terra “servitù di passaggio” per trasportare il metano della British Gas in Gran Bretagna. Non solo: ad oggi, dopo il sisma recente, c’è chi è ancora più preoccupato perché il progetto del gasdotto ‘Rete Adriatica’ “intercetta e si sovrappone all’intero sistema di faglie attive dell’Appennino Centrale. Ogni comune attraversato è un epicentro tristemente noto: L’Aquila, Norcia, Foligno, Visso, Cascia, Preci. Centrali e cabine di decompressione/ripressurizzazione – scrivono dai comitati ‘no-tubo’ – verrebbero realizzate in zone ad alto rischio sismico come la Valle Peligna, Cittareale a pochissimi km da Norcia, Accumuli…“. Nella Marche, poi, l’attenzione è tutta per la centrale di rigassificazione di Sulmona, dove, ai piedi del monte Morrone, la piana verde sarà interessata dalla costruzione di una centrale di compressione del gas da parte della Snam, estesa su 12 ettari.
Il progetto – Il cantiere è gigantesco ed è diviso in cinque progetti tra loro autonomi: Massafra-Biccari (194Km), Biccari-Campochiaro (70Km), Sulmona-Foligno (167Km), Foligno-Sestino (114Km), Sestino-Minerbio (142Km). Il tubo di 1,2 mt, posto a 5 mt di profondità, necessita di una servitù di 40 mt per la posa del tubo, e la costruzione di strade per consentire l’accesso dei mezzi ai cantieri. Tutto nasce dunque dall’approdo dei tre nuovi gasdotti provenienti dal Mar Caspio (Poseidon, TAP e Interconnector LNG), previsti sulle coste pugliesi, e che attraversano Azerbaijan, Turchia, Grecia e Albania. Il metanodotto Rete Adriatica trasporterà metano dal sud al nord con una capacità di 28 milioni di m3/giorno (8 miliardi di m3/anno), con una resa di 26,5 milioni di Euro all’anno.
“La tutela del territorio – dicono dai comitati che si incontreranno il 2 aprile a Colfiorito – coincide esattamente con il diritto delle popolazioni che li abitano all’autodeterminazione, al ritorno nei luoghi in cui da sempre convivono con una terra ballerina”. Dello stesso tenore la protesta in Salento, dove i cittadini si sono opposti in questi giorni allo sradicamento degli ulivi secolari nel leccese, dove, come detto, approderà il Tap. Da giorni, continua un testa a testa tra manifestanti e forze di polizia: proprio ieri, la temperatura è salita, tanto da scatenare alcuni scontri, nei quali è stato coinvolto anche Marco Potì, sindaco di Melendugno, uno dei Comuni sulla costa adriatica maggiormente interessato dall’approdo del Tap.
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